di Serena Giannico



Lanciano (Chieti) 30 lug. '13 - E' sulla rielezione del Consiglio d'amministrazione - formato da Domenico Scutti (Pd), presidente; Vincenzo Palmerio (Udc), consigliere e vice presidente e Giuseppe De Vito (Pd), consigliere - che, a Lanciano, in una serata bollente, si accende l'assemblea dei sindaci - e quindi dei Comuni soci - della Sasi (Società abruzzese per il servizio idrico integrato). Il bilancio della società dell'acqua è stato approvato, tra mugugni e astensioni, ma il punto caldo è il cda. Con riunioni e semiriunioni semisegrete che si rincorrono - alla faccia della trasparenza - e telefonini roventi di amministratori comunali in contatto con i vertici regionali dei partiti - di Pd e Pdl (si vocifera Camillo D'Alessandro e Fabrizio Di Stefano) - che danno disposizioni in diretta. E così, nel giro di alcune ore, si consuma l'ennesimo spettacolo indecente della politica: urla, strepiti, accuse. Per quelle tre poltrone i partiti si accapigliano. Mentre il presidente uscente, Scutti, dice che lui sta lì, a ricoprire quell'incarico, per i soldi. Altro che spirito di rinuncia, abnegazione e vocazione… A lui interessano i soldi, e basta, altrimenti se ne va. 
Il nuovo cda in realtà tanto nuovo non dovrebbe essere: all'orizzonte si prospetta la rielezione di Scutti, intenzionato, insieme a Palmerio, a non schiodarsi dal posto di comando. Ma in fermento c'è il Pdl, capitanato da un gruppetto di agguerrite sindache, coordinate da quelle di Castelfrentano, Patrizia De Sanctis, e di San Salvo, Tiziana Magnacca.
Dopo una serie di consulti a porte chiuse, vengono fuori tre liste: la prima è del Pd che, per i vertici Sasi, conferma, da copione, il nome di Domenico Scutti e poi fa quello di Vincenzo Antonucci; l'Udc rivuole Palmerio e il Pdl presenta Patrizio D'Ercole, presidente Isi (società che si occupa del patrimonio delle reti idriche e che dovrà essere presto accorpata alla Sasi, com'è stato deliberato), Stelio Verna e Nicola Di Loreto. Nei corridoi si vocifera… "due posti sono del Pd e uno del Pdl. Perché la maggioranza prende due consiglieri e la minoranza uno". E L'Udc? "Non ha i numeri". Così, fatte le liste (le prime due verranno successivamente integrate con altri nominativi di riempimento), comincia la gazzarra. Perché ad un certo punto si alza Camillo Di Giuseppe, sindaco di Altino e segretario provinciale del Pd, che dice: "Per esigenze legate alla spending review propongo che i membri del nuovo cda non percepiscano stipendi fino alla fusione dell'Isi con la Sasi. Si tratta di un paio di mesi, saranno dati solo i rimborsi. Sarebbe anche un segnale per i cittadini". Apriti cielo. Scutti s'infuria. "Lavorare a costo zero, ho capito bene? Io non lavoro gratis, ritiro la mia candidatura". Tommaso Coletti, in pool position nel Partito democratico, diventa paonazzo e cerca di metterci una toppa. "Non si possono azzerare gli stipendi, d'un sol colpo. Rinviamo la riunione…". Strepiti, grida, si va avanti. Il Pd sfilacciato? Perché queste posizioni diverse all'interno del Partito democratico? Di Giuseppe dà un calcio al compaesano Scutti? Gianni Bellisario, primo cittadino di Perano: "Tanti i sindaci che non percepiscono indennità. Si chiede un sacrificio, anche per la collettività". Scutti non vuole sentire ragioni: pretende di essere pagato. "Non sono un sindaco, sono un manager - ribatte -. Io qui sono stato chiamato". "Diminuire le spese - rincara Paolo Di Guglielmo, sindaco di Civitella Messer Raimondo -, altrimenti si ritiri la candidatura di Scutti e si cambi presidente". E' bagarre. Alcuni sindaci del Pd, imbufaliti, si alzano e se ne vanno: il tiro mancino (così viene inteso) nei confronti di Scutti non lo tollerano. Altri non capiscono che succede: è un pasticcio griffato Pd."Ma se D'Ercole già lavora gratis - intervengono le sindache Pdl - perché non potrebbe farlo Scutti?" Lui, il manager, è incollerito: "Debbo fare da presidente, - butta lì -, da amministratore delegato e da direttore generale. Prima che arrivassimo noi era una società fallita. In due anni e mezzo l'abbiamo rivitalizzata. Io non ho chiesto niente a nessuno: la mia retribuzione netta è di 1.300 euro al mese, già fa ridere. Sono io quello che si becca tutti gli avvisi di garanzia della Procura tra l'altro… Voglio essere retribuito, o me ne vado. Ma non in  pensione. A 66 anni vado a fare altro…". Quanto prende Scutti? 1.300 euro dice lui, 2.300 ribattono alcuni sindaci, 3.300 sostiene Coletti… Chissà quanto prende Scutti… Di Giuseppe torna al microfono: "Occorre attenerci alla spending revew. Non si può tergiversare. Altrimenti cambiamo i candidati". Battibecchi, grida. Altri del Partito democratico lasciano la sala. Coletti è sempre più paonazzo, una parte del Pd - quella che ostinatamente tifa Scutti - è sempre più incredula e arrabbiata: "No, così non si può, non si può…". Coletti tenta la mediazione con Scutti: "Non decidiamo adesso sui compensi". Ma Di Giuseppe tira dritto. Ognuno dice la propria: "Ritiriamo le liste", "no cambiamole". "No, non si cambia nulla, qui". "Andiamo a casa, ci riflettiamo e vediamo...". Qualcuno propone che D'Ercole (Pdl), presidente Isi, venga inserito nel cda, "per meglio favorire la fusione dell'Isi nella Sasi". "Il Pdl nel cda?", Gianni Di Rito (Udc), sindaco di Rocca San Giovanni, avanza furioso. E tuona: "Il Pdl ha presentato ricorsi su ricorsi. Non ha mai votato un bilancio e ora lo si vuole infilare nel cda?" Strepiti e schiamazzi. Di Rito ringhia: "E' tutto chiaro, è una farsa. C'è l'accordo Pd-Pdl. C'è l'inciucio...". E Patrizia De Sanctis, di rimando: "Non c'è nessun accordo. Avete rotto voi dell'Udc, sono anni che fate accordi con tutti". La baraonda. Alla fine, nel malcontento generale, da una proposta del sindaco di Casalbordino, Remo Bello, si rinvia. Nulla di deciso. Nulla di fatto. Rimane l'incognita: c'è l'intesa Pd-Pdl? Alcuni sindaci Pd giurano di sì e la faccenda non piace loro, soprattutto perché non ne sono stati messi al corrente. Il Pdl nega. Comunque si rinvia. A quarantacinque giorni. Tanto rumore per nulla...

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