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Due pezzi usciti difettosi, che avrebbero dovuto essere scartati, e che, invece, per errore, sono stati inviati per l'assemblaggio allo stabilimento dell'Alfa Romeo a Cassino. Per questo due dipendenti della Magneti Marelli di Sulmona (Aq) nei giorni scorsi sono stati licenziati: cacciati un operaio, con contratto interinale, e un caporeparto, di 53 anni, molto qualificato, che lavorava da 30 anni in quella fabbrica. Domani, per questo fatto, nello stabilimento Fca  (Fiat Chrysler Automobiles) della Valle Peligna è stato indetto uno sciopero di otto ore, su tre turni: il primo (dalle 6 alle 14), il secondo (dalle 14 alle 22), il terzo (dalle 22 alle 6). Braccia incrociate su iniziativa della Fiom Cgil della provincia dell'Aquila e della Rsa Fiom della Sistemi Sospensioni, anche per protestare contro il clima teso che si respira all’interno della fabbrica più grande del territorio - 636 i dipendenti -, "contro i carichi di lavoro imposti e contro un metodo di organizzazione sbagliato".

Il fatto è accaduto lo scorso 15 aprile, quando un caporeparto, a fine turno, è stato convocato dalla direzione. Gli è stata consegnata la lettera di benservito nella quale si contesta l’invio di due pezzi del telaio difettosi allo stabilimento di Cassino per la produzione della Stelvio, il primo suv dell’Alfa. Per la stessa ragione via anche un operaio con contratto a termine. Sono entrambi rei, secondo l'azienda, di non aver scartato i pezzi imperfetti. Trenta anni di sacrifici, per il capo reparto, bruciati in pochi secondi. Il malcapitato, dopo la notizia, ha  avuto un malore: è svenuto per strada ed è stato ricoverato in ospedale. Niente di preoccupante, ma il colpo accusato è stato tremendo. 
All'uomo l’azienda ha contestato di aver ceduto il suo badge ad un interinale per sbloccare un macchinario e che da quel macchinario sarebbero uscite due traverse, destinate alla Stelvio, senza staffe. "Un danno da 50 euro", è stato sottolineato, ma tanto è bastato.

"Quello che oggi è capitato a un capo reparto domani può, a maggior ragione, capitare a qualunque operaio", afferma Fiom che ha evidenziato, anche con volantinaggio, che si tratta di "un segnale inquietante per tutti. Un episodio - viene aggiunto - gravissimo".
"Sono una quindicina - spiega Alfredo Fegatelli, segretario provinciale della Fiom-Cgil - negli ultimi dieci mesi gli incontri a cui ho partecipato da solo per conciliare richiami e lettere di sospensione. Dunque credo che i contenziosi aperti siano decine e decine. Quello che è incomprensibile è che in una fabbrica dove tutto potrebbe funzionare bene, ci si va ad incaponire così. Alla Sistemi Sospensioni - aggiunge - questa volta chi ha patito le conseguenze per le macroscopiche inefficienze dell’organizzazione del lavoro, da sempre giudicata sbagliata, è un lavoratore a cui è stato assegnato il ruolo di responsabilità, che ha pagato un conto salato".  Il licenziamento è arriva a pochi giorni dalla visita nello stabilimento  di Sulmona del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che aveva denunciato "turni eccessivamente pesanti".
"Quel che è successo - dichiara Pietro Campanella, Fiom -  è il frutto dell’applicazione del contratto nazionale voluto da Marchionne e che noi non abbiamo firmato, un contratto che va in deroga a molti diritti".

La giunta comunale, guidata dal sindaco Annamaria Casini, ha preso posizione. Prima un incontro con i sindacati per poi chiederne un altro coi vertici dell’azienda, per provare a salvare il posto al dipendente partito come operaio e diventato capo reparto, con esperienze all’estero, come il periodo trascorso in uno stabilimento Chrysler in Messico. L’assessore al Lavoro, Paolo Santarelli: "Siamo rimasti sbigottiti da tale decisione".
Il caporeparto è difeso dall’avvocato Alessandro Margiotta, che dice: "Il licenziamento è un provvedimento sproporzionato rispetto al fatto che viene contestato al mio assistito. Una lettera di richiamo o una sospensione le avrei maggiormente comprese".

"Un capo è troppo amico dei lavoratori? Licenziamolo con un pretesto. Due telai difettosi del cui controllo non era neanche responsabile e comunque individuati immediatamente non costituiscono ragione sufficiente per un provvedimento così pesante": sulla questione interviene Maurizio Acerbo,  segretario nazionale Prc-Se. "La realtà - prosegue -, come risulta da diverse testimonianze, è che il caporeparto è da tempo nel mirino essendo considerato troppo aperto alle ragioni di lavoratori e sindacato. Si tratta di un licenziamento punitivo - rincara Acerbo - che giustamente la Fiom ha denunciato proclamando lo sciopero. Se il caporeparto non fa il kapò diventa anche lui bersaglio dello strapotere padronale. Nessuno è al sicuro quando vengono meno diritti e garanzie". 

Solidarietà arriva dalla segreteria regionale di Sinistra Italiana: "Il licenziamento è un segnale inquietante per tutti i lavoratori -, affermano Domenico Capaldo e Daniele Licheri, - che stanno giustamente protestando per turni eccessivamente pesanti nello stabilimento. Siamo pronti, tramite il gruppo parlamentare, ad intervenire con un’interrogazione. Chiediamo l'immediato reintegro e un più consono provvedimento, proporzionato all'accaduto". 23 aprile 2017

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