Matricidio di Casoli: condanna a 14 anni confermata in Appello

Matricidio di Casoli (Ch): la Corte d’ Assise d’ Appello dell’Aquila ha confermato ieri pomeriggio la condanna a 14 anni di reclusione per Francesco Rotunno, 67 anni, accusato di aver strozzato la madre Cesira Bambina Damiani, 88 anni, il 12 febbraio 2023 all’interno dell’abitazione che condividevano. La donna era molto malata e cieca. Cadavere trovato dalla badante.

Lo stesso procuratore generale Alessandro Mancini ha richiesto in toto la conferma della sentenza di primo grado, emessa dalla Corte d’ Assise di Lanciano (Ch) il 14 giugno 2024. L’unica differenza tra i due processi è che la Corte aquilana, presieduta dal giudice Fabrizia Francabandera, ha accordato la perizia psichiatrica nei confronti dell’imputato. Incarico affidato al consulente Giuseppe Cimini, psichiatra di Giulianova (Te). Nella relazione dell’esperto ieri è emerso che Rotunno non è stato incapace al momento del fatto e che era in grado di intendere e volere, ma nell’analisi della sua vita e dei rapporti con l’anziana madre il consulente ha accertato un grave turbamento, anche dopo l’assassinio, ma anche nel successivo suo tentato suicidio, con amnesia dissociativa, ovvero l’incapacità di ricordare informazioni e determinati fatti.  Per i giudici di Lanciano Rotunno era del tutto lucido ma vennero riconosciute le attenuanti generiche sulle aggravanti. L'imputato ha sempre accudito la mamma, anche se aveva problemi economici ed era depresso.

Il difensore Silvana Vassalli fin dall’incarcerazione a Lanciano, ora è a Pescara, chiese inutilmente una perizia psichiatrica dopo aver prodotto la documentazione sanitaria del supercarcere. “La sentenza d’ Appello è stata giusta, non nella conferma – commenta la Vassalli – ma per il fatto che è stata accolta la richiesta di perizia che ha accertato che Rotunno era in stato di forte depressione. Ciò è utile per il suo recupero clinico con futuri interventi sanitari nei suoi confronti”.

Il giorno della tragedia, sul collo dell’anziana si scoprì la stretta con un laccio ruvido che l’imputato non ha fatto mai ritrovare e sul solco di mezzo centimetro ha messo un foulard per ricoprirlo. La dpensionata è deceduta per un’azione meccanica violenta, strangolata, asfissiata e con frattura dell’osso ioide. Quel giorno Rotunno è stato in casa con lei dalle 9.30 alle 14.26 quando ha poi avuto un passaggio in auto per andare nella casa di campagna. E’ uscito dopo aver ucciso la madre e ha lasciato le chiavi nella toppa per agevolare il ritrovamento della salma. La madre è stata prima ricomposta sul letto e a fianco le ha messo il corredo funerario che era in un armadio e lasciato sul tavolo della cucina il biglietto con la scritta “Scusa a tutti”. In primo grado il procuratore di Lanciano Mirvana Di Serio chiese 21 anni di prigione, per omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela.

“Per Rotunno la mamma era la ragione della sua vita – ricorda la Vassalli. Nel 2022 l’ha riportata a casa perché non era ben curata nella casa di riposo. Si è caricato di una responsabilità più gravosa delle sue capacità. Il medico gli aveva detto che la mamma era alla fine". Fatta fuori lei, ha tentato di ammazzarsi. I carabinieri l’hanno salvato dopo che si era tagliato le vene a un polso. 18 apr. 2025

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