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Il Consiglio di Stato boccia definitivamente il permesso "Colle dei nidi", per ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, proposto da Gas Plus, Medoilgas e dalla Petrorep nel Teramano. La sentenza è stata depositata ieri. "Il Montepulciano d'Abruzzo delle colline teramane è salvo", così il costituzionalista Enzo Di Salvatore e il coordinamento nazionale No Triv.

Delle tre società, la Gas Plus è italiana e deteneva la concessione al 65%, la Medoilgas inglese la controllava al 25% e la canadese Petrorep al 10%. La quota della Medoilgas è stata poi ceduta alla canadese Canoel quando la Medoilgas ha avuto problemi di liquidità.
"Colle dei Nidi" è un progetto che interessa le realtà di Sant’Omero, Nereto, Corropoli, Tortoreto, Torano Nuovo e Controguerra, fra Teramo e Ascoli Piceno. C'è un'agricoltura di pregio da tutelare e ci sono i vigneti del Montepulciano Docg, e si tratta di una zona paesaggisticamente rilevante. Il progetto, in ballo dal 2013, prevede la realizzazione di un pozzo esplorativo di 3.500 metri, per cui le imprese proponenti  hanno pagato allo Stato 5 euro al chilometro quadrato per un totale di circa 400 euro annui, visto che la concessione è di 83 chilometri quadrati. 400 euro all’anno per 83 chilometri quadrati? Tant'è...

Ma l'iniziativa è stata osteggiata. In campo tre Comuni che hanno fatto ricorso al Tar del Lazio - sono Bellante, Campli e Mosciano Sant’Angelo -, assistiti proprio da Enzo Di Salvatore. E il 28 gennaio 2015 il permesso "Colle dei Nidi" è stato bocciato dai giudici del Tribunale amministrativo regionale per "non aver consentito alle amministrazioni locali di partecipare al procedimento".

La faccenda sembrava essere archiviata ma l’Avvocatura generale dello Stato, anche contro la volontà della Regione Abruzzo, ha scelto "liberamente" di proporre appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar. E lo ha fatto il 22 luglio del 2015 anche per conto della Regione Abruzzo, oltre che per il ministero dello Sviluppo economico e per la Presidenza del Consiglio dei ministri.
"La decisione del ministero dello Sviluppo economico di proporre appello contro la sentenza del Tar Lazio ci lascia sconcertati ed appare quanto mai inopportuna, soprattutto nel chiamare in causa la Regione Abruzzo -, dichiararono all'epoca i sindaci di Bellante, Mario Di Pietro; di Mosciano Sant'Angelo, Giuliano Califfi e di Campli, Pietro Quaresimale -. La Regione - venne fatto ancora presente - nel frattempo ha revocato tutti gli atti precedentemente assunti in merito, manifestando la volontà di affiancare le comunità locali nella lotta intrapresa contro le ricerche petrolifere su terra e in mare. Ribadiamo la ferma determinazione di opporci con ogni mezzo e in tutte le sedi all’avvio di progetti petroliferi sui nostri territori, in quanto contrastano totalmente con il programma di sviluppo ecosostenibile,già avviato da tempo, che intendiamo portare avanti". Ora, col pronunciamento del Consiglio di Stato, la questione dovrebbe essere definitivamente chiusa. 08 giugno 2017

Serena Giannico
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