Il Montenegro avvia una consultazione pubblica per il rilascio di permessi di prospezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi in 13 blocchi dell'Adriatico. Le convenzioni internazionali e le norme comunitarie obbligano però gli Stati ad una consultazione transfrontaliera sulla Valutazione ambientale strategica.

Il Coordinamento No Ombrina, Trivelle Zero Molise, Trivelle Zero Marche, Forum Italiano Movimenti per l'Acqua chiedono a questo proposito l'intervento del Governo italiano:

"L'Adriatico è un golfo di un mare chiuso, il Mediterraneo, e una macchia di greggio, a seconda delle condizioni climatiche e delle correnti può viaggiare per decine di chilometri in poche ore (e centinaia in alcuni giorni) - dichiarano i movimenti ambientalisti -. La distanza tra questi blocchi e la costa pugliese è di un centinaio di chilometri e ancora meno dalle acque territoriali italiane (e ancora meno dalle acque sovrastanti la nostra piattaforma continentale). La costa pugliese e quella adriatica in genere dell'Italia ha numerosissimi siti di interesse naturalistico protetti a vario titolo e ospita un'importante flotta peschereccia. Inoltre l'attività turistica è ormai uno dei settori trainanti dell'intera economia del territorio. Un solo incidente grave potrebbe avere impatti alla scala dell'intero Adriatico, come dimostra, a mero titolo di esempio, il caso della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico.


Le tecniche di ricerca prevedono l'uso estensivo dell'airgun, una tecnica estremamente invasiva con l'emissione di onde sonore che viaggiano per centinaia di chilometri e che possono avere un impatto importante sulla vita marina (e anche sul pescato).

Lo Stato italiano ha recentemente autorizzato alcuni progetti di prospezione nelle acque di propria esclusiva competenza di fronte alla Puglia imponendo questa prescrizione che, ovviamente, non potrà essere rispettata (visto che deve essere intesa in ogni direzione!) senza una pianificazione con le autorità di altri paesi, come evidenzia bene proprio il caso in questione (fermo restando la nostra più netta e radicale critica anche a tali provvedimenti).


Tra l'altro appare incredibile che la Croazia e il Montenegro abbiano almeno avviato una procedura pubblica di pianificazione delle attività e lo Stato italiano sia totalmente refrattario arrivando addirittura a cancellare il Piano delle Aree nell'ultima legge di Stabilità.

Le associazioni e i movimenti italiani, in stretto coordinamento con le associazioni di Montenegro, Croazia e Albania, stanno scrivendo al Governo italiano affinché, come già avvenuto nel caso del Piano croato, le procedure di consultazione avviate dal governo del Montenegro siano estese immediatamente anche all'Italia sulla base di quanto previsto dall' articolo 7 della Direttiva 42/2001/CE, rendendo così possibile, tra l'altro, una partecipazione maggiore delle comunità (associazioni di categoria; associazioni e comitati ambientalisti; enti locali ecc.) al procedimento, in considerazione dell'allarme che questi progetti stanno provocando rispetto al futuro dell'intero mare Adriatico".

21 gennaio '16

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