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Non è stata una caduta accidentale, escluso il malore, escluso il suicidio: Marina Angrilli è stata spinta giù dal balcone, dopo che, con l'inganno, è stata fatta salire su una scaletta di metallo. Sono le prime indiscrezioni trapelate sull'esito dell'autopsia sul corpo della moglie di Fausto Filippone, eseguita all'obitorio di Chieti dal medico legale Cristian D'Ovidio. Gli esami necroscopici hanno consentito di appurare che, per tipologia di lesioni e di traiettorie, la donna, che è precipitata di testa e all'indietro, non si è tolta la vita. Esclusa anche l'eventualità di liti e  colluttazioni. E' stata buttata giù all'improvviso: il primo gesto di un piano diabolico che il marito aveva delineato nella mente e che iniziava proprio con l'eliminazione della moglie. Per poi proseguire con l'assassinio della figlioletta di 10 anni, Ludovica, lanciata dal viadotto Alento dell'A14, da 40-50 metri d'altezza; e terminata con il suo suicidio: anch'egli si è gettato dal ponte. Così ha sterminato la sua famiglia. Così aveva programmato gli omicidi e la sua fine. 

Un disegno criminoso lucido, infernale, costruito come un puzzle e messo in atto domenica mattina. Quando con la moglie, lasciata la loro abitazione di Pescara, è arrivato nella casa di piazza Roccaraso 18, a Chieti. "Andiamo a comprare una lavatrice", ha detto ai familiari di lei. Invece aveva altri agghiaccianti propositi. Che ha cominciato ad attuare in quell'appartamento a Chieti, vuoto, da affittare, lontano da guardi e da interferenze. La scala è stata trovata sul lato sinistro del balcone e il punto è compatibile con la traiettoria della caduta. Una scusa è bastata per farle fare due o tre gradini, quanti occorrevano per scaraventarla agevolmente a terra. Nessuno ha visto il momento in cui Marina, 51 anni, insegnante di lettere, è volata da una decina di metri d’altezza. Era da poco passato mezzogiorno. La donna era agonizzante. E' stata trovata, nel cortile del palazzo, in condizioni disperate, dal medico Giuliano Salvio, uscito da casa per andare a prendere l'auto. La chiamata al 113, ha riferito ieri il questore di Chieti, Raffaele Palumbo, è arrivata alle 12.06. Il medico iraniano del 118, Medhi Farahani Abadi Majd, ascoltato dalle forze dell'ordine, ha spiegato: "Era distesa a terra: le sue condizioni mi sono apparse subito gravissime. Si è avvicinato un signore, che ha spiegato di essere il marito. Gli ho chiesto le generalità della donna e mi risposto dando il cognome suo, Filippone, e il nome di lei, Marina. C’era anche una pattuglia della polizia, che è arrivata proprio dopo di noi. Il signore (Filippone, ndr) era un po’ nervoso e non ha voluto sapere neppure quali fossero le condizioni della moglie". Una prima volta Filippone, dirigente della Brioni, si è allontanato dicendo di dovere andare a cercare i documenti di lei; poi, mentendo, ha spiegato ai soccorritori che avrebbe seguito l'ambulanza. Invece se l'è filata a bordo della sua Bmw X1 per raggiungere l’abitazione di Pescara in via Punta Penna. Qui ha fatto scendere la figlia Ludovica: "Papà ti ha preparato una sorpresa". E invece l’ha condotta alla morte. Le telecamere dell’autostrada hanno ripreso il momento in cui Filippone ha baciato la bimba e l'ha scaraventata giù dal cavalcavia. Il video è stato requisito.

Le indagini sono della Squadra mobile di Chieti, che ha rimesso una prima informativa alla Procura. Finora quello che sembra emergere dalla vicenda è un disagio profondo di Filippone, tenuto celato. Disagio di cui lui stesso avrebbe parlato con lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, domenica pomeriggio, mentre era aggrappato alla rete del viadotto dell'autostrada, e che sarebbe maturato dentro di sé dopo un fatto brutto - ha accennato - accaduto un anno e mezzo fa. Un trauma che lo ha cambiato per sempre, legato alla malattia prima e alla morte poi della madre, con cui aveva un rapporto strettissimo, quasi viscerale, esclusivo. Avrebbe provato comunque ad andare avanti, a condurre un'esistenza normale, ma con grandi difficoltà. Dei suoi cambiamenti umorali e che c'era qualcosa che non andava si era accorta tempo fa la sorella, la quale aveva provato a parlarne con la moglie Marina. Ma lui, venutone a conoscenza, si era parecchio arrabbiato. Al cospetto degli altri doveva apparire quello perfetto, senza ombre e debolezze, quello preciso. Ad un certo punto, vittima delle sue angosce, ha provato pure ad andarsene, con la scusa di di un lavoro all'estero. Aveva infatti, di recente, presentato alla Brioni richiesta per seguire un progetto di cooperazione fuori dall'Italia. 

Un disagio cominciato col decesso della mamma e maturato lentamente sino all'esplosione finale del 20 maggio. "La morte della madre è stato uno dei fattori che hanno provocato la decisione di Fausto Filippone - racconta lo psichiatra Di Giannantonio, che per sette ore ha cercato di convincere l'uomo a non gettarsi dal ponte -. Ha detto - spiega Di Giannantonio - che la sua vita era irreversibilmente iniziata a cambiare in termini intollerabili 15 mesi prima. E tra gli episodi che l'hanno resa intollerabile, ha citato la perdita della madre. Non era capace di interagire, in quei momenti, era ossessivo. Mi sono trovato davanti a un muro. Ripeteva che nella sua mente non c'era né la possibilità di essere perdonato né quella di comprendere le ragioni di ciò che aveva fatto. Nella sua testa tutto era già compiuto". Secondo le testimonianze e dagli elementi raccolti dagli investigatori nella famiglia e nella relazione tra i coniugi, invece, non c'erano problemi. 

 "Siamo ancora in attesa che l'autorità giudiziaria ci dia il via libera per i funerali. Personalmente credo che bisognerà farli separati: è una decisione su cui bisognerà ragionare - dichiara Francesco Angrilli, ematologo all'ospedale di Pescara, fratello di Marina, che evidenzia -: "Credo che la vita di mio cognato sia stata profondamente segnata dalla malattia e dalla morte della madre. Era tempo che la mamma di Fausto soffriva di Alzheimer, e questa patologia si è fatta chiaramente sempre più progressiva. Dietro a questi 15 mesi ci vedo la sofferenza e anche l'impotenza, perché lui era profondamente legato alla madre. Credo che questo lui lo abbia ben mascherato. Non è che negli ultimi mesi le sue abitudini fossero cambiate: vita familiare, frequentazione comune con gli amici e poi il loro lavoro. Tutte le volte possibili andavano in vacanza insieme, quindi un nucleo familiare unito e legato - continua Angrilli. - Fausto era una persona tranquilla, uno poteva essere in accordo o in disaccordo con il suo modo di pensare, ma a doverlo descrivere prima di quello che è successo domenica, io non me la sento di descriverlo come uno a rischio di azioni violente. Se Fausto aveva un malessere interno non traspariva in alcun modo: sicuramente è stato vittima di se stesso; il nostro dolore però è che ha coinvolto in questa vicenda due innocenti".
22 maggio 2018

Serena Giannico

Nelle foto Filippone prima di lanciarsi nel vuoto
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