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Treglio (Ch) - Scatena la rivolta dei frantoiani la chiusura dei Sansifici Vecere a Treglio. Ieri è stato notificato all'azienda il parere negativo della Regione Abruzzo al rilascio dell'Autorizzazione unica ambientale (Aua) richiesta dai Sansifici Vecere Srl per proseguire l'attività per altri 15 anni. No per ragioni igienico-sanitarie e urbanistiche. La società, quindi, non è più autorizzata a ricevere e a lavorare la sansa. E questo ha scatenato la furia di imprenditori olivicoli e frantoiani che questa mattina hanno preso quasi d'assedio il municipio di Treglio. "Una vergogna - ha gridato Giuseppe Sorrentino, titolare di un frantoio a Mozzagrogna (Ch) -. Ho 500 quintali di olive nel frantoio che rischiano di marcire. Vado dai carabinieri...". Qualcuno di loro - come denuncia Alessandro Lanci, presidente del movimento Nuovo Senso Civico - "è entrato nel mio negozio per aggredirmi verbalmente. Un visita davvero poco garbata accompagnata dalla promessa di veder scaricare 500 quintali di sansa davanti casa".

Il no della Regione arriva a seguito della Conferenza dei servizi che si è svolta a Pescara lo scorso 30 gennaio. Al tavolo presenti i Comuni di Treglio, territorio dove il sansificio è ubicato, e di Rocca San Giovanni; Sasi Spa per gli scarichi; l'Arta Abruzzo, l'Asl Lanciano Vasto Chieti; il Servizio di Gestione e qualità delle acque della Regione e il movimento Nuovo Senso civico, quale portatore d'interesse. Il Comune di Treglio aveva dato parere negativo per il problema delle emissioni in aria, per questioni igienico –sanitarie e di rispetto ambientale, per tutelare la salute pubblica dato che nella zona vivono decine di migliaia di cittadini. Anche dalla Asl era giunto il parere “non favorevole, considerato che non si conosce la qualità dell'aria della zona e che il sansificio può arrecare pericolo alla salute pubblica, dato che è classificata come industria insalubre di primo grado”. 

“Ci siamo presentati all'incontro – ricorda il sindaco di Treglio, Massimiliano Berghella – ribadendo il nostro no all'autorizzazione, tra le altre cose perché la società ha presentato un piano industriale identico a quello del 2011, quando scattò l'inchiesta della Procura di Lanciano con il sequestro dell'impianto produttivo e furono rilevate irregolarità e incongruenze nella struttura, che, così com'è adesso, è limitata e non è capace, a livello di emissioni, di rispettare i limiti imposti dalla legge, ad esempio per quanto concerne il monossido di carbonio ed altre sostanze inquinanti volatili”. Sulla questione nel luglio 2017 c'è stata una sentenza di condanna per l'amministratore unico della società Sansifici Srl, Enrico Vecere, a 6 mesi di arresto, convertiti il 40 mila euro di pena pecuniaria. 

Il Comune di Treglio, nella Conferenza dei servizi, aveva anche chiesto che il procedimento autorizzativo venisse assoggettato a Vinca (Valutazione di incidenza ambientale) dato che il sansificio Vecere si trova a ridosso di un Sito di interesse comunitario (Sic), il “Fosso delle farfalle”, e che quindi nella programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei luoghi. 

L'autorizzazione di Vecere era scaduta il 21 dicembre 2016 e aveva ottenuto una proroga di 90 giorni all'esercizio, terminato a fine marzo 2017. “La società – evidenzia Berghella –avrebbe dovuto presentare un progetto in cui venissero individuate e adottate le migliori tecnologie disponibili che garantissero bassi livelli di emissione di inquinanti, l'ottimizzazione dei consumi di materie prime, prodotti, acqua ed energia e un’adeguata prevenzione degli incidenti”. Invece il progetto presentato non ha soddisfatto i criteri richiesti e di qui la bocciatura. 
“Quest'anno – sottolinea ancora Berghella – l'azienda non avrebbe dovuto riaprire i cancelli, essendo senza autorizzazione”. 

Invece l'ha fatto, lo scorso 3 novembre. Per alcuni giorni ha funzionato regolarmente, fino all'intervento della Regione. La sua riaccensione, "illecita e indisturbata, ha seminato rabbia, incredulità e sgomento tra gli abitanti dell'intero comprensorio. La riapertura dell'impianto - riprende Lanci - è un fatto gravissimo che danneggia tutti, anche gli agricoltori e i frantoiani ai quali il sansificio, prima dell'inizio della stagione olearia, ha evidentemente confermato di poter trattare le sanse.
Peccato che gli amministratori del sansificio sapevano bene di non avere alcuna autorizzazione. Ed allora come non domandarsi se tutto questo  serva a scatenare proprio una guerra tra "poveri" al solo scopo di conseguire profitti. Frantoiani, agricoltori contro cittadini e dimostra quanta arroganza e sprezzo delle regole si celi dietro questi fatti. Se ci fosse stato rispetto delle regole, gli stessi frantoiani non sarebbero stati messi in difficoltà. Quello che impressiona è anche l'atteggiamento dei loro rappresentati di categoria. Loro stessi, avrebbero in vista della campagna olearia, dovuto individuare delle soluzioni alternative. Come potevano non sapere, visto anche il clamore mediatico sulla vicenda, che uno degli impianti più importanti nel trattamento delle sanse fosse privo di autorizzazione?" 

Sono più di 400 frantoi, per conto di 60.000 aziende di settore, che conferiscono sanse allo stabilimento di Treglio per un quantitativo pari a 40 mila tonnellate, che generano un fatturato di oltre 10 milioni di euro. In campo l'associazione Confrantoiani, con il presidente Alberto Amoroso. "Nella filiera dell’olio c’è un prodotto che si chiama sansa, - commenta - che in tutta Italia viene lavorato per i sottoprodotti che può generare. Solo in Abruzzo, e nel nostro territorio in particolare, i sansifici vengono chiusi. C’è il rischio che aumenti il prezzo dell’olio oltre al fatto che gli agricoltori potrebbero essere costretti al blocco della raccolta delle olive. Senza positive soluzioni, per protesta, sabato porteremo la sansa sulla piazza di Treglio durante Borgo Rurale".

 “La mia preoccupazione – dice ancora il sindaco di Treglio – è di trovare ora una soluzione affinché non vengano penalizzati gli imprenditori agricoli e i frantoiani. Per questo motivo sono in contatto con l'assessore alle Politiche agricole, Dino Pepe, e il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, con delega alle Attività produttive. L'irresponsabilità dell'azienda, infatti, generato il caos. La struttura di cui parliamo è classificata come insalubre di prima classe e secondo l'autorizzazione del 2011 si sarebbe dovuta delocalizzare, in accordo con l'azienda, che però non ha mai voluto sentire ragioni”. 

Nello scorso fine settimana Berghella, "dato che si tratta di un problema del territorio", ha avuto un incontro-confronto con i sindaci dei centri limitrofi, che - conclude il primo cittadino - "condividono appieno la linea di questa amministrazione e insistono per la delocalizzazione". 

Sulla questione interviene il consigliere regionale di Forza Italia, Mauro Febbo, che chiede di riaccendere l’impianto "prima che venga danneggiata in maniera irreparabile la stagione 2017 della raccolta delle olive. Da cinquant’anni - evidenzia - lo stabilimento Vecere è un punto di riferimento dei frantoi sia della regione Abruzzo e sia delle vicine Marche e Molise. Oltre al danno arriva anche la beffa. La chiusura del sansificio causerà la perdita di competitività al settore olivicolo abruzzese aggravando i nostri produttori di olio di ulteriori costi di trasformazione". 

07 novembre 2017

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