Ha formalizzato le proprie dimissioni questa mattina, davanti al segretario generale Francesca De Camillis, il sindaco di Sulmona Anna Maria Casini per protesta contro l'approvazione del progetto di realizzazione della centrale a compressione della Snam definito "opera di importanza strategica e di preminente interesse nazionale". Da oggi partono i venti giorni previsti per legge al termine dei quali le dimissioni, se non ritirate, saranno irrevocabili. Che Casini sia decisa a fare sul serio lo dimostra la richiesta inoltrata al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, di ripensare quella decisione "scellerata". La prima cittadina ha chiesto al premier di essere ricevuta a palazzo Chigi venerdì 29 dicembre: se il Governo confermerà il provvedimento il sindaco riconsegnerà la fascia tricolore direttamente nelle mani del primo ministro. "Il Comune di Sulmona, l'intero territorio e le istituzioni locali - ribadisce Casini - hanno da sempre e ripetutamente dichiarato contrarietà alla centrale e al metanodotto, ritenendole nocive e fortemente impattanti, confortati anche da studi e perizie scientifiche. Il mio atto è un voler alzare la posta della battaglia e della denuncia, utilizzando l'unica arma ancora in mano ad un sindaco". 

Pronti a riconsegnare la fascia tricolore il 29 dicembre al premier Paolo Gentiloni per unirsi alla protesta del sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, contro l'approvazione, da parte del Governo, del progetto di realizzazione della centrale di compressione della Snam. Lo fanno presente, in un documento, i sindaci di 22 centri della Valle Peligna e invitano anche altri primi cittadini ad aderire all'iniziativa. "La battaglia che sta conducendo il sindaco di Sulmona - scrivono i sindaci - rappresenta una battaglia di giustizia e di civiltà non solo per la città di Sulmona, ma per l'intero comprensorio. E' per questo che ci sentiamo di manifestare la nostra piena solidarietà e la nostra totale vicinanza in un momento così difficile". 

"Oggi - aggiungono - ci immedesimiamo tutti nella sua persona ed è per questo che ci sentiamo in dovere di accompagnarla a Roma. La speranza è che il suo gesto scuota i palazzi romani e i vertici della Regione Abruzzo ed eviti la riconsegna delle fasce di decine di sindaci. Un intero territorio non può essere così mortificato". 
I sindaci che hanno firmato il documento sono dei Comuni di Anversa, Acciano, Ateleta, Bugnara, Campo di Giove, Cansano, Castel di Sangro, Castelvecchio, Castel di Ieri, Cocullo, Introdacqua, Gagliano, Goriano, Molina, Pettorano, Prezza, Roccacasale, Roccapia, Roccaraso, Scanno, Secinaro e Villalago. 

Sulla questione c'è una marea di interventi politici. "Il lasciapassare del Governo di centrosinistra al progetto del gasdotto della Snam nel territorio peligno, arrivato proprio alla vigilia di Natale, è un 'regalo' non gradito dall'Abruzzo. Sul tema avevamo denunciato già dall'agosto 2015 il doppio gioco di questa amministrazione regionale capace di opporsi solo a parole, ma fare il contrario. Esempio lampante l'approvazione, su proposta del presidente, di una delibera di giunta regionale, per la non costituzione in giudizio contro l'eccezione di incostituzionalità avanzata dal governo centrale all'articolo 1 della Legge regionale 13/2015 finalizzata a contrastare la realizzazione del metanodotto della Snam Sulmona-Foligno". Questo il commento di Mauro Febbo, presidente della Commissione di vigilanza in Consiglio regionale e di Lorenzo Sospiri, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale. "Impossibile - tuonano - che gli esponenti della maggioranza in Regione Abruzzo non sapessero ciò che si apprestava a fare il Governo centrale. Tra un viaggio romano e l'altro, nella speranza di una candidatura in un collegio o in un altro, alla camera o al senato, gli esponenti della maggioranza in regione dovevano per forza sapere le strategie di un governo del loro stesso colore politico. Abbiamo presentato una risoluzione urgente affinché la Regione si impegni a scongiurare la realizzazione di un progetto in contrasto con la vocazione e la sicurezza di un territorio a elevato rischio sismico e quindi ad attivarsi per un pronto ed incisivo ricorso al Tar".

La Cgil provinciale dell'Aquila contribuirà e parteciperà ovunque "le istituzioni, i comitati e la popolazione della Valle Peligna decideranno di manifestare la loro protesta e la loro indignazione per un provvedimento - la costruzione vicino Sulmona della centrale di combustione del gas della Snam, insieme al relativo gasdotto - che il Consiglio dei ministri ha deliberato nei giorni scorsi in questo lembo fragile e bellissimo dell'Abruzzo e della provincia aquilana. Un'opera - si legge in una nota della Cgil - della cui localizzazione non ci convincono neppure le motivazioni contenute nella delibera governativa (si tiene in considerazione la rilevanza energetica e il carattere strategico dell'opera, necessaria per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici a livello italiano ed europeo) perché c'erano e ci sono altre soluzioni per garantire le forniture energetiche, altri tracciati dove far passare il metanodotto e altre zone dove costruire in assoluta sicurezza una centrale di combustione del gas. Localizzazioni e tracciati - prosegue  il sindacato - che il governo e la Snam non hanno voluto prendere in considerazione nonostante le proteste dell'intera comunità provinciale (non soltanto della Valle Peligna) per i rischi che impianti così impattanti e pericolosi possono causare in un territorio a forte rischio sismico e molto delicato dal punto di vista geologico e ambientale. Rischi che evidentemente non rappresentano una priorità per le autorità politiche e i manager dell'energia, che non hanno voluto considerare localizzazioni diverse per costruire la centrale e un nuovo tracciato per il metanodotto, in zone meno esposte ai rischi naturali".

Il Coordinamento regionale Ambiente Salute e Sicurezza Uil Abruzzo invece dice: "Acconsentire a un progetto così grave e deturpante per un territorio già in preda a disastri di natura ecologica (si vedano gli incendi dell'estate scorsa), significherebbe la definitiva morte per la Valle Peligna. Il sindaco deve ritirare le dimissioni e a ergersi a paladina della situazione convocando gli stati generali contro la Snam". Condanne anche da Rifondazione che parla di "Pd... lingua biforcuta", e da Sinistra italiana che definisce la faccenda "sveltina di fine legislatura". 27 dicembre 2017

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