Atessa. Borrelli insiste per ospedale di area disagiata; Asl e Regione pensano a quello di comunità

Insiste per il riconoscimento del "San Camillo de Lellis" quale ospedale di area disagiata, il sindaco di Atessa (Ch), Giulio Borrelli.

Lo ha ribadito, in occasione della recente visita al nosocomio sangrino, del direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Thomas Schael, e lo ripeterà al presidente della Regione, Marco Marsilio, il prossimo 11 marzo. Per quella data, infatti, il governatore sarà ad Atessa per l’inaugurazione di nuove aree ospedaliere ristrutturate, che accoglieranno il distretto sanitario di base, il Pronto soccorso e stanze destinate a Endoscopia digestiva, potenziata rispetto al passato. Per accertarsi sull’avanzamento dei lavori, Schael è statp ad Atessa. E Borrelli, pur riconsocendo quanto possa essere importante la certificazione del "San Camillo" quale ospedale di comunità, perché al centro di una realtà che ha bisogno di ricevere un’adeguata, sicura e rapida assistenza sanitaria, ha rimarcato che bisogna portare a termine le procedure per l'attuazione dell'ospedale di area disagiata, avviate ormai da quasi cinque anni.

Quindi sì all'ospedale di comunità, che "garantirebbe la collocazione di 40 posti letto che tale modello organizzativo prevede (anche se, successivamente, 20 di essi saranno destinati a Lanciano, non appena reperiti idonei locali)".

"Ma - ha evidenziato Borrelli -, nonostante la terminologia usata a livello nazionale possa indurre in errore, l'ospedale di comunità si inserisce nell’ambito dell’assistenza sanitaria territoriale e non in quella ospedaliera. Esso, infatti, è destinato a soggetti che hanno necessità di una elevata assistenza, a fronte di una bassa intensità di cure. La responsabilità clinica del paziente è in capo al medico di famiglia o a un medico operante nella struttura, mentre l’assistenza h24 è assicurata da infermieri. Sebbene l’ospedale di comunità - ha aggiunto - possa essere realizzato in una struttura ospedaliera, come nel caso di Atessa, esso deve essere distinto e separato dal presidio ospedaliero, e va sempre gerarchicamente ricondotto all’assistenza distrettuale. Deve essere chiaro, quindi, che il percorso del "San Camillo" - ha affermato Borrelli - non può definirsi concluso finché non sarà posta la parola fine al suo formale riconoscimento di ospedale al servizio di area particolarmente disagiata, che va completato con un pronto soccorso h24, che fa ricoveri, e con il reparto chirurgico per interventi programmati, ancora mancanti. Il "San Camillo" - ha inoltre rimarcato - va dotato inoltre di nuove strumentazioni, anche di personale ospedaliero, medico ed infermieristico, qualificato". 12 feb. 2022

Filippo Marfisi

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