Foibe. Le scuole di San Vito e Rocca San Giovanni incontrano esuli e testimoni
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Gli alunni del plesso scolastico "Ericle D'Antonio" di Rocca San Giovanni (Ch), dell’istituto comprensivo “Gabriele D’Annunzio” di San Vito (Ch) hanno dedicato un incontro alle vittime delle foibe e degli esuli costretti ad abbandonare le loro terre all'indomani della fine del secondo conflitto mondiale e della nascita del regime totalitario della ex Jugoslavia di Tito.

Per commemorare il tragico periodo c'è stata una mattinata dedicata alla riflessione, al ricordo, alla conoscenza di quanto accaduto. Grazie all'intervento di Antonio Fares, alla presenza del sindaco di Rocca, Gianni Di Rito, degli amministratori comunali, Carmelita Caravaggio e Fabio Caravaggio, e degli insegnanti, in ognuno è sorta spontanea un'amara considerazione: la nostra Repubblica ha preso coscienza solo in tempi recenti della brutalità, della efferatezza, della bestialità di cui furono vittime innocenti, inermi ed incolpevoli.

"Per decenni un atto ignobile, che scrive una pagina oscura e vergognosa della storia patria, è stato volutamente ‘rimosso’, negando persino un gesto di umana pietà a chi patì torture indicibili prima di essere ‘infoibato’, spesso ancora vivo, o di umana solidarietà verso chi dovette ‘emigrare forzosamente’ nel giro di poche ore. Uno sradicamento violento, dettato da motivazioni aberranti ed indegne, La manifestazione ha lasciato agli studenti un insegnamento da custodire, affinché tutto questo possa non ripetersi mai": queste le parole pronunciate dai relatori, che sono stati introdotti da Ettore Frutti che ha moderato l’incontro.

All’iniziativa ha collaborato anche la sorella di Ettore, Rita. Nel documentario proiettato, prodotto dall’F10, immagini di quella brutta pagina di storia: il rinvenimento di corpi, persone uccise solo perché erano di razza italiana, circa 200 gli abruzzesi ammazzati.

Altra iniziativa sulle foibe si è svolta nell’aula magna dell’istituto comprensivo di San Vito Chietino. Per il giorno del ricordo, gli alunni delle classi di scuola primaria di San Vito capoluogo, San  Apollinare e della Secondaria di primo grado, insieme con i loro decenti, hanno arricchito il loro bagaglio di conoscenze, attraverso la testimonianza di Carlo Albero Agostinis, esule istriano. Hanno appagato la loro curiosità gli alunni: conoscere di persona quel “pupetto” seduto sul carro l’11 febbraio del 1947 al porto di Pola, che divenne l'immagine simbolo dell'esodo degli italiani dalle terre istriane, dalmate e fiumane, era tanta e quella foto faceva tanta tenerezza.

Agostinis ha precisato che quel giorno aveva quasi 39 di febbre e la parotite. Per gli studenti è stata un’importante occasione per ascoltare, dalla viva voce di un testimone, il viaggio degli istriani, costretti ad abbandonare Pola alla fine della Seconda Guerra Mondiale. "All’improvviso si doveva decidere se rimanere in Istria per essere una minoranza che non avrebbe avuto voce in capitolo, senza stabilità, dove avremmo perso il lavoro, oppure andarcene. E così si partiva di fretta, come meglio si poteva, portando quello che si riusciva a prendere, chiudendo la porta di casa", ha spiegato Agostinis.

Gli alunni hanno seguito con attenzione e partecipazione al racconto di Agostinis che ha iniziato dalla storia della sua famiglia, ha parlato del suo paese, Pisino, della sua casa, dell’opzione per la cittadinanza italiana, delle tre dittature, della loro accoglienza in Italia, della diffidenza subita, di comunità spezzate, sparpagliate, da Torino alla Sardegna, di condizioni di vita quotidiana davvero difficili perché ricominciare da zero, non avendo nulla, era dura, e di come sia arrivato a Ortona, a Chieti e, infine, a Lanciano. A fine mattinata poesie sulla pace, canti vocali e strumentali.

Linda Caravaggio

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