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di Marco Tabellione


Sono trascorse parecchie settimane da quando Marco Tornar (al secolo Enrico Ciancetta, nelle foto) ci ha lasciati, colto, l'8 febbraio scorso, a 54 anni, da un improvviso malore una domenica mattina a casa sua, di fronte ad un'attonita madre. Marco era uno dei poeti più vitali e veri del nostro Abruzzo, un autore ed un ricercatore, poi, anche di respiro nazionale, con romanzi pubblicati da importanti case editrici. Era un letterato che aveva sempre qualcosa da dire, a volte polemico con una società ed un'epoca che diventa sempre più materialista, interessata, euforica senza interiorità. Molto più spesso comprensivo, disposto al dialogo, estremamente aperto ed affabile, ma con una passione infinita per la letteratura, passione che forse in lui superava anche quella della musica, visto che era anche diplomato in conservatorio al piano forte e insegnava musica nelle scuole. Una passione per le lettere che lo spingeva non solo a scrivere poesia, ma anche a ricercare, studiare, analizzare e recensire i lavori altrui con grande arguzia e profondità di analisi. 


Insomma un intellettuale a largo raggio, Marco Tornar, anche se naturalmente il suo avvio nel mondo della scrittura e della pubblicazione avvenne, come è giusto che fosse, nell'alveo della poesia, con la raccolta Segni naturali del 1983, edito da Bastogi, un esordio sorprendente in cui Marco mostrò tutta la sua verve di giovane e illuminato poeta. Tuttavia la consacrazione alla poesia è avvenuta nel 1996 con La scelta, edita da Jaka Book, che rimane il suo capolavoro poetico, pubblicato 13 anni dopo l'esordio, e dunque in piena maturità, soprattutto con la saggezza del poeta che sa che ogni poesia, ogni verso è un evento eccezionale e non può ripetersi continuamente. Infatti dopo quel libro di poesia Marco ha fatto cadere il vuoto sulle sue pubblicazioni, ha avuto un'attività fervente di intellettuale, ma in quanto a opere divulgate le ha centellinate, risparmiate. Per una terza opera di poesia si è dovuto attendere addirittura il 2014, quasi 20 anni dopo, con i Sonetti d'amor sacro pubblicati da Tabula Fati. 


 Nel frattempo, però, Marco aveva trovato l'ispirazione per alcuni libri di prosa. Nel giro di pochi anni fece uscire una serie di romanzi, ognuno diverso dall'altro, ma ognuno a suo modo originale e geniale: Niente più che l'amore (Sperling & Kupfer, Milano 2004),  Claire Clermont (Solfanelli, 2010), Nello specchio di Mabel (Tracce, 2011),  Lo splendore dell'aquila nell'oro.  L'Italia di Enrico VII di Lussemburgo (Tabula Fati, 2014). L'ultimo è un romanzo storico, imperniato sul celebre imperatore che accese le speranze di Dante riguardo ad una riunificazione pacifica dell'Italia sotto la corona imperiale. Nell'opera, densa di una scrittura capace di ricreare completamente l'atmosfera dell'epoca medioevale, Tornar ricostruisce gli ultimi momenti di Enrico, prima della morte che lui attribuisce quasi sicuramente ad un avvelenamento. E cosa dire, poi, di Claire Clermont, il romanzo che Tornar ha voluto dedicare alla moglie di lord Byron e alle ingiustizie che questa eroina del romanticismo ha subito dallo stesso poeta inglese, il quale non ebbe remore a sottrarle il figlio avuto insieme. E con quanta passione e delicatezza Tornar ha descritto la storia triste di questa donna in un libro del quale è stato quasi impossibile non innamorarsi, per chi abbia avuto l'accortezza di leggerlo e apprezzarlo. Da Claire Clermont Marco ricavò anche una versione teatrale, il monologo drammatico Allegra per sempre (Tabula Fati 2011) che costituisce, come dire, un traboccamento del romanzo dedicato alla donna di Byron, e comunque, alla stessa stregua del romanzo, un omaggio unico alla grande stagione romantica. Omaggio che in fondo Marco Tornar proseguì con la sua ultima preziosa raccolta di poesie, I sonetti dell'amor sacro, dove parla di amore (tema eterno del romanticismo) e lo fa strizzando gli occhi alla tradizione in maniera sorprendente, dando vita infatti ad una serie di sonetti perfetti, quasi per reclamare a se stesso il diritto ad una poesia autentica e tecnicamente audace, competente. Una rivisitazione del Romanticismo, quella di Tornar espressa dai sonetti, che tuttavia avviene attraverso gli occhi di protagoniste femminili, e dall'ottica di una sensualità tutta moderna e concreta. 


Tutte opere quest'ultime fra esse collegate, perché è come se esistesse un filo che lega il libro su Claire Clermont, il testo teatrale a lei dedicato e i sonetti dell'amor sacro, con questi ultimi, i sonetti, che sembrano infatti dare vita al profilo di una figura femminile analoga, o comunque accostabile. Del resto questa esaltazione della potenza eternatrice dell'amore era stato uno dei contenuti più importanti del primo romanzo di Tornar, Niente più che l'amore, storia di due fratelli, Dario e Isabella, che vivono una esperienza d'amore al limite del lecito, non tanto per la natura incestuosa di questo rapporto, quanto per il fatto che decidono di isolarsi dal mondo e vivere in una casa immersa nella natura e lontana dagli uomini. Questo interesse per il sentimentalismo autentico reinterpretato alla luce di figure femminili continua con il romanzo del 2011 Nello specchio di Mable, che racconta il soggiorno fiorentino della scrittrice americana Mable Dodge Luhan, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. Una stimolatrice culturale, ecco chi fu Mable alla quale Tornar dedica uno dei suoi romanzi biografici e storici, animatrice importante di uno dei salotti più in voga della Firenze di inizio secolo, quello di Villa Curlonia, sede di incontri e idee. Opere, queste ultime di Marco, che denotano un impegno culturale ed erudito di non poco conto, lo sforzo di un intellettuale che mira a dare senso alla propria produzione creativa, anche attraverso indagini su esperienze esistenziali e letterarie del passato. Un lavoro che la morte ha interrotto improvvisamente e che sicuramente avrebbe portato il nostro poeta ad altissimi risultati, degni della sua creatività e grandezza intellettuale. Marzo 2015

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