Coronavirus. Abruzzo. Lo scandalo dei tamponi i cui risultati arrivano con gravi ritardi...

"E' un'amica. Ha 42 anni, fino ad ottobre scorso malata oncologica, asmatica cronica, con i polmoni già compromessi per l'effetto delle chemio, delle radioterapie e dell'ormonoterapia, è stata a casa con la febbre alta per una settimana. Visitata al Pronto soccorso, con grande scrupolo, i medici hanno ordinato una Tac. Il risultato ha confermato una polmonite; è stata ricoverata in isolamento all'ospedale di Vasto (Ch). Da una decina di giorni è sottoposta a cure, ma purtroppo ancora ad oggi non si sa l'esito del test per il Covid 19. I dottori la stanno sottoponendo in maniera preventiva alla profilassi contro il coronavirus". E' quanto denuncia Alessandro Lanci, presidente del movimento "Nuovo senso civico".

Nella residenza anziani di Atessa (Chieti) - 5 morti da Covid 19, 22 contagiati tra cui 11 operatori - ci sono volute settimane per avere i risultati dei tamponi, anche di quelli già deceduti e sepolti. Con il sindaco, Giulio Borrelli, quotidianamente contro Asl e Regione, per cercare di smuovere la situazione. Il primo cittadino di Lanciano (Ch), Mario Pupillo, da un mese, ogni giorno, anche con un video sui social, sollecita di essere informato in tempi accettabili sui risultati dei test: nulla. E' caos... tamponi in Abruzzo.

"Fin dalla scoperta dei primi casi di infezione - sottolinea il vice presidente della commissione regionale Sanità, il pentastellato Francesco Taglieri - si sono riscontrati gravi problemi, che si sono ingigantiti all'aumentare delle positività, con la gestione dei tamponi. Sono i ritardi nelle risposte a creare rischi, soprattutto rispetto al personale sanitario". In ben due circolari ministeriali si specifica che i risultati devono arrivare entro le 36 ore. Purtroppo però, "nel nostro territorio, - sottolinea l'esponente dei 5Stelle - è successo che la positività sia stata comunicata ai sanitari addirittura 15 giorni dopo. I numeri offrono un quadro che rischia di essere molto grave, con un'incidenza del personale sanitario sul totale dei casi positivi più alta rispetto alla media nazionale. E se era comprensibile, allo scoppio della pandemia, una iniziale difficoltà organizzativa, dopo due mesi la situazione non è più tollerabile". Stessa lentezza "anche per i comuni cittadini. Il tempo medio per i risultati è valutabile tra i 15 e i 20 giorni, ma abbiamo avuto persone rimaste barricate nelle proprie abitazioni, in quarantena preventiva, anche per 50 giorni, aspettando responsi". J'accuse verso la giunta di centrodestra, guidata da Marco Marsilio, e le Asl. 

L'assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, dopo settimane di silenzio, ha chiarito che i "laboratori lavorano ininterrottamente per smaltire gli arretrati, accumulatisi soprattutto nel distretto di Chieti, forse perché non vi era l'indicazione della classe di priorità. I problemi - ha aggiunto - si sono verificati soprattutto su soggetti asintomatici". Sulla vicenda in campo anche 43 sindaci della provincia di Chieti. "Drammatico, inaccettabile e soprattutto inspiegabile - scrivono in un documento spedito a Marsilio e c. -, il ritardo sui tamponi naso-faringei. Abbiamo risposte - puntualizzano - dopo 10-15 giorni: nella nostra Asl i tempi sono addirittura più lunghi e ci chiediamo quale ne sia la causa. Una situazione di questa portata, che genera ritardo nelle cure, nella quarantena dei familiari e un rischio personale e per la comunità, è insostenibile e richiede urgenti risposte e provvedimenti. Tanti cittadini sono stati sottoposti più volte a tampone senza aver mai avuto contezza dei risultati".

"Nel Laboratorio analisi dell’ospedale di Lanciano - evidenziano - esiste un macchinario idoneo alla refertazione dei tamponi ma, di fatto, non utilizzato. Noi sindaci, siamo totalmente all’oscuro di chi siano i sospetti casi di Covid-19 nei nostri territori. Non esiste una politica rispetto a questi casi. Se non sono sintomatici, con un quadro clinico che preveda febbre alta, possono fare tutto quello che è permesso a chi oggi è sano. Fanno parte di in un’enorme zona grigia, di incertezza e preoccupazione che non può più essere sottaciuta. E’ di tutta evidenza che scelte sbagliate o tardive, quando addirittura omissive, inceppano il sistema di tutela della salute pubblica". 

"Il virus in Abruzzo - tuona Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione - ha una maggiore capacità di diffondersi, in testa a tutte le altre regioni. L’istituto Superiore di sanità afferma che per abbassare l’indice, oltre al distanziamento sociale, si può agire per ora su un solo parametro cioè quello della catena dei contatti. Occorre quindi l’immediata diagnosi/identificazione della persona infetta. Da noi i dati dicono che oggi non siamo capaci di farlo al meglio. E il “supermacchinario” in grado di processare 2.400 tamponi al giorno, annunciato in arrivo a Pescara da due settimane, necessiterà di altri 15/20 giorni, prima di essere operativo".

Maurizio Salerni, di Lanciano (Ch), è morto a 54 anni, di covid 19, dopo che gli avevano diagnosticato "influenza, con una piccola bronchite, da trattare con antibiotico". "La diagnosi - raccontano i familiari - è stata fatta a voce, senza neppure l'ausilio di una videochiamata. Noi abbiamo insistito nel richiedere che mio marito fosse sottoposto a tampone, ma invano. Le procedure non lo prevedevano... perché non aveva avuto contatti con nessuno del Nord..". Poi le difficoltà respiratorie, i ricoveri "quando già la situazione polmonare era compromessa" e la fine, il 10 aprile scorso, nella Rianimazione di Teramo. Per moglie e figlia, oltre al dramma, anche un altro calvario, quello dei tamponi, alle quali vengono sottoposte più volte. "Siamo tappate in casa da 50 giorni - riferiscono - e non potremo uscire fino a che non ce ne sono due negativi di fila". Ma dei primi test effettuati, quancuno s'è... anche perso.

Serena Giannico

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