Danni irreparabili alle faggete del Parco della Majella: Regione Abruzzo denunciata all'Ue

Una denuncia per violazione del diritto dell’Unione europea è stata inviata dall'associazione "Appennino ecosistema" alla Direzione generale Ambiente della Commissione europea, nella quale si contesta alla Regione Abruzzo di aver violato la direttiva "Habitat", per aver autorizzato il taglio forestale (con determinazione numero DPD025/169 del 10/09/2018) senza la dichiarazione di incidenza non significativa, nonostante la presenza di un habitat prioritario all'interno del Parco nazionale della Majella. Procurati gravi danni alle faggete. La Commissione approfondirà ora la questione, esponendo l’Italia alla possibilità dell’apertura dell’ennesima procedura d’infrazione per violazione delle normative in campo ambientale.

L'associzione il 27 novembre scorso aveva già presentato un esposto alla Procura di Sulmona (Aq), ai carabinieri e al ministero dell’Ambiente sui gravissimi danni riscontrati all’ecosistema nella fascia di protezione B del Parco. Il 3 dicembre scorso il ministero dell’Ambiente aveva poi formalmente chiesto di “riscontrare le osservazioni” al Parco e ai carabinieri e il 18 dicembre l’Ente aveva fornito la documentazione richiesta sui lavori connessi ad un cantiere forestale di grandi dimensioni per scopi commerciali, in località Fonte Romana/Difesa di Pacentro, nell'Aquilano, con una relazione del proprio Ufficio forestale che confermava i gravi danni al suolo e all’ecosistema di un’ampia area con superficie pari a circa 12 ettari, qualificandoli come “danno permanente all’habitat prioritario”. Il ripetuto transito dei trattori utilizzati per l’esbosco del legname ha prodotto una devastazione senza precedenti in una delle aree più intatte del Parco. E tutto ciò a pochi passi dalla strada provinciale 54 Frentana, sotto gli occhi degli addetti dell’Ente e dei carabinieri forestali.

"Appennino ecosistema" ha poi evidenziato come l’autorizzazione rilasciata dalla Regione all’impresa per i lavori fosse da ritenersi palesemente illegittima, aprendo la possibilità di contestare all’impresa boschiva la violazione del codice penale, uno dei cosiddetti “delitti ambientali” recentemente introdotti nel codice, che punisce “chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna”.

 

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