"Nel marzo del 2014, improvvisamente -
aggiunge - la Regione decide di dare attuazione a quella legge,
emanando la legge 170, dando contestualmente l'ordine alla
Protezione civile di redarre la Clpv, essenziale per applicare
la norma. Quella legge prevedeva l'obbligo per la Regione di
redigere la Carta di localizzazione dei Pericoli da valanga,
prevedeva che a realizzarla fosse la Protezione civile e
prevedeva che la Carta fosse approvata dalla Giunta regionale e
inviata ai Comuni - continua Valentini -. A partire da quel
momento, la legge avrebbe imposto vincoli edilizi e ordini di
sgombero per tutte le strutture situate in aree valanghive e
dunque non ci sarebbe stato il disastro dell'Hotel Rigopiano".
"Nel delineare la condotta dolosa
della Regione Abruzzo, abbiamo applicato gli stessi criteri che
sono stati utilizzati nell'ambito di un precedente autorevole,
quale il caso della Thyssenkrupp di Torino - viene aggiunto -. Adesso spetterà alla Procura compiere i necessari
approfondimenti sulle responsabilità personali e per capire come
mai sia stato disatteso l'ordine della Regione, impartito alla
Protezione civile, di realizzare la Carta di localizzazione dei
Pericoli da valanga (Clpv) - rimarca l'avvocato Valentini -. In tal senso abbiamo chiesto il
sequestro di tutte le e-mail che sono state inviate negli uffici
regionali dal marzo del 2014 ad oggi".
Valentini inoltre spiega come mai la denuncia sia stata
presentata presso la Procura dell'Aquila: "Riteniamo che le
condotte più gravi, da parte della Regione, si siano svolte in
quel territorio".
Il 28 maggio prossimo, inoltre, su
richiesta dei legali del Comune di Farindola, sarà
ascoltato Sabatino Belmaggio, dirigente del Servizio Prevenzione
dei rischi di Protezione civile, alla presenza del pm Andrea
Papalia, nell'ambito dell'inchiesta sul dramma del Rigopiano, che vede indagati Lacchetta e
Colangeli, insieme al presidente della Provincia di Pescara
Antonio Di Marco, al direttore dell'albergo Bruno Di Tommaso e
ai due funzionari della Provincia Paolo D'Incecco e Mauro Di
Blasio, con le accuse di omicidio colposo plurimo, lesioni
colpose plurime e atti omissivi in materia di sicurezza del
lavoro. "Già da molto tempo - afferma ancora l'avvocato - abbiamo chiesto che venisse sentito e abbiamo moltissime domande da porgli". Ieri, a tal proposito, i carabinieri forestali hanno acquisito atti e incartamenti in Regione. 16 maggio 2017