Scempi e abbandono nell'area archeologica di Murata Bassa a San Vito Chietino
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Abbandonato a se stesso ormai da molti anni, l’importante sito archeologico di Murata Bassa, situato sul mare, nel territorio di San Vito Chietino (CH), versa in un grave stato di degrado. In particolare si evidenziano le pessime condizioni dell’antica fornace per la cottura di oggetti ceramici e della vasca per piscicoltura entrambi di epoca romana, parti dell’antico complesso portuale dove, negli scavi eseguiti nel 1994 dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, sono state rinvenute lucerne e matrici di lucerne in terracotta, ritrovamenti unici in Abruzzo.

Oggi, però, gran parte della fornace presenta mattoncini divelti e segni di devastazione che rischiano di compromettere irrimediabilmente la stabilità dell’antica struttura. Considerato il valore storico e archeologico del sito, l’Archeoclub di San Vito Chietino ha ritenuto quindi opportuno informare la Soprintendenza per sollecitare un intervento urgente di verifica e risanamento del sito. Inoltre, essendo l’area immediatamente a ridosso della spiaggia, nel periodo estivo i bambini giocano con i mattoncini della fornace romana mentre i ciclisti possono entrare agevolmente nel sito archeologico con le biciclette dalla pista ciclabile per andare in spiaggia, spesso arrecando purtroppo danni alla struttura. È quindi auspicabile un intervento di restauro urgente da parte della Soprintendenza e rendere quindi inaccessibile l’ingresso nel sito archeologico alle biciclette. Sarebbe  quindi opportuno un sopralluogo tecnico improrogabile per valutare l’entità dei danni e programmare misure urgenti di risanamento, messa in sicurezza e tutela dell’importante impianto archeologico.

Alcune informazioni sull’antico insediamento. Nell’aprile del 1991 la Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo eseguì una prima serie di sondaggi sulla piccola collina situata in località Murata Bassa. I saggi durarono una decina di giorni, tempo sufficiente per intuire che le zona in esame nascondeva un complesso di strutture antiche di notevole interesse. Tre anni dopo, e precisamente il 22 aprile 1994, un nuovo team di tecnici della Soprintendenza, sotto la direzione dell’ispettore archeologo Andrea Staffa, diede inizio alla vera e propria esplorazione integrale del sito. Ai lavori di ricerca parteciparono anche i soci della sede sanvitese di Archeoclub d’Italia. Già dai primi giorni i ricercatori ottennero esiti positivi, accentrando le operazione di sondaggio maggiormente sul versante meridionale della collina.

Le indagini restituirono una stratificazione di rilevante importanza per la ricostruzione delle varie fasi storiche di San Vito Chietino. Nella zona archeologica affiorarono le vestigia di un’antica costruzione di epoca tardo repubblicana, con basamenti di colonne a sezione quadrata e circolare. Sull’area sorgeva in sostanza un impianto tecnologico particolare, realizzato intorno al I secolo dopo Cristo in opera incerta con ciottoli di fiume, rinvenuto per la prima volta in Abruzzo in discreto stato di conservazione. La struttura era adibita a fornace , dove si producevano oggetti fittili, e in particolare lucerne, delle quali sono state trovate ben tre matrici. Quelle delle matrici è stata una scoperta veramente eccezionale. Questi materiali, infatti, si trovano raramente e in genere si disperdono, tant’è che in Abruzzo, fino a quel momento, non era mai capitato di trovare simili oggetti. L’impianto scoperto restituì anche una gran quantità di materiale ceramico del tipo a vernice nera, databile tardo repubblicana. La parte più antica risulta quindi ascrivibile al I secolo dopo Cristo. Dai vetusti ambienti affiorò inoltre un discreto numero di monete di bronzo, di varie dimensioni e collocabili nel periodo tardo antico, e diversi aghi in osso del periodo bizantino. Nel sito della fornace emerse anche un certo numero di lucerne intere in terracotta del III-IV secolo dopo Cristo. Furono identificate ed esplorate diverse sepolture, alcune delle quali sconvolte, di età molto tarda (VI secolo), con modesti corredi funerari. I ricercatori trovarono inoltre una zona con cisterne ben conservate di grosse dimensioni, relative ad una struttura più ampia, sempre del VI secolo, oggi non ancora completamente esplorata. Nei giorni successivi allo scavo, alcuni soci dell’Archeoclub sanvitese fecero un ritrovamento davvero singolare e curioso.

Durante le periodiche operazioni di pulizia del sito dalle erbe infestanti, scoprirono casualmente sulla superficie del terreno alcuni oggetti utilizzati in epoca romana per giochi da tavolo del I-II secolo. Il reperto rinvenuto era in pratica una pedina circolare di terracotta, di circa tre centimetri, che faceva parte probabilmente di una scacchiera per giocare ai “latrunculi” (una via di mezzo tra la dama e gli scacchi). Insieme alla pedina venne alla luce anche un astràgalo in osso di animale, che veniva utilizzato nel cosiddetto gioco delle “cinque pietre”. L’impianto ha quindi una storia molto particolare.  Dopo un primo abbandono, avvenuto intorno al III secolo, fu successivamente rioccupato intorno al VI secolo. La rioccupazione è probabilmente correlabile proprio alla presenza bizantina sulla costa abruzzese, le cui tracce sono state lette sia nei livelli archeologici di Lanciano, sia in quelli di Crecchio.   12 mag. 2025              

VITO SBROCCHI

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