L'Aquila – Il business delle agromafie, organizzazioni criminali operanti nei settore agroalimentare, ha superato i 16 miliardi di euro nel 2015. Dati preoccupanti, ancor di più se si considera che le tipologie più frequenti di illeciti riscontrate sono: associazionismo per delinquere di stampo mafioso, concorso in associazione mafiosa, truffa, estorsione, porto illegale di armi da fuoco, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, contraffazione di marchi, e illecita concorrenza con minaccia o violenza e trasferimento fraudolento di valori. E' quanto emerso questa mattina all'incontro di presentazione del quarto rapporto sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità in agricoltura presentato a Roma alla presenza di ministri e vertici delle forze dell'ordine e della magistratura tra cui anche l'abruzzese vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Un rapporto da cui si evince che: l'intensità dell'associazionismo criminale è elevata nel Mezzogiorno, ma emerge anche con chiarezza come nel centro Italia il grado di penetrazione sia forte e stabile e particolarmente elevata in Abruzzo, in cui la situazione è preoccupante. L'Abruzzo, dunque, non passa inosservato. La situazione peggiore si registra a Pescara (con punteggio 71,4, quinto posto in Italia), seguita da Teramo (31,5), L'Aquila (31,2) e Chieti (26,3). Il Rapporto di Coldiretti-Eurispes-Osservatorio fotografa anche la situazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Nella nostra regione se ne contano 216: numero che collocano l'Abruzzo all'11esimo posto della classifica su 20 regioni considerate: Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Sardegna, Toscana, Abruzzo, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria, Basilicata, Molise, Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta. 


Ma il rapporto pone anche l'attenzione sul problema dei furti nelle campagne, con dati macroregionali dai quali emerge che è particolarmente diffuso l'abigeato, ovvero il furto di bestiame e che combattere i furti sono entrate in gioco anche le nuove tecnologie come l'installazione di sistemi Gps sui trattori e di impianti d'allarme collegati alla centrale dei carabinieri o della polizia. Nelle regioni del sud Italia il furto di dotazioni agricole si mostra con particolare prepotenza nel 2015 (2.020), mentre al centro i valori si attestano rispettivamente a 414, e al nord a 136. Nelle regioni centrali vi è una più alta incidenza di reati di abigeato con 277 casi nel 2015, laddove al sud le cifre calano rispettivamente a 181 casi e, contestualmente, aumenta il numero delle persone segnalate all'autorità giudiziaria a 24 nel 2015, a fronte delle 13 del centro. 
“Si tratta dunque di lavorare - è il commento di Coldiretti Abruzzo - per il superamento della situazione di solitudine invertendo la tendenza allo smantellamento dei presidi e delle forze di sicurezza presenti sul territorio, ma anche incentivando il ruolo delle associazioni di rappresentanza attraverso il confronto e la concertazione con la pubblica amministrazione, perché la mancanza di dialogo costituisce un indubbio fattore critico nell'azione di repressione della criminalità". 17 febbraio '16 

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