Atessa. Incontro infuocato con l'assessore Verì. 'Qui abbiamo un ospedale e tale deve restare. No al Pta'
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"Questo è un ospedale e ospedale deve restare. Non vogliamo diventare un Pta (Presidio territoriale di assistenza), come è successo ad altre realtà d'Abruzzo e della provincia di Chieti". Atessa... resiste. E all'assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, giunta in visita all'ospedale "San Camillo de Lellis", ribadisce, tramite il sindaco Giulio Borrelli, che occorre continuare sulla strada del riconoscimento di presidio di area disagiata. In fondo dal tavolo di monitoraggio interministeriale che si occupa della questione è arrivata solo un'osservazione, una richiesta di chiarimento, a cui bisogna dare una semplice risposta. Fatto ciò, data quella risposta che finora nessuno però ha fornito, la via è spianata, perché ci sono già tutte le delibere regionali e perché c'è una corposa documentazione che accompagna e motiva le ragioni di questa istanza, avviata a seguito di uno studio dell'Agenzia sanitaria regionale. 

L'incontro si svolge nell'ufficio del direttore sanitario, Rossana Di Nella. Presenti anche l'assessore regionale Nicola Campitelli, diversi sindaci del territorio (Castiglione Messer Marino, Tornareccio, Quadri, Perano), assessori e consiglieri comunali e rappresentanti di forze politiche locali di centrodestra e centrosinistra. Ci sono i medici dell'ospedale di Atessa e alcuni primari del "Renzetti" di Lanciano: Daniela Albanese, di Anestesia, che ha di recente sospeso, a tempo indeterminato, le attività di chirurgia ambulatoriale che si svolgevano ad Atessa, scatenando malcontento e proteste; e Antonio Caporrella, primario del Pronto soccorso e della Medicina d'urgenza. 

Scambio di opinioni infuocate, soprattutto tra Verì e Borrelli. La prima  domanda più d'una volta: "Quali sono le vostre richieste?" Il primo cittadino  insiste per l'ospedale di area disagiata. "E' il territorio, che abbraccia centri montani anche molto distanti, che lo pretende - riafferma -. E c'è un Consiglio comunale che lo ha votato all'unanimità". A Verì non sembra piacere questa ipotesi: "E' nostra intenzione - sottolinea - dare ad ogni presidio una specializzazione, in base alle vocazioni, all'identità territoriale. Qui potremmo portare ad esempio Medicina del lavoro o Riabilitazione", butta lì. "Già ci è stato proposto in passato - è la replica -. Non vogliamo diventare un ambulatorio. Questo è un ospedale che si può anche specializzare, a cui si può anche aggiungere. Ma non dev'essere declassato". 

L'importanza del ruolo di Atessa viene evidenziato, a livello sanitario, soprattutto da Caporrella. Che spiega come a Lanciano da 10 anni si stia aspettando un nuovo Pronto soccorso e che in quello attuale ci sono problemi con l'amianto. "Registriamo 46mila accessi all'anno - dice - e per evitare di mettere barelle a terra e tenere pazienti lungo i corridoi, dopo averli sottoposti a tutti gli esami necessari, li facciamo ricoverare ad Atessa, dove c'è un livello di medici internisti elevato. In sostanza Atessa... decomprime Lanciano. E l'organizzazione è perfetta e oliata. Funziona da anni". Ad Atessa - viene pure fatto presente - vengono mandati, sempre più, anche da Vasto, degenti con patologie infettive". 

Dalla discussione, a tratti molto tesa e polemica, emergono tre possibili soluzioni per il "San Camillo": la trasformazione in Pta, con 20 posti per ospedale di comunità, 20 di Riabilitazione, 20 come Rsa e 20 come Residenza assistita disabili adulti; il riconoscimento, definitivo, di ospedale di area disagiata con 20 posti di medicina di cui 4 in day surgery, Riabilitazione, laboratori e Pronto soccorso attivo 24 ore su 24; la trasformazione in un centro a valenza regionale con specializzazioni, quale, ad esempio la Medicina del lavoro. 

"Valuteremo tutte le opportunità - conclude Verì -. Offriremo il massimo per l'ospedale e per il territorio". "La nostra battaglia continua - chiude Borrelli -. Noi non smobilitiamo".

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