Atessa (Ch) - "Delocalizzando si perde la qualità degli operai che per anni hanno perfezionato le proprie professionalità nel campo in cui operano. Tutto ciò va contro la stessa azienda, che prima o poi ne pagherà il prezzo". Così l'arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, oggi, ai lavoratori della Honeywell di Atessa, in sciopero nel tentativo di salvare la fabbrica in cui sono impiegati e di preservare il proprio posto. "Per questo - ha aggiunto il religioso - faccio un appello, perché si rispetti la dignità del lavoro e non si facciano scelte ispirate al solo profitto. Io sono un uomo di speranza - ha evidenziato - e prego, e chiedo ai lavoratori di essere tenaci nel mantenere viva la speranza... Questa è una causa che è giusto sostenere". Solidarietà da Forte, dunque, che, nella mattinata, ha raggiunto lo stabilimento dei turbocompressori della Val di Sangro e che per alcuni minuti si è intrattenuto con i dipendenti della multinazionale, ascoltando le loro problematiche, inculcando fiducia, raccogliendo timori riguardo al futuro occupazionale, che appare nebuloso. Sul posto anche i rappresentanti sindacali di Fiom, Fim e Uilm. 

Intanto i quaranta giorni di sciopero finora attuati stanno avendo il primo impatto sulle buste paga: alcuni dei lavoratori, questo mese, hanno percepito appena 300 euro. "Una mazzata per noi e per le nostre famiglie". Ma, tra sconforto e attesa, l'intenzione è di proseguire nella lotta. "Perché non c'è altra scelta", ripetono. Da Roma, dopo l'incontro del 5 ottobre scorso con il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, non giunge nessuna nuova. Non ancora. "L'azienda - viene sottolineato da più parti - ha finora mantenuto un atteggiamento enigmatico. Non c'è stato alcun passo in avanti. E la discussione, sulle sorti di questo sito, resta blindata". Ma il fermo produttivo sta nuocendo anche all'azienda che in una nota parla di "dura azione che avrà un impatto irreversibile sul nostro rapporto con i clienti e metterà lo stabilimento in una situazione molto complessa e difficile". E in un'altra invita il personale a riprendere "al più presto la produzione". Il braccio di ferro prosegue, insomma, senza tregua. Nel pomeriggio, invece, i sindacalisti hanno avuto un incontro "interlocutorio" in Questura a Chieti per "fare il punto della situazione, capire che cosa sta succedendo e quello che potrebbe accadere". 
27 ottobre 2017

Foto Andrea Franco Colacioppo

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