La base operativa era in una casa di campagna, situata tra Guardiagrele Tollo (Ch), tenuta d'occhio e presidiata, notte e giorno. Qui, in questa apparente oasi di pace, fiumi di droga, come nei miglior film, venivano immagazzinati e confezionati per lo smercio che avveniva grazie ad una rete di collaboratori, operanti soprattutto nelle province di Chieti, Pescara e Teramo. Si chiama "Rubino", dal cane antidroga che ha scoperto e consentito il sequestro del maggior quantittativo di stupefacente, l'operazione della Squadra mobile di Chieti che ha portato a 13 arresti per associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacenti.
Disarticolato un sodalizio criminale che gestiva ingenti partite di droga e che operava sull'intera fascia costiera dell'Abruzzo e anche fuori regione. Dopo due anni di indagini si è arrivati al sequestro di 300 chilogrammi di marijuana del tipo Orange, di 90 chilogrammi di hashish e di un chilo di cocaina che, sul mercato, avrebbe complessivamente fruttato fra 5 e 6 milioni di euro. Requisiti anche diverse armi e 20mila euro in contanti, frutto dell'attività illecita. L'inchiesta è stata coordinata dalla Procura distrettuale antimafia de L'Aquila e ha portato all'emissione di 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere - 4 sono ancora ricercati -; 27 le perquisizioni effettuate; 76 complessivamente gli indagati. I particolari dell'operazione sono stati illustrati oggi in Prefettura a Chieti, dal questore Ruggero Borzacchiello, e dal dirigente della Mobile, Miriam D'Anastasio.
In cella sono finiti uomini di nazionalità albanese e romena, residenti nelle province di Pescara, Chieti, Teramo e Roma. L'operazione ha visto l'impiego di 200 poliziotti della Mobile di Chieti e delle Questure di Pescara, Teramo e di altre del centro Italia, coadiuvate da equipaggi del Reparto Prevenzione crimine Abruzzo e da unità cinofile.
L'autofinanziamento del gruppo passava anche attraverso le rapine: in una circostanza è stato sventato un colpo ai danni di una farmacia del Teramano, con il sequestro di una pistola ad aria compressa e un passamontagna. Tre i canali di approvvigionamento della materia prima: uno in Albania, uno iberico e uno in Italia, nel Lazio. In un caso la droga doveva essere trasportata da Milano in Abruzzo all'interno di alcuni materassi imbevuti di un farmaco che avrebbe dovuto sottrarli al fiuto dei cani, ma la polizia arrivo e stanò i 275 chili di marijuana prima che iniziassero il loro viaggio.
Diverse le organizzazioni smascherate: una con a capo i fratelli Beharaj; l'altra capeggiata dai fratelli Shametaj, una terza formata da italiani e albanesi che "lavorava" sul litorale del Teramano. Dagli accertamenti è inoltre emerso che i membri dell'organizzazione cambiavano spesso automobile per spostarsi, anche con cadenza settimanale; altrettanto facevano con le schede dei telefoni cellulari, in gran parte intestate a cinesi e bengalesi in modo da rendere molto difficile risalire ai titolari.
Tra gli inquisiti anche Fitim Koldashi, detenuto per l'omicidio di Manuel Spinelli avvenuto ad Alba Adriatica (Te) due anni fa. Personaggi violenti, pronti a sparare. Metodi feroci con chi non pagava: veniva tenuto in ostaggio e intimidito e minacciato fino a quando il debito non veniva saldato.
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