San Vito Chietino (Ch) 18 agosto '14 - Un ritrovato impulso "patriottico" quello che spinge il sindaco di San Vito, Rocco Catenaro, e il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo, ad interpretare ruoli contrastanti nel "dramma" della ricostruzione del trabocco del Turchino, quello dannunziano. Con una lite tutta estiva e... botanica. All'offerta da parte del Comune di Lanciano di donare parte del legno di acacia per la ricostruzione del trabocco - crollato in seguito all'incuria, all'abbandono e, in ultimo, ad una mareggiata - il sindaco Catenaro ha risposto "no grazie", per impedire che il sindaco frentano possa farsi "della facile pubblicità". Queste le parole del sindaco Catenaro:
"Apprezziamo gli sforzi del Comune di Lanciano per l'aiuto che dice essere pronto a dare alla nostra causa - dice infatti catenaro in una nota - per la ricostruzione del Trabocco del Turchino, ma lo strumento del sostegno offerto non sembra essere quello utile. Come tutti sanno, il nostro Comune ha affidato i lavori di ricostruzione del trabocco ad una impresa che vanta esperienza nel settore delle macchine da pesca in mare - sottolinea Rocco Catenaro - e siamo grati, ad alcuni sponsor, del sostegno economico offerto per poter procede a questo delicato intervento. La nostra amministrazione comunale ha già individuato, in realtà, in maniera autonoma, le aree ove reperire le piante di acacia per il rifacimento del trabocco Turchino che, seppur evoca sentimenti comuni a tutti gli abruzzesi e non solo, rimane un simbolo di San Vito e dei sanvitesi ed è, quindi, nostra esclusiva responsabilità restituirlo alla collettività. Se davvero il Comune di Lanciano avesse voluto esserci di aiuto - conclude perentorio Catenaro - avrebbe potuto concordare con la nostra amministrazione comunale i termini di un possibile sostegno, al posto di pubblicizzarli in maniera unilaterale sugli organi di comunicazione".


Il riferimento alluderebbe all'iniziativa del sindaco di Lanciano che avrebbe disposto, sul proprio territorio, il taglio di alcune piante di acacia "infestate e rischiose per l'incolumità pubblica", pronte per essere destinate alla ricostruzione del Turchino. A queste accuse Pupillo non ci sta e, giustificando l'iniziativa con la volontà di intervenire per quello considerato un autentico simbolo abruzzese, risponde al sindaco Catenaro con una lettera.


"In seguito a contatti avviati con la ditta Tenaglia, - afferma il primo cittadino di Lanciano - con il dovuto anticipo sui tempi utili al prelievo dei fusti di acacia, all'amministrazione di Lanciano non risultava in alcun modo  che il Comune di San Vito avesse, come invece sostiene, già individuato le aree ove reperire le piante di acacia e che queste fossero sufficienti per la ricostruzione della struttura. Né risultava che l'amministrazione di San Vito si fosse posta il problema prima del 13 agosto, quando il sindaco Catenaro non ravvisava alcun motivo per ritenere "inutili" le acacie lancianesi. In effetti con una telefonata di mercoledì 13 pomeriggio ho chiesto al sindaco di San Vito se potevo annunciare questa nostra volontà, frutto di esclusivo interesse culturale e artistico. Ho ricevuto il suo assenso e ho proceduto a comunicare alla stampa e alla ditta la nostra volontà il giorno successivo, giovedì 14 agosto. In caso contrario mi sarei tirato indietro. Questa è la verità, anche se qualcuno esprime, artatamente, valutazioni contrarie, che rinvio al mittente, che mettono in dubbio la chiarezza del comune di Lanciano. Il qualità di sindaco auspico per il futuro che i diversi municipi sappiano dimostrare il possesso di una maggiore dose di spirito di coesione territoriale, che nelle attuali difficoltà è non solo indice di maturità politica ma dovere verso i propri concittadini. Ovviamente, il Comune di Lanciano augura all'amministrazione di San Vito che gli esperti giudichino utili le materie prime individuate con obiettivo ritardo e resta a disposizione qualora ciò non sia."

 

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