Pale e picconi, sotto il solleone, frammentano il terreno. Lo saggiano, lo scandagliano. Nell'area archeologica di Juvanum, nelle silenziose campagne di Montenerodomo, si è tornati a scavare, dopo circa sei anni. Studenti e insegnanti dell'università “d'Annunzio” di Chieti-Pescara e tecnici della Soprintendenza d'Abruzzo sono al lavoro: tra i tesori della città romana cercano testimonianze di un passato sempre lontanissimo ma comunque più recente. Trowel e raschietti tra le antiche pietre, tra i resti dei templi, del foro, delle abitazioni, delle vie battute dal tempo. “Gli interventi – dice Oliva Menozzi, docente di Archeologia – prendono origine da un progetto interdisciplinare. E coinvolgono archeologi, geologi, restauratori classici e medievisti. L'esigenza è di indagare, scoprire, preservare, valorizzare e divulgare”. 

Sono circa 30 gli studenti all'opera, nella calura che pressa. Si sono sistemati tra Torricella Peligna e Montenerodomo. “Il cantiere – aggiunge la prof – è aperto ai visitatori, che possono assistere. E' interessante vedere da vicino e capire”. “Stiamo analizzando – evidenzia Sonia Antonelli, docente di Archeologia tardo antica e cristiana – le epoche successive alla grande fase romana, delle quali sappiamo poco. Quindi l'attenzione è sulla lunga vita di questo insediamento, sull'utilizzo e la frequentazione nei secoli successivi, testimoniati da strati di materiali e sistemazioni, risistemazioni, modifiche di destinazioni d'uso degli ambienti”. Patrizia Staffilani, altra docente, si occupa dei ritrovamenti di ceramica che continuamente vengono alla luce. Silvano Agostini, invece, geologo della Soprintendenza, sottolinea “si tratta anche di capire tecniche, qualità, omogeneità delle varie fasi archeologiche, caratteristiche e composizione dei materiali per poi meglio intervenire”. 

“Il complesso che stiamo sondando ed esaminando – fa presente Eugenio Di Valerio, borsista – è ubicato di fronte al foro... Avrebbe potuto avere una funzione pubblica, accogliere ad esempio, i magistrati... Ma abbiamo trovato stadere, bilance, pesi di piombo e quindi potrebbe trattarsi anche della mensa ponderaria, dove venivano conservati gli strumenti necessari a garantire la correttezza degli scambi e soprattutto a convertire le diverse unità di misura dei commercianti. E' da approfondire”. Intanto affiorano alcuni capitelli. Più in là c'è un altro gruppo. A guidarlo Maria Carla Somma, docente di Archeologia medievale: “Siamo scavando nell'area dell'acropoli, - afferma - dove sono stati in passato riconosciuti due templi. Noi ci stiamo soffermando soprattutto sul tempio maggiore dove, fonti, attestano l'esistenza, intorno al XII secolo di un monastero, con l'attigua chiesa di Santa Maria in Palatio”.  05 agosto 2017

A cura di Serena Giannico

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