
Il Comitato di cittadini “Gestione partecipata del territorio” torna a far sentire la propria voce contro il progetto di estrazione del gas sotto il lago di Bomba (Ch), chiedendo, in una nota, un intervento immediato delle istituzioni regionali e nazionali per bloccare le trivelle.
Il progetto contestato
Il progetto, presentato dalla società LNEnergy Srl con l’istanza denominata “Small Scale LNG Plant gas field”, prevede la messa in produzione di un giacimento di gas naturale situato al di sotto della diga in terra dello specchio d'acqua. L’area interessata, ricorda il Comitato, è adiacente a due siti di interesse Comunitario (Sic) ed è sottoposta a divieto di realizzazione di impianti di estrazione e trattamento di idrocarburi.
L’iniziativa - si ricorda - comporta “un rischio enorme” per un territorio già fragile. Ecco i principali punti critici: fenomeni di subsidenza in grado di compromettere la stabilità della diga e dei versanti circostanti, già soggetti a frane attive e quiescenti; sismicità indotta, con la possibilità di riattivazione di faglie e di terremoti distruttivi; inquinamento delle falde e dell’atmosfera derivante dai processi di raffinazione di un gas definito di scarsa qualità; infine, la minaccia alla biodiversità, con conseguenze sulle numerose specie animali e vegetali che popolano le aree protette.
A fronte di questi rischi, il Comitato sottolinea che la quantità di metano prodotta dal giacimento equivarrebbe soltanto a pochi giorni di fabbisogno nazionale.
Un lungo iter di bocciature
Il progetto non è nuovo e negli ultimi quindici anni è stato già respinto in più occasioni. Il Comitato ricorda che era stato bocciato dal Comitato Via della Regione Abruzzo nel 2012 e nel 2013, dal Consiglio di Stato nel 2015 e dal Comitato Via del ministero dell’Ambiente nel 2018 e nel 2021.
Anche la più recente proposta presentata da LNEnergy ha ricevuto lo scorso 10 luglio 2025 un ulteriore parere negativo dalla Commissione Via regionale. Nonostante ciò, la società statunitense ha affermato nei giorni scorsi di aver ricevuto il via libera dal dicastero di Pichetto Fratin.
Incompatibilità con PNRR e PNIEC
Il Comitato mette in evidenza anche la contraddizione con i piani nazionali di transizione energetica. Poiché il progetto riguarda lo sfruttamento di gas naturale fossile, non rientrerebbe nelle finalità del PNRR-PNIEC, che puntano alla decarbonizzazione e alla sostituzione degli idrocarburi fossili con fonti rinnovabili per ridurre le emissioni di gas serra.
Un’eventuale autorizzazione, prosegue la nota, metterebbe inoltre a rischio la diga del lago di Bomba e la grande derivazione per uso idroelettrico, che da oltre sessant’anni produce energia rinnovabile e a zero emissioni.
L’appello contro l'ecomostro
Nella parte conclusiva del documento, viene rivolto un invito diretto alla Regione Abruzzo, affinché “promuova azioni concrete ed immediate” per ribadire la contrarietà già espressa in passato, confermata anche dal parere negativo del 10 luglio scorso. Parallelamente, i parlamentari vengono sollecitati a farsi promotori di un’interrogazione al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per chiedere spiegazioni sull’inserimento del progetto LNEnergy nel PNRR-PNIEC e per adoperarsi alla sua estromissione.
C'è infine il richiamo alla mobilitazione generale del territorio, come già avvenuto negli ultimi quindici anni, con l’obiettivo di respingere quello che viene ritenuto un “inutile, scellerato e pericoloso programma della società statunitense”. 01 sett. 2025
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