Lanciano. Folla di giovani per l'addio a Dominik. 'Per sempre con noi. Ciao Nesquik'
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E' un lungo abbraccio - di familiari, amici, parenti, conoscenti, del parroco - l'addio a Dominik Dell'Elce, rimasto ucciso, domenica notte, a 22 anni, in un incidente in auto sulla statale Lanciano-San Vito, in località Castellana di San Vito (Ch).

E' un abbraccio che comincia con un "Buon viaggio Do' ti ricorderemo per sempre", come è scritto su uno dei due striscioni slargati davanti alla chiesa della Madonna del Pozzo, in contrada Villa Elce di Lanciano, dove il ragazzo viveva. Cerimonia funebre all'aperto, per il coronavirus e per le norme sul distanziamento sociale, ma anche per permettere a molti di partecipare alle esequie. E, infatti, arrivano in tanti, tantissimi. E' una folla, soprattutto di giovanissimi, quella che riempie il sagrato e gli altri spazi esterni al luogo di culto. La bara, coperta di ortensie blu, viene portata a spalla sulla stradina di campagna che conduce al santuario. Accanto ad essa la mamma Rosanna e il papà Claudio, il fratello William, la sorella Maria Vittoria. E poi altri congiunti. 

E' don Valere Mesopamba Kazak Muketi, parroco di Villa Elce, insieme con don Loreto Grossi, parroco a San Leucio di Atessa, ad officiare la funzione. "Gli angeli - esordisce il sacerdote - stanno scendendo per accompagnare Domenico verso un incontro autentico di felicità e di gioia. Nonostante la sofferenza e il panico che stiamo vivendo, lo affidiamo alle mani di Dio". Lunga e sentita l'omelia. "Eravamo a cena a casa sua - dice don Valere -. Era giovedì della settimana scorsa e Domenico era stanco perché aveva lavorato tutto il giorno. Suo padre lo "rimproverava", bonariamente, del fatto che non si fosse ancora... sistemato, perché lui voleva dei nipotini. E' finita in una risata... Lui dava affetto; era abituato all'amore. Vedevo nel suo modo di essere - afferma - un futuro leader della comunità parrocchiale. Avrei voluto conoscerlo meglio, come succede con un fiore che sta sbocciando e cui di aspetti di sentire il profumo... Era puro, innocente, sincero, educato e dolce... Credeva nella vita e nel dovere di doverla respirare e goderla appieno...".

Poi la notte del dramma. "Era l'una e 15 di domenica - racconta il sacerdote - quando il papà mi ha telefonato, disperato... "Domenico non c'è più", ha detto. Domenico - prosegue il religioso - ha compiuto la sua missione, anche se breve". Lacrime, sui volti semi affondati nelle mascherine anti Covid19. Poi, tra note struggenti, il saluto degli amici, in una breve lettera: "A te che sei riuscito a dare tutto a chi ti ha conosciuto, fuorché tristezza, scusaci se per quello che è successo per un po' non riusciremo a sorridere, come avresti voluto... A te che non hai fatto in tempo a sbocciare, ma ci auguriamo che tu sia come un seme... una volta caduto a terra porta molto frutto.... A te e alla tua famiglia, che ci ha accolto come figli, vanno tutto il nostro rispetto e il nostro amore”. Quindi ecco una suonata con du botte e l'ennesimo, lungo, applauso... Grida, pianti... mentre il papà stringe tra le mani una t-shirt con il volto del figlio... Poi l'Ave Maria di Schubert, i palloncini bianchi e celesti - con su scritto "Gli amici della Ip" - che volano via e tanti ragazzi che si avvicinano alla bara, l'accarezzano, la baciano, la stringono... "Ciao Nesquik...".

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Foto Andrea Franco Colacioppo

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