Vasto (Chieti) - Finisce sott'inchiesta e poi viene condannata per molestie telefoniche: ma l'imputata era deceduta ancor prima che il reato fosse commesso. 
E'  il 10 agosto 2015 quando una signora di Casalbordino (Ch),  di 42 anni, tramite il proprio legale, l'avvocato Maria Grazia Piccinini, del foro di Lanciano (Ch), presenta un esposto “contro ignoto” alla Procura di Vasto nel quale spiega che da un mese circa, dall'11 luglio, “è oggetto di telefonate persecutorie” da parte di un uomo. Una voce maschile che, da un numero privato la contatta sul cellulare regalatole dai familiari.  “Prima – precisa nella denuncia – stava in silenzio per breve durata, poi più a lungo, alla fine ha cominciato ad offendere...”. E fa l'elenco degli improperi e delle minacce ricevute. 

“Dai 10 minuti delle prime chiamate si è arrivati ai 16 minuti. Dapprincipio  le ore preferite erano quelle serali del week end, poi si sono sparse per tutta la giornata...”. Un tipo  “instabile – viene ancora detto – , che agisce con intento persecutorio e ossessivo,  e che alterna ingiurie pesanti a dichiarazioni come “Ti amo”, “Ti voglio sposare”. O “Dove abiti?”, “Quanti anni hai?” Di seguito ha cominciato a trasmettere  anche canzoni...”. La donna dichiara di essere caduta, a causa di tutto ciò, in “uno stato d'ansia e turbamento, e di profondo disagio dato che vive con figli adolescenti”. La Procura di Vasto avvia accertamenti. Probabilmente l'utenza viene messa sotto controllo e vengono acquisiti i tabulati. Anche se la voce disturbatrice era maschile, sott'accusa finiscono due donne di Napoli, Maria P. , e Immacolata C., di 50 anni. “Per avere – recita il capo d'imputazione – recato e molestia e disturbo a... , col mezzo del telefono, per petulanza e comunque per altro biasimevole motivo, importunandola con chiamate ed sms sia dall'utenza fissa 081..., sia da un cellulare”. 

Il 16 aprile 2016, come richiesto dal pubblico ministero, a ognuna delle due, con decreto penale di condanna, viene inflitta un'ammenda di 150 euro. Condannate per le chiamate fastidiose e i disagi provocati. E' solo a questo punto, probabilmente dopo la notifica della sentenza, che la magistratura si accorge che ha inquisito e condannato un defunto, anzi una defunta. E torna sui propri passi, archiviando la posizione di una delle imputate: perché Maria P.,  nata il 3 settembre '47, si è spenta il 19 giugno 2012. E' cioè morta ed è stata seppellita 3 anni prima che le molestie avessero inizio. Le verifiche degli investigatori sono state fatte basandosi solo sulle utenze? Senza mai ascoltare gli indagati e senza preoccuparsi chi ci fossero dietro i numeri? Di sicuro non è stata Maria P. a fare quelle chiamate, a meno che al di là delle nuvole...

Serena Giannico


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