Sul tricolore ci sono i loro nomi: Claudio Baldini, Sara Angelozzi , Luciano Caporale , Silvana Angelucci, Sebastiano di Carlo,  Nadia Acconciamessa... Sono 29 e sono le vittime di Rigopiano, località nel territorio di Farindola (Pescara). Tutti uccisi dalla valanga che il 18 gennaio scorso si è catapultata sull'omonimo hotel, d'un colpo sbriciolato da una massa immane di ghiaccio, scivolato dal sovrastante Monte Siella. Il complesso è stato sepolto, è sparito insieme alla sua gente.

E' il giorno del ricordo e a Rigopiano, su quella distesa infinita di detriti neri, di tronchi mezzo sfatti in cui lo sguardo si confonde, di poltrone a pezzi e brandelli di cuscini, di arredi sconquassati, ci sono rare chiazze di neve. “Che tepore oggi – commenta un gruppo di Alpini d'Abruzzo – e pensare che l'anno scorso imperversava una tormenta che nessuno mai ricorda d'aver visto da queste parti. Era cominciata con un nevischio pesante, poi fiocchi sempre più grossi. Quindi un manto bianco che ha sommerso il paesaggio. E non ha smesso. E' andata avanti così tutta la notte e il 18 gennaio ci siamo svegliati sotto la bufera. Sempre più forte. Adesso resta la distruzione”. E' il momento della sofferenza, con la deposizione di una corona d'alloro sotto l'insegna dei resti del resort a quattro stelle, davanti ai suoi cancelli d'ingresso. E poi tanti mazzetti di fiori, che si ammucchiano l'un sull'altro, in un miscuglio di colori.

E' il tempo della commemorazione. “Oggi non voglio passare da sopravvissuto – dice Giampaolo Matrone, di Monterotondo (Roma), estratto dalle macerie dopo 62 ore e che ha subito 5 interventi a un braccio ed una gamba -, ma per il marito di una vittima, mia moglie Valentina Cicioni. I danni fisici si conoscono, ma le ferite gravi sono quelle che porto dentro. E' la giornata dell'amore da dedicare a Valentina, alla sua mancanza, e agli atri 28 angeli. Stare insieme ci regala forza, condividiamo lo stesso dramma. Da domani torneremo a combattere e a gridare, per ottenere giustizia”. “E' il nostro posto – spiega Filippo Di Biase, papà di Ilaria, che era la cuoca del Rigopiano -; il luogo dei genitori e dei figli per poter parlare, per abbracciarsi, piangere, farsi forza. Qui loro sono stati seppelliti, in questo orrore. Ogni volta è uguale, non riusciamo a farcene una ragione”. Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime, che ha perso il fratello Marco: “Ci sentiamo soli e profondamente amareggiati - ripete  - e sarà impossibile fare pace con le istituzioni, perché sappiamo tutti cosa è accaduto”.

Le fiaccole – anche esse abbinate ad ognuno dei morti – scendono lente verso la chiesa di Rigopiano. Ci sono tanti cittadini e quei soccorritori che hanno scavato per giorni e che hanno anche salvato vite, come i bambini che erano al Rigopiano. “Eh già – rammenta qualcuno – Dio ha voluto salvare tutti i bimbi”. Undici complessivamente quelli che ce l'hanno fatta, che sono scampati alla fine, che sono usciti dall'inferno di gelo, tronchi e detriti. L'inchiesta sulla sciagura, portata avanti dalla Procura di Pescara, sta per essere chiusa. “Aspettiamo  - dice Nicola Colangeli, papà di Marinella, deceduta tra i detriti -. Mia figlia era la responsabile della spa, del centro benessere con piscina. Adorava quel luogo, gli ha dato lustro col proprio lavoro. Le piaceva talmente tanto che ci ha lasciato la vita. Qui venivano vip e quella struttura reggeva l'economia del paese. Ora siamo più poveri, di tutto. Ci sono squallore e angoscia. Avrebbero dovuto sgomberare la strada, invece sono rimasti intrappolati, sono stati abbandonati a se stessi, là sopra...”. “Quando ci sono morti tragiche, se ci sono responsabilità queste vanno accertate sicuramente”, tuona nel corso dell'omelia l'arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti - . Chissà quante volte in quest'anno vi siete chiesti: 'Ma perché quella valanga nessuno l'ha fermata?' A questa domanda non c'è una risposta. Ho dovuto celebrare il funerale dei 27 bambini a San Giuliano di Puglia. Ero diventato vescovo da due anni: vi assicuro che è stato il funerale più difficile. Anche allora mi sono chiesto: perché la casa di fronte alla scuola non è crollata e la scuola è crollata? La risposta è nella solidarietà umana che possiamo esprimerci - sottolinea Valentinetti - che ci deve far sentire un cuore solo e un'anima sola. La vita ci insegna che 27 bambini sono morti, 29 persone sono morte, e che l'altro giorno 3 persone sono morte nella fossa mentre lavoravano a Milano. Il sole deve tornare a risplendere in voi se volete far riposare in pace questi figli, queste fidanzate, questi fidanzati, queste mamme e questi papà”.
18 gennaio 2017

Serena Giannico

Il video è stato realizzato da Massimiliano Brutti e Serena Giannico


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