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"Se la Regione Abruzzo, come previsto dalla legge 170 del marzo 2014, avesse realizzato la Carta di localizzazione dei Pericoli da valanga (Clpv), oggi le 29 persone morte a Rigopiano sarebbero vive". E' quanto dichiarato, oggi, a Pescara, dai legali del Comune di Farindola, del sindaco Ilario Lacchetta e del tecnico comunale Enrico Colangeli, nell'illustrare le ragioni alla base della denuncia presentata in Procura a L'Aquila, nei confronti della Regione Abruzzo, per disastro valanghivo doloso, riguardo alla tragedia dell'Hotel Rigopiano. Il pool di avvocati fa sapere che nel febbraio scorso ha proceduto all'acquisizione di un'ampia documentazione presso gli uffici della Regione. "Da quella documentazione è emerso che nel 1992 la Regione Abruzzo, insieme ad altre sette Regioni, in seguito alla sciagura del Pavillon, ideò una splendida legge finalizzata a prevenire il rischio valanghe, che però è rimasta a dormire per anni nei cassetti della stessa Regione", spiega l'avvocato Cristiana Valentini, insieme ai colleghi Goffredo Tatozzi e Massimo Manieri, e al team di esperti formato dal climatologo Massimiliano Fazzini, dall'ex responsabile di Meteomont Abruzzo Giorgio Morelli e dall'ingegnere specializzato in area montuose Marco Cordeschi, che hanno svolto perizie tecniche nell'ambito delle indagini difensive. 

"Nel marzo del 2014, improvvisamente - aggiunge - la Regione decide di dare attuazione a quella legge, emanando la legge 170, dando contestualmente l'ordine alla Protezione civile di redarre la Clpv, essenziale per applicare la norma. Quella legge prevedeva l'obbligo per la Regione di redigere la Carta di localizzazione dei Pericoli da valanga, prevedeva che a realizzarla fosse la Protezione civile e prevedeva che la Carta fosse approvata dalla Giunta regionale e inviata ai Comuni - continua Valentini -. A partire da quel momento, la legge avrebbe imposto vincoli edilizi e ordini di sgombero per tutte le strutture situate in aree valanghive e dunque non ci sarebbe stato il disastro dell'Hotel Rigopiano".

"Nel delineare la condotta dolosa della Regione Abruzzo, abbiamo applicato gli stessi criteri che sono stati utilizzati nell'ambito di un precedente autorevole, quale il caso della Thyssenkrupp di Torino - viene aggiunto -. Adesso spetterà alla Procura compiere i necessari approfondimenti sulle responsabilità personali e per capire come mai sia stato disatteso l'ordine della Regione, impartito alla Protezione civile, di realizzare la Carta di localizzazione dei Pericoli da valanga (Clpv) - rimarca l'avvocato Valentini -. In tal senso abbiamo chiesto il sequestro di tutte le e-mail che sono state inviate negli uffici regionali dal marzo del 2014 ad oggi". Valentini inoltre spiega come mai la denuncia sia stata presentata presso la Procura dell'Aquila: "Riteniamo che le condotte più gravi, da parte della Regione, si siano svolte in quel territorio".

Il 28 maggio prossimo, inoltre, su richiesta dei legali del Comune di Farindola, sarà ascoltato Sabatino Belmaggio, dirigente del Servizio Prevenzione dei rischi di Protezione civile, alla presenza del pm Andrea Papalia, nell'ambito dell'inchiesta sul dramma del Rigopiano, che vede indagati Lacchetta e Colangeli, insieme al presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, al direttore dell'albergo Bruno Di Tommaso e ai due funzionari della Provincia Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, con le accuse di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime e atti omissivi in materia di sicurezza del lavoro. "Già da molto tempo  - afferma ancora l'avvocato - abbiamo chiesto che venisse sentito e abbiamo moltissime domande da porgli". Ieri, a tal proposito, i carabinieri forestali hanno acquisito atti e incartamenti in Regione. 16 maggio 2017

Nella foto in basso la conferenza stamap di oggi dei legali del Comune di Farindola
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