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Sei i fendenti a segno, di cui due mortali: uno al collo, l'altro al torace. Lei ha cercato di  ripararsi dai colpi - complessivamente ne sarebbero stati sferrati circa 25 -  ma non ce l'ha fatta. Ha lottato e si è difesa fino a che ha potuto dalla furia ossessiva che all'improvviso. Questi, drammatici, sono stati gli ultimi istanti di vita di Ester Pasqualoni, 53 anni, oncologa di Roseto degli Abruzzi (Teramo), ammazzata dall'uomo che la perseguitava da circa quattro anni. La dottoressa era appena uscita dall'ospedale di Sant'Omero, dove lavorava, quando, il 21 giugno scorso, è stata aggredita e uccisa. E' stata l'autopsia, eseguita questo pomeriggio da Silvestro Mauriello, dell'Università Tor Vergata di Roma, su disposizione del pm Davide Rosati, a stabilire le cause del decesso. Tante ferite, dunque, molti tagli, tanto che il collega della vittima, il medico del 118, Piergiorgio Casaccia, che l'ha vista agonizzante nel parcheggio e l'ha soccorsa per primo, ha riferito di non averla riconosciuta subito. Aveva il volto coperto di sangue. Non è ancora stata trovata l'arma del delitto: un robusto coltello.

Ammazzata da colui che da amico si era trasformato in stalker, rendendole l'esistenza un inferno. Lei aveva paura di quell'uomo, che ultimamente descriveva come diabolico; aveva timore di Enrico Di Luca, 69 anni, ex investigatore privato, di Martinsicuro, che dopo averla massacrata si è suicidato. Lei aveva paura e lo aveva denunciato. Il 24 gennaio del 2014 Ester Pasqualoni ha presentato un esposto al commissariato di Atri. "Nell’estate del 2005 -  ha fatto presente la dottoressa alle forze dell'ordine - ho conosciuto Enrico, perché quest’ultimo si era sottoposto a una visita specialistica. Fra noi è nata una profonda amicizia. L’ho introdotto nella mia famiglia di origine. Lui, con i suoi modi gentili e garbati, si è fatto apprezzare da tutti". Nel settembre 2008 la donna si è separata dal marito e un anno dopo si è innamorata di Fabrizio, 55 anni, con il quale ha instaurato una relazione sentimentale. "A novembre 2013 ho deciso di confidare ad Enrico che frequentavo da un po’ Fabrizio e che con lui avevo una relazione. In un primo momento, mi è parso che Enrico abbia capito e accettato la mia nuova relazione: gli ho detto che a lui ci tenevo molto e che in quanto amico volevo continuare a vederlo...". Ma dopo qualche giorno sono iniziati sms ed email persecutori. "Molte mail, non le ho nemmeno aperte per non essere ulteriormente impressionata e gravata psicologicamente, tuttavia non le ho cancellate". 

"Mi scriveva che era rimasto deluso, che si sentiva offeso e ingiustamente messo da parte dopo che, per nove anni, mi era stato sempre vicino. Gli ho telefonato e spiegato che lui per me era una persona importante, ma che fra noi oltre all’amicizia non poteva concretizzarsi null’altro". Il 22 novembre un sms amorevole. "Sei il mio primo pensiero del mattino. Non buttiamo questi ricordi, tutto quello che ci ha legato fino ad oggi, giorni belli o brutti che abbiamo trascorso insieme. Ogni giorno che passa vedo sempre più buio totale intorno a me… sto sempre più male. Dammi un vero segnale che mi vuoi veramente bene e saprò attendere con pazienza. Nulla è cambiato t.v.b.". Il 12 dicembre lui le ha inviato un sms: "...Non accetterò mai questa situazione che si è creata. Ho tutte le registrazioni sms che conservo scrupolosamente". Quindi sono cominciati pedinamenti e inseguimenti e messaggi su Facebook con una "foto che ritrae me e il mio attuale compagno, in cui compariamo senza occhi". La polizia ha sequestrato il porto d'armi all'uomo che, di conseguenza, le ha scritto: "Mi sono ritrovato la Digos dentro casa, mi hanno sequestrato il porto d’armi e un fucile a scopo precauzionale. Spero vivamente che non c’è il tuo zampino". Il 30 gennaio del 2014 nei confronti di Di Luca è scattato l’ammonimento del questore. Il 5 aprile successivo l’oncologa, a passeggio per le strade di Roseto, ha allertato i carabinieri, segnalando che lui la stava riprendendo con una telecamera. Il 30 ottobre, sempre del 2014, il pm di Teramo, Irene Scordamaglia, ha chiesto l’archiviazione del procedimento per stalking aperto nei confronti di Di Luca. Innanzitutto per "difetto della condizione di procedibilità (querela)". E poi perché "le indagini delegate in ordine alle presunte riprese hanno permesso di accertare che quanto riferito dalla persona offesa non corrispondeva al vero...". La vicenda giudiziaria si è conclusa in questa maniera.  

I funerali dell'oncologa si terranno domani pomeriggio, alle 16.30, nella chiesa della Madonna della Salute a Teramo, in zona Villa Mosca. Nella stessa chiesa, da questa sera alle 20, c'è la camera ardente. In città ed anche a Roseto, dove Ester viveva con i due figli, nel giorno delle esequie sarà lutto cittadino. Sempre a Roseto, per domani alle 21, è stata organizzata una fiaccolata, che partirà dal lido La Lucciola e si snoderà per tutto il lungomare, per proseguire lungo via Conti e via Nazionale e concludersi nella piazza antistante la chiesa di Santissima Maria Assunta con un momento finale di preghiera. "La manifestazione è un modo per porre l'attenzione sul tremendo problema del femminicidio che in questi ultimi mesi sta flagellando il Paese e che ha tristemente toccato anche la nostra città", afferma in una nota la commissione Pari opportunità del Comune.
Quella di Roseto non è l'unica fiaccolata organizzata in memoria di Ester. Ieri sera a Teramo, in piazza Orsini, si è infatti svolta una serata in ricordo della dottoressa, con una veglia e un reading di poesie contro la violenza sulle donne. Ad organizzare l'iniziativa il centro di cultura 'Hannah Arendt' e il comitato "Se non ora quando?' I partecipanti hanno acceso una candela per Ester. 

 Anche sul corpo del suo assassino sarà eseguito l'esame autoptico. Di Luca è stato ritrovato con una fascetta da elettricista stretta attorno al collo in un appartamento di via Baracca, a Villa Rosa di Martinsicuro. 

"Abbiamo già dato indicazioni agli uffici giudiziari di costituire nelle procure gruppi di lavoro specializzati e negli uffici giudicanti sezioni specializzate per fare in modo che la risposta giudiziaria a fenomeni così gravi sia la più consapevole e adeguata possibile, anche in tema di tempestività", questo il commento del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, parlando con i giornalisti a Teramo e sottolineando "l'aspetto rilevantissimo delle misure interdittive, cautelari, del rapporto tra la tempestività dell'intervento e il ruolo delle strutture socio assistenziali territoriali e delle forze dell'ordine, del coordinamento tra magistratura e forze dell'ordine". "Con le associazioni più rappresentative di volontariato e tutela delle vittime di violenza di genere abbiamo avviato una procedura nella commissione consiliare competente per verificare ogni possibilità di miglioramento sotto il profilo organizzativo della risposta giudiziaria a questi reati che purtroppo non accennano ad attenuarsi, anzi, sembrano avere carattere diffusivo molto elevato. Nell'arco di alcune settimane, ne ho parlato anche col presidente Mattarella, assumeremo qualche conclusione”. 

Nelle foto: in alto la vittima; in basso il carnefice
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