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San Salvo (Ch) – Il pluriiridato Juri Chechi è l’ospite d’onore dell’incontro-dibattito tenuto presso la sala conferenze della “BCC della Valle del Trigno” a San Salvo, alla quale hanno preso parte anche altri importanti relatori dell’ambito sportivo.

Il “Signore degli anelli”, come viene chiamato amorevolmente dai suoi tifosi, che oggi premierà i giovani atleti partecipanti alla gara sportiva, “Ragazzi in corsa” organizzata dalla Podistica San Salvo, cattura letteralmente l’attenzione del numeroso pubblico presente, di cui molti ragazzi e giovani appartenenti alle società sportive, raccontando a cuore aperto il suo percorso di vita sportivo, le sue vittorie, sconfitte, l’importanza di una vita sana e rispettosa delle regole.

“I miei genitori sono stati bravi a farmi incuriosire dello sport, a farmi praticare tante discipline. Ho iniziato con l’atletica, il nuoto il pugilato, il ciclismo, il basket, ma un giorno ho provato la ginnastica ed ho capito che era quella la mia passione - esordisce così il campione quarantottenne toscano, e poi aggiunge -: La passione deve animare la voglia di sport dei ragazzi. Non dovete pensare a fare lo sport per diventare campioni, è la passione che vi deve alimentare e se sarete capaci diventerete dei campioni”. Dopo quest’inciso sorride timidamente e rivela il suo sogno da bambino: “Io a dire il vero avevo le idee chiare sin da piccolo. Una volta a scuola la maestra ci ha assegnato il tema su cosa volevamo fare da grandi e io in modo spedito ho fatto il mio compito scrivendo per inciso che da grande avrei voluto vincere le Olimpiadi. E subito ho consegnato il tema”.

Durante l’intervento spiega l’importanza dell’impegno nello sport e quello della forza interiore che muove una passione, tanto da non far considerare a chi ce l'ha, gli sforzi necessari per ottenere un obiettivo come un sacrificio: “Da grande ho vinto l’oro olimpico, uscendo di casa a 14 anni e allenandomi anche per 8 ore al giorno, tutti i giorni in palestra, incontrando i miei familiari solamente due volte all’anno, ma senza considerarlo un sacrificio, perché è stata tutta una mia scelta, che nessuno mi aveva imposto”.

Non può mancare il racconto oltre che delle sue vittorie, dei suoi successi olimpici. L’oro vinto nel 1996 ad Atlanta, che lo ha proiettato nell’olimpo dello sport, che gli ha portato al momento della premiazione e durante l’ascolto dell’inno di Mameli emozioni indescrivibili; ma soprattutto la medaglia di bronzo che ha vinto alle olimpiadi di Atene del 2004, meta straordinaria e inaspettata, dopo l’infortunio capitatogli un mese prima delle Olimpiadi di Sidney nel 2000, che avendogli causato il distacco del tendine del bicipite, gli aveva impedito partecipare e di confermare il titolo acquisito quattro anni prima. 

Esorta i ragazzi al rispetto delle regole: “Meglio una sconfitta pulita, che una vittoria sporca. Bisogna impegnarsi per vincere, ma rispettando le regole. Ciò vale per tutte le cose della vita, non solo nello sport, che è una grande scuola di vita”. Spiega l’importanza dell’alimentazione nello sport, affermando che mangiamo tanto, ma non sempre mangiamo bene e che è necessario ridurre le quantità del cibo a favore della qualità. Importanti sono anche le sconfitte da non considerare come insuccessi, ma come insegnamenti, opportunità per migliorarsi, correggere gli errori e avviarsi verso la vittoria.

Un campione a tutto tondo Juri Chechi, che regala con umiltà e pacatezza rare, una vera lezione di vita oltre che di sport, manifestando un solo rammarico: la mancata candidatura dell’Italia per le olimpiadi “Roma 2024”.  27 mag. ‘17

 Stefano Suriani

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