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di Marco Tabellione 


 Poesia. Non c'è arte più delicata e meravigliosa; derisa e osannata, esaltata e sottovalutata, enfatizzata come sacra e nello stesso tempo banalizzata, dissacrata, vituperata e, in ultimo, rifiutata. E' l'atteggiamento ambivalente che da sempre gli uomini e le società hanno nei confronti dell'arte delle parole, l'arte capace di plasmare il linguaggio e dargli la possibilità di esprimere l'interiorità di tutti, di sondare il mistero dell'esistenza, dire l'indicibile, pensare l'impensabile. Purtroppo questo potenziale espressivo, tali vertici e apici dell'agire e del pensare umano, vertici che il romanticismo sapeva riconoscere ed esaltare, oggi più che mai sono trascurati, taciuti, misconosciuti e banalizzati. Bistrattata ed esaltata, è il destino dell'arte poetica, arte antica, tra le più antiche dell'umanità, che però fatica a tenere il passo delle nuove tecnologie, le nuove arti e metodologie. Arte della riflessione, della pausa, a volte del silenzio, dei dubbi e dei vuoti che, specie in questi decenni, si vede fagocitata da una civiltà del pieno, dell'assenza di soste, della veglia perenne. Basti pensare ai programmi in tv, un tempo essi prevedevano dei momenti di silenzio, interruzioni notturne, addirittura pomeridiane, interruzioni oggi inconcepibili per una macchina mass-mediale che deve macinare denaro, pubblicità, ascolti; insomma l'universo delle quantità si oppone a quello delle qualità proprie di arti minoritarie, come la poesia, da sempre votate ad un destino avulso dalla mercificazione. Eppure proprio nella lontananza dalle logiche del mercato e dalle esigenze più prettamente economiche e materialistiche, la poesia rivendica un ruolo fondamentale ed essenziale nella civiltà odierna. Al di là delle ottiche utilitaristiche, di urgenze economiche che sembrano investire ogni angolo della nostra vita, la poesia, nella sua inutilità, si mostra ancora come un'arte utilissima, se è vero, come è vero, che "non di solo pane vive l'uomo". Perché la poesia giunge ad investigare ciò che si pone oltre tutto il nostro arraffare e arrabattare, questo perpetuo formicolio che fa parte sicuramente della natura umana, ma che la civiltà contemporanea ha amplificato; cerca, la poesia, la meta di tutto questo, quel fine che spesso non riusciamo a distinguere, lo scopo e, in ultima istanza, il senso, il significato dell'esistenza. E l'arte lirica adempie a questo suo compito utilizzando un linguaggio che rispetto al linguaggio quotidiano e tradizionale è potenziato, complicato, assume le movenze del linguaggio artistico, ad esempio di quello musicale. Anzi la poesia è essenzialmente musica, poiché le parole vengono scelte non solo per il loro significato, ma anche per il loro suono, per il ritmo che hanno da sole o accordate con altre parole; le scelte del poeta prima di essere scelte erudite o intellettuali, sono scelte estetiche, o meglio ancora, musicali. La poesia è musica, ha la leggerezza e l'onnicomprensività della musica, anzi in più è musica silenziosa, è musica, suono, esperienza fonica che può essere fruita senza emissione di suoni, anche e solo ad una lettura mentale. E' questo il fascino della poesia, l'apice, probabilmente, del linguaggio umano. E' questo, se vogliamo, la magia di un'arte che consente di inglobare in sé non solo la musica e le sue potenzialità di comunione e comunicazione, ma anche la pittura e le arti figurative in genere. 


Quale arte più della poesia, infatti, può parlare all'immaginazione del lettore? E ciò perché la poesia non è solo musica silenziosa, è anche immagine invisibile, in grado di dare vita, attraverso le parole, ad un universo figurativo e immaginativo. E non solo perché la poesia ha una sua visività (infatti si parla anche di poesia visiva) cioè di impatto grafico e iconico, ma anche perché le parole fungono da stimolo all'immaginazione del lettore, cioè a quella grande facoltà della mente umana che consente di creare e elaborare immagini non ricavate immediatamente dal dato bruto e reale. E tale facoltà, di stimolo all'immaginazione, nella poesia è massima, per un'altra grande possibilità che quest'arte offre ad autori e fruitori: la cosiddetta plurisignificanza. Ogni poesia costituisce un enigma, perché essa non veicola un solo significato, come avviene in un testo utilizzato per l'esclusivo fine comunicativo. La poesia non mira a comunicare, mira a creare una comunione, a trasmettere esperienze sensoriali e intellettuali che hanno bisogno di strumenti simbolici per essere veicolati e chiariti. Ma questa enigmaticità, questa omissione di contenuti lampanti, chiari e monolitici, costituisce anche la vera ricchezza della poesia, perché le consente di stimolare l'immaginazione del lettore in maniera amplificata rispetto alla normale comunicazione linguistica. Insomma la poesia rappresenta una ricchezza incredibile per l'umanità, una risorsa eccezionale per chi aspira ad una forma di comunicazione ed espressione verso gli altri che sia profonda, che sia, in verità, comunione. Ed ecco perché la partecipazione viva e numerosa di tanti ad un premio di poesia, come il rosone di Pianella, denota non tanto il desiderio di mettersi in gioco o addirittura di competere, poiché la competizione non sembra contemplata dall'autentica poesia, quanto il desiderio, il sogno di esprimersi al di là della superficialità dilagante dell'epoca e della società contemporanea, il sogno di lasciare un'impronta reale e sincera negli altri, di essere ascoltati, di mettere allo scoperto la parte migliore di ognuno di noi: l'anima. Ogni poesia scritta si trasforma così in una scelta di civiltà, in un omaggio alla immaginazione umana e la speranza è che quest'arte trovi sempre adepti non solo tra le file degli intellettuali e degli autori, ma in tutta la gente, anche in quella non specialisticamente acculturata. Perché poesia vuol dire civiltà, e la considerazione ad essa attribuita in una determinata società e nella cultura di massa, misura indubbiamente il grado di evoluzione di quella società e di quella cultura. E' con gioia dunque che scopriamo nelle tante poesie partecipanti al premio Rosone, la stessa voglia di esprimersi, lo stesso desiderio di incanalare in parole e versi il proprio amore per la vita, le esperienze del dolore, di amori invincibili, gli entusiasmi per i momenti estatici e meravigliosi, in cui a tutti è dato esclamare: "Ecco, adesso sì, adesso sono felice". E' con gioia, infine, che notiamo che la poesia, nonostante l'imperversare di nuove tecnologie e nuovi modi di comunicare, ha ancora un posto privilegiato nel cuore di tante persone e, soprattutto, di tanti giovani.

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