Terremoto, 10 anni dopo. 'Per L'Aquila e per chi ci ha lasciato': la via crucis delle fiaccole
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Una madre e una sorella e un grido che squarcia la notte più lunga dell'Aquila, a 10 anni dal terremoto del 6 aprile 2009. 'Vasileios...', invoca il figlio, poi si china ed accende un lumino, a forma di cuore. Si fa il segno della croce. C'è la bandiera bianco e azzurra della sua nazione, assieme alla foto. E' lo strazio, che riemerge prepotente. Sono i familiari di Vasileios Koyfolias, tra le 309 vittime del sisma. Lui, ragazzone greco, universitario a L'Aquila, morì nel crollo del palazzo di via Campo di Fossa.  E' l'urlo che scuole il silenzio delle fiaccole, forse diecimila, forse più, forse meno, che danno luce ad una città offuscata dal dolore. 

E' un lungo cordone di lumi, soffuso e discreto, che taglia via XX Settembre. "Per noi, per loro e per tutti", recita lo striscione che apre il corteo,  con un lenzuolo con i nomi dei 309 morti del sisma. "In questi dieci anni  - spiega Antonietta Centofanti, presidente del comitato vittime della Casa dello Studente, in cui è deceduto il nipote Davide Centofanti - si può sintetizzare nella ricerca nello slogan 'cercare giustizia e trovare la legge', principi che spesso non coincidono. Il nostro stato d'animo? Ci rimbocchiamo le maniche e lottiamo, il terremoto per noi è sempre, ce lo abbiamo dentro tutti i giorni, non è ritualità". 

Tanti striscioni, per le tante stragi del Belpaese: di Rigopiano, di Viareggio, del sisma del Centro Italia e dell'Emilia, di San Giuliano di Puglia, della Thyssenkrupp, della Moby Prince, della Terra dei Fuochi, dei morti sul lavoro e per il killer silenzioso che è l'amianto...  "C’è bisogno di fare giustizia, che è l'unica risposta alla sofferenza - dice Vincezo Vittorini, dell'Aquila, al premier Giuseppe Conte, che sfila assalito dai giornalisti -; servono riforme, prevenzione e verità". Ci sono i vigili del fuoco, i finanzieri e una miriade di volontari della Protezione civile che scavarono per salvare esistenze e che prestarono soccorso e assistenza alla popolazione disastrata. 

E' una sorta di via crucis, con tante fermate e momenti di raccoglimento. Nei punti dove i palazzi sono sprofondati, si sono sbriciolati e accasciati, lasciando detriti e nulla. Il tragitto è costellato di altarini. Ce ne sono ovunque: accanto agli alberi, vicino a cumuli di pietre, sulle recinzioni che delimitano le zone ancora off limits. Via XX Settembre pare la strada del martirio.  C'è quel che resta della Casa dello studente, sotto cui sono rimasti sepolti diversi ragazzi. "Un disastro annunciato - sottolinea Centofanti - considerato lo stato in cui era. E il modo in cui era stata... assemblata".  Al posto dell'edificio due pilastri nudi e un fosso... Sulla recinzione metallica una maglietta appesa: "10 anni sempre nel nostro cuore". C'è quel che resta, ossia un vuoto, del complesso di via Campo di Fossa, che, distruggendosi, ha falciato giovani su giovani. "Guardate accanto sta nascendo una nuovo palazzo...", tuona disgustata la sorella di Vasileios Koyfolias. "Non dovevano". Qui - l'annuncio è del Comune di poche ore fa - sorgerà un "Parco della memoria", con una fontana monumentale. 

Dall'alto, da un ponte, all'improvviso fumogeni con la scritta: "Per L'Aquila e per chi ci ha lasciato!" "Un bel gesto - afferma Vittorini -, facciamo un applauso a questi ragazzi".  Sofferenza e commozione e, in piazza Duomo, la lettura dei nomi delle vittime e i 309 rintocchi delle campane della chiesa di Santa Maria del Suffragio, riaperta al culto il 6 dicembre scorso alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella.  

Serena Giannico

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