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Strade e infrastrutture danneggiate, case rurali, stalle e fienili crollati, magazzini rovinati ma anche stabilimenti di trasformazione, rivendite, macchine agricole, macchinari di lavorazione e animali morti e feriti: nelle aree rurali devastate dal terremoto si contano danni per 2,3 miliardi, che comprendono anche le perdite per il crollo della produzione di latte e delle coltivazioni e per gli effetti negativi sul commercio per la fuga dei turisti e dei residenti. E' quanto emerge dal dossier della Coldiretti #stalletradite diffuso in occasione dell'arrivo degli agricoltori e degli allevatori delle aree colpite dal sisma di Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio  a Roma, in piazza Montecitorio, insieme ai propri animali e ai prodotti salvati dai crolli. 

A poco più di sei mesi dalla prima scossa del 24 agosto nel centro Italia, si conta una strage: oltre diecimila animali morti, feriti e abortiti, per l'effetto congiunto delle scosse e del maltempo, che hanno fatto crollare le stalle e costretto gli animali al freddo e al gelo, con decessi, malattie e diffusi casi di aborto. Ad oggi quasi 9 animali "sfollati" su 10 ( per l'85%) non possono essere ospitati nelle stalle provvisorie annunciate e gli allevatori - sottolinea la Coldiretti - non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore sopravvissuti, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti, mentre si è ridotta del 30% la produzione di latte per lo stress provocato dal freddo e dalla paura delle scosse. Ma terremoto e maltempo - continua la Coldiretti - hanno causato anche un generale dissesto del territorio, con ettari di terreno agricolo fertile franato che non consente la normale coltivazione, mentre l'interruzione della viabilità incide sul commercio delle produzioni salvate, ma ostacola anche la preparazione dei terreni da parte degli agricoltori. 

"E' il caso - riferisce Coldiretti - della semina delle lenticchie della Igp Castelluccio di Norcia, che normalmente inizia nel mese di marzo, ma ci sono grosse preoccupazioni anche per la viabilità compromessa dal terremoto, che costringe i produttori ad un vero percorso di guerra per raggiungere l'altipiano. In difficoltà sono pure le coltivazioni, dai pregiati ulivi "Doc" alle rinomate produzioni di cereali e legumi. Il patrimonio di ulivi delle aree terremotate dell'Abruzzo è stato praticamente decimato dall'effetto del maltempo, con quasi 1 milione di piante d'olivo a terra".

Sono 25mila le aziende agricole e le stalle nei 131 comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, con 292mila ettari di terreni agricoli, coltivati soprattutto a seminativi e prati e pascoli da imprese per la quasi totalità a gestione familiare (96,5%), secondo le elaborazioni Coldiretti sull'ultimo censimento Istat. Significativa la presenza di allevamenti con quasi 65 mila bovini, 40mila pecore e oltre 11mila maiali, dalle quali si evidenzia anche un fiorente indotto agroindustriale, con caseifici, salumifici e frantoi, dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo. Il crollo di stalle, fienili, caseifici e la strage di animali hanno limitato l'attività produttiva nelle campagne, mentre lo spopolamento - sottolinea Coldiretti  - ha ridotte le opportunità di mercato". 

Per salvare aziende agricole e allevamenti - evidenzia Coldiretti - occorre recuperare gli inaccettabili ritardi accumulati nella realizzazione delle stalle e dei fienili previsti dai bandi regionali ma nel filmato #stalletradite girato, si denuncia anche la scarsa qualità delle stalle mobili. Una vera e propria galleria degli orrori fra teloni strappati alla prima raffica di vento, chiusure rotte o montate male, abbeveratoi sbagliati. "E' bastata qualche pioggia - spiega l'associazione - per allagare completamente le stalle provvisorie, rendendole delle vere e proprie vasche dove allevare più le trote che le pecore, mentre a qualche altra è franata addirittura la terra sotto. Senza dimenticare i teloni non fissati, per la gioia di animali selvatici praticamente liberi di penetrare nelle strutture. E solo poco decine ha l'allaccio della luce e dell'acqua e sono funzionanti". "E' necessario un nuovo inizio per scongiurare il rischio concreto della 'desertificazione' con una robusta 'cintura di sicurezza' fondata sull'economia agricola e turistica, delle zone colpite ed in quelle immediatamente adiacenti", afferma il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel denunciare "una nervatura burocratica tanto pervasiva, quanto lontana e sorda nel recepire le esigenze determinate da un evento drammatico come il sisma". 

A rischio - ribadisce Coldiretti c'è un patrimonio di specialità conservate da generazioni nelle campagne diventate simbolo del Made in Italy in tutto il mondo, dal pecorino di Farindola al pecorino Amatriciano, dalla lenticchia di Castelluccio al pecorino dei Sibillini, dal Vitellone Bianco Igp alla patata rossa di Colfiorito Igp, dallo zafferano al tartufo, dal ciauscolo Igp al prosciutto di Norcia Igp, dalla mortadella di Campotosto al caciofiore aquilano fino alla ventricina teramana. I prodotti locali salvati dalle macerie rischiano ora di sparire per il crollo del 90% del mercato locale provocato dalla crisi del turismo e dallo spopolamento dovuto all'esodo forzato ma anche ai ritardi nella costruzione degli alloggi temporanei. Il crack delle vendite ha colpito maggiormente i formaggi, dal pecorino alle caciotte, anche in ragione del fatto che nelle zone colpite dal sisma è molto radicata l'attività di allevamento. L'abbandono forzato delle popolazioni, trasferite sulla costa, e la fuga dei turisti hanno fatto venir meno la clientela, mettendo in grave difficoltà le aziende che, oltre a non vendere, devono comunque mungere tutti i giorni con la necessità di trasformare il latte o cederlo a qualche caseificio, peraltro in una situazione in cui molte strutture di questo tipo sono inagibili. In difficoltà anche il settore dei salumi, a partire da quelli pregiati a Denominazione di origine, dove al blocco delle vendite si è accompagnato quello della produzione a causa dell'inagibilità dei laboratori che si trovano nelle zone del cratere. 

"Ma l'assenza di acquirenti - continua Coldiretti - sta interessando un po' tutte le produzioni, compresi farro, lenticchie e altri legumi. A pesare è la situazione di difficoltà in cui versa l'intera offerta turistica delle zone terremotate che fondava il suo successo sulle sinergie tra cultura, ambiente e qualità alimentare. Gli effetti del terremoto si sono sentiti sulle presenze dei 3.400 agriturismi attivi nelle quatto regioni colpite dove i turisti sono più che dimezzati mentre nel cratere i 444 agriturismi presenti sono praticamente vuoti". Coldiretti chiede di incentivare il turismo nelle regioni colpite dal sisma "prevedendo la detraibilità delle spese sostenute dai turisti per i soggiorni nelle strutture ricettive agrituristiche che potrebbero essere considerate oneri deducibili a lato della dichiarazione dei redditi". "La ricostruzione - ha esortato Moncalvo - vada di pari passo con la ripresa dell'economia, che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo". 07 marzo 2017


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