Lanciano (Chieti) 11 feb. '14 - Nuove grane per la Sasi, società che gestisce il servizio idrico integrato in decine di comuni della provincia di Chieti e che ha sede a Lanciano. "Dopo il provvedimento del giudice delle imprese, che ha respinto definitivamente il ricorso della Sasi, che intendeva opporsi al rifiuto di iscrizione al registro delle imprese del presunto CdA immaginato dal presidente Scutti, sancendo così definitivamente la sua illegittimità, la situazione è sempre più paralizzata". E' quanto afferma, in una nota, il senatore di Forza Italia Fabrizio Di Stefano. Sull'attuale Consiglio d'amministrazione pende il ricorso presentato ai giudici dall'ex Pdl che ritiene che Scutti abbia estromesso senza ragione dal il proprio rappresentante, Patrizio D'Ercole, nominato dall'assemblea dei sindaci. Vicenda che - come anticipato nei giorni scorsi da Abruzzolive.tv - ha comportato anche la non iscrizione dell'amministratore e del consiglio alla Camera di commercio, dove sotto questo punto di vista è tutto bloccato. Scutti, come prevede il diritto societario, dopo l'elezione ha richiesto la propria iscrizione come amministratore Sasi alla Camera di commercio. Ma la domanda non è stata accettata: la sua iscrizione, e quella del Cda, infatti non risulta e questo per il pasticcio che si è creato con D'Ercole, perché ad oggi, a livello legale, non c'è chiarezza su chi debba per legge far parte del cda. "A questo punto - afferma Di Stefano - non mi rivolgo nemmeno più al presidente Scutti, a cui non riconosco più il ruolo, ma al quale chiederò invece nei prossimi giorni di alcune consulenze specifiche, bensì ai sindaci del Pd, che devono spiegarci come intendono uscire dallo stato di impasse. Di fatto - prosegue il parlamentare - così si è sancita la paralisi che la Sasi sta vivendo ormai dal 7 ottobre scorso, quando l' ingegner Scutti, disattendendo i suoi obblighi, non ha voluto ratificare il risultato emerso dall'assemblea dei sindaci. Oggi la Sasi è fuori dal registro delle imprese e, pertanto, il suo presunto CdA non è legittimato a prendere qualsivoglia decisione e ad assumere atti gestionali che lo competono. La situazione ha del paradossale e soltanto la prepotenza e l'arroganza di chi non si cura della cosa pubblica ha portato a questa paralisi. I sindaci del Pd, a cominciare da quello di Lanciano, - conclude Di Stefano - devono rendere conto ai propri amministrati dei danni che il loro uomo di fiducia sta provocando all'ente, e quindi, alla comunità. Impongano il ripristino della legalità a Scutti azzerando il CdA e nominando quello che, legittimamente, è stato eletto dall'assemblea dei sindaci. Se poi questi ultimi volessero passarsi una mano sulla coscienza, chiederebbero a Scutti di dedicarsi ad altro".

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