Rincari A24 e A25 bloccati fino al 28 febbraio. Stop aumenti fino a giugno anche su altre autostrade
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Bloccati i rincari dei pedaggi autostradali, anche se resta ancora aperta la partita tra l'Anas e Strada dei Parchi, che gestisce le A24-A25, sulla questione dei costi del canone di concessione. Gli aumenti tariffari, che sarebbero dovuti scattare con l'inizio del nuovo anno, quindi da oggi, sono stati congelati sul 90% della rete, ma solo per sei mesi, fino a giugno. Questa la soluzione di compromesso cui si è arrivati ieri sera con un decreto interministeriale. Un risultato raggiunto, ha spiegato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, grazie a "una fruttuosa interlocuzione con i concessionari autostradali" nella quale, a sua volta, Autostrade per l'Italia rivendica di essersi fatta "carico" dell'iniziativa di non applicare all'utenza "l'incremento sul pedaggio, con spirito di collaborazione" con il governo e per "supportare la crescita" del Paese. Il nodo dello stop degli aumenti tariffari si è sciolto solo nella tarda serata di ieri e "laddove l'accordo non si è raggiunto, come nel caso di Strada dei Parchi - ha spiegato ancora Toninelli - abbiamo agito emanando comunque l'apposito decreto di fermo degli esorbitanti rincari per gli automobilisti". Il capitolo Strada dei Parchi è rimasto dunque irrisolto per la ferma opposizione di Anas che ha fatto saltare l'intesa. In ballo ci sono costi per ulteriori 73 milioni di euro relativi agli interessi su due rate del canone di concessione. Alla fine, Strada dei Parchi di Toto ha deciso di "propria iniziativa" di sospendere gli aumenti dei pedaggi fino al prossimo 28 febbraio "nel prendere atto con rammarico delle ingiustificate pretese di Anas - viene spiegato dalla società - che esige un tasso di interesse del 6% annuo al posto del tasso legale del 2% sulle rate posticipate 2018 e 2019 dovute quale prezzo della concessione. Pretese reiterate nonostante gli inviti del ministero, suo controllante". La società ritiene "che sia necessario avviare già dal prossimo 7 gennaio un tavolo con il ministero ed Anas che consenta di risolvere il problema in termini ragionevoli". 

E proprio il Mit non nasconde una certa irritazione per la posizione tenuta da Anas mettendo nero su bianco che "nonostante la disponibilità del ministero, non è stato raggiunto un accordo a fronte della reiterazione di pretese che il gestore sapeva e sa non essere accettabili e si è dunque proceduto con decreto interministeriale per sterilizzare gli aumenti dei pedaggi: sia quello del 12,89% previsto per il 2018 sia quello del 5,59% che sarebbe dovuto scattare" nel 2019. Il Mit ha anche bloccato gli aumenti dei pedaggi di Autovie Venete che aveva richiesto un adeguamento dell'1,48% mentre ha autorizzato, a partire da oggi, un rincaro del 2,06% per i pedaggi della A4 Venezia-Padova, passante di Mestre e A57 Tangenziale di Mestre che si traduce in un aumento massimo di 10 centesimi per le auto e in alcuni casi di 20 centesimi per i mezzi pesanti. 

"Il ministro delle Infrastrutture Toninelli ha bloccato i pazzeschi aumenti tariffari previsti per l'A24 e A25. Quello che era stato promesso ai cittadini è stato fatto. Ma è chiaro che così non si può continuare. Perché il problema si riproporrà sino a quando resteranno in vigore le clausole previste dall'attuale meccanismo che determina la formazione delle tariffe. Meccanismo che va rivisto - come si è già iniziato a fare grazie a una norma inserita nel Decreto Genova e che è già legge - ridiscutendo la concessione in corso". Così il senatore del Movimento 5 Stelle, Primo Di Nicola. "Una concessione che ha ridotto le due autostrade in condizioni di sicurezza penose. E che a causa dello stato allarmante di ponti, gallerie e frane potrebbe rendere necessaria, così come scritto in alcuni documenti ministeriali, persino la chiusura a breve. Per questo ai cittadini vanno dette parole chiare. In questo modo non si può continuare. E' arrivato il momento di prendere atto del fallimento totale delle strombazzate privatizzazioni. In nome delle quali governi fallimentari e politici compiacenti hanno permesso per un ventennio e sino a pochi mesi fa ai concessionari di fare il bello e cattivo tempo. Incassando profitti mostruosi e socializzando le perdite. Un lusso che la buona politica e le tasche dei cittadini non possono più continuare a tollerare", conclude. Solo ieri, con sit in al casello dell'Aquila Ovest, c'era stata l'ennesima protesta dei sindaci di Abruzzo e Lazio contro il caro pedaggi.
01 gennaio 2019

Nella foto in basso la protesta dei sindaci
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