L'Aquila - La "faglia di Paganica", che ha originato il terremoto del 6 aprile 2009, non era nota agli esperti alla vigilia della scossa delle 3.32, quella di magnitudo 6.3 che ha devastato l'Aquilano. Lo ha detto Gianluca Valensise, geologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma, ascoltato oggi nell'udienza del processo in corso al tribunale dell'Aquila alla commissione Grandi rischi, organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio. Valensise poi ribadito che "nel 2009 non si sapeva la faglia sarebbe stata nel punto esatto dove si è manifestata, si era solo a conoscenza che nel corridoio tra L'Aquila e Sulmona si sarebbero avuti terremoti come sempre in passato". Dopo questa testimonianza e quella del geologo dell'Università dell'Aquila Antonio Moretti è cominciata la proiezione di una serie di video prodotti dall'accusa e dalle parti come fonti di prova. Il giudice Marco Billi ha poi rinviato l'udienza a mercoledì prossimo, 4 aprile. Gli imputati sono Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis (l'unico che fino a oggi è stato sempre presente in aula), già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile. I capi di imputazione per tutti sono di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose.

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