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Lavori pubblici assegnati ad imprese “amiche” con ribassi d'asta cospicui che venivano successivamente “compensati” con varianti in corso d'opera, affidate direttamente e dalle quali tutti lucravano: grazie ad esse le ditte elargivano denaro a funzionari pubblici che, a propria volta, da questa procedura, ricavavano incarichi per parenti e amici. E' un vero intreccio affaristico quello dipanato dalla Procura dell'Aquila nell'ennesima inchiesta su mazzette elargite nell'ambito della ricostruzione post terremoto dell'Aquila. Stavolta sono 12 i cantieri nel mirino, relativi a interventi di restauro di palazzi di interesse storico-culturale: chiesa di Santa Maria del Ponte a Tione; chiesa di San Domenico a Sulmona; chiesa di San Salvatore a Civitaretenga; la Badia di Sulmona; il teatro comunale dell'Aquila; Mura Urbiche dell'Aquila; Porta Branconia all'Aquila; chiesa di San Biagio a Cappadocia; torre medicea di Santo Stefano di Sessanio; chiesa di San Sisto all'Aquila. Sono 35 gli inquisiti: in 10 sono finiti agli arresti – sono ai domiciliari - ; in 5 sono stati interdetti dall'attività professionale e altri 20 sono indagati. 

Nei guai pubblici funzionari, imprenditori e professionisti delle province di L'Aquila, Teramo, Pesaro Urbino e Bari, ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di “concorso in corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità materiale e ideologica, nonché soppressione, distruzione e occultamento di atti”. Come spiegano i carabinieri in una nota, gli accertamenti hanno messo in luce condotte illegittime poste in essere da alcuni funzionari del segretariato del Ministero dei beni, delle attività culturali e del turismo (Mibact) dell'Abruzzo. Essi, ricoprendo varie funzioni e ruoli nel contesto “dell'assegnazione e controllo sulle opere di restauro, “avrebbero gestito le gare in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali (alcuni dei quali su scelta dell'amministrazione, altri su loro indicazione) a parenti e amici”. E' stato messo su, stando alle indagini del Noe, un oliato sistema, con ruoli definiti e con l’unico scopo di ottenere benefici personali. Una catena in cui ogni anello riusciva a ritagliarsi uno spazio attraverso gare truccate, tangenti, false documentazioni, nomine. 

E' stata messa in piedi un’organizzazione che ruotava attorno alle procedure delle varianti in corso d'opera e alle conseguenti perizie: così la ricostruzione pubblica è diventata un bancomat per società, tecnici e funzionari pubblici, con protagonisti i dipendenti del Mibact che hanno gestito diversi appalti come “cosa nostra”. Aggirata, sistematicamente, anche l’Anac, l’autorità anti corruzione. “Anche se il segretariato – si legge nell’ordinanza del gip del tribunale dell'Aquila, Giuseppe Romano Garganella– è apparso il ganglio malato di tutta la ricostruzione pubblica dei beni architettonici della regione Abruzzo, l’attività di indagine ha rivelato che a ciò si aggiunge un secondo anello (pubblico ma con interessi privati) molto vicino al potere centrale del Ministero dei Beni culturali che cerca in ogni modo di favorire questa o quella ditta di riferimento per l’affidamento di appalti”. Le intercettazioni raccontano di mazzette consegnate in auto a qualche zelante funzionario Mibact e tornano a raccontare di un imprenditore che, durante una conversazione telefonica, rideva perché avrebbe potuto fare affari con i puntellamenti nei paesi del Centro Italia, in particolare Amatrice, devastati dagli ultimi sismi. 

I dieci ai domiciliari sono: Lionello Piccinini, 61 dell'Aquila, geometra del segretariato Mibact, Antonio Zavarella (55) di Sulmona (L'Aquila), presidente della commissione di collaudo del Teatro comunale, Berardino Di Vincenzo (64) dell'Aquila, ex segretario regionale Mibact ora in pensione, Marcello Marchetti (64) dell'Aquila, architetto del segretariato Mibact, Mauro Lancia (59) di Pesaro Urbino, contitolare della Lancia Srl, Giampiero Fracassa (44), direttore tecnico della Fracassa Rinaldo Srl di Teramo, Vito Giuseppe Giustino (65) di Altamura (Bari), presidente del Cda della società cooperativa l'Internazionale con sede ad Altamura, Antonio Loiudice (60) di Altamura, amministratore unico della Edilco Altamura, Graziantonio Loiudice (25) di Bari, suo figlio, e Leonardo Santoro (40) di Avigliano (Potenza), geometra dell'Internazionale. Per cinque persone c'è il divieto di esercitare per due mesi l'attività professionale: si tratta di Giancarlo Di Vincenzo (35) dell'Aquila, architetto figlio di Berardino, Alessandra Del Cane (30), di Teramo, Michele Fuzio (51) di Bari, progettista dell'Internazionale dei lavori al Teatro comunale, Domenico Pazienza (65) di Bitonto (Bari), progettista dell'Internazionale dei lavori al Teatro comunale, e Michele Buzzerio (65) di Taranto, progettista dell'Internazionale dei lavori al Teatro comunale.

Fulcro dell’attività corruttiva, secondo l’accusa, è Lionello Piccinini della Segreteria regionale Mibact e Rup, membro insieme a Marcello Marchetti anche lui indagato quale funzionario Mibact dell’unità di crisi sul terremoto del Centro Italia. Particolare quest’ultimo che aveva allettato la ditta “Internazionale” (di Giuseppe Giustino e Leonardo Santoro) a mettere le mani sulla tragedia del centro Italia, non risparmiando risate. Altra figura centrale l'ex segretario generale del ministero dei Beni Culturali d'Abruzzo Berardino Di Vincenzo, (oggi consulente della Regione Abruzzo, nominato dal presidente, Luciano D'Alfonso, tra i 'saggi' che hanno seguito il dossier del Masterplan per il Sud con lavori pubblici programmati da 1,5 miliardi per 77 interventi)il quale come funzionario Mibact e Rup ha messo a disposizione delle ditte il proprio "aiutino" dietro appalti di progettazione per il figlio Giancarlo, raggiunto dalla misura dell’interdittiva. I due sono stati già indagati lo scorso febbraio nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti della Regione Abruzzo, in particolare per il filone della ricostruzione post sisma di palazzo Centi, sede della presidenza della Giunta nel centro storico della città. I carabinieri del Reparto operativo nell’ordinanza di 180 pagine evidenziano il potere del Di Vincenzo (nonostante fosse andato nel frattempo in pensione) nel potere in qualche modo influenzare le sorti del Consorzio Sant’Emidio, stando ad una conversazione intercettata tra l’uomo e la moglie nella quale la metteva al corrente di aver partecipato ad una riunione con il vescovo Metropolita monsignor Giuseppe Petrocchi in cui ci sarebbe dovuto essere il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli. 

Oggetto della riunione e della presenza dell’ex funzionario Mibact la possibilità per il Consorzio di poter accedere ai fondi Cipe. Nell’intercettazione è lo stesso Di Vincenzo ad ammettere di aver mantenuto altri incarichi nei cantieri della Basilica di Collemaggio, palazzo Ardinghelli, e chiesa di San Filippo. Corruzione infine contestata anche all’imprenditore Giampiero Fracassa, dell’omonima impresa, in relazione a una mazzetta per Piccinini e Di Vincenzo per l’appalto riguardante la ristrutturazione torre medicea di Santo Stefano di Sessanio. Sulla vicenda il Mibact ha aperto una inchiesta interna.

Giustino sta al telefono con il geometra della sua stessa ditta, Leonardo Santoro, anche lui ai domiciliari. Santoro - si legge nell' ordinanza - gli racconta quello che ha detto a Lionello Piccinini, dipendente del Mibact Abruzzo, a sua volta ai domiciliari, dopo il terremoto di Amatrice: "Se ti posso essere utile, voi fate l'elenco, mò dovete fare uno screening dei beni sotto vostra tutela: se vi serve qualcosa per i puntellamenti, via dicendo, noi siamo a disposizione", racconta Santoro a Giustino, che ride più volte. "Siamo strutturati, abbiamo una struttura potentissima e abbiamo bisogno di fare qualcosa per tenerci attivi. Abbiamo chiuso un pò di cantieri e abbiamo diciamo una cinquantina di unità lavorative che non so dove mandarle". 

Come si legge nelle 183 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice Giuseppe Romano Gargarella, dopo le nuove scosse di terremoto "gli imprenditori monitorati da questo ufficio, tra i quali hanno assunto un comportamento particolarmente cinico i rappresentanti della società l' Internazionale, hanno cercato nuovi incarichi, grazie ai rapporti diretti con i pubblici funzionari". Santoro, riassume il gip, spiegava al suo datore di lavoro "che presso il Mibact era stata creata un'unità di crisi per valutare i danni ai beni architettonici. Giustino, sentite le parole del Santoro - prosegue Gargarella - ha riso in maniera beffarda della nuova situazione venutasi a creare, in quanto per l'impresa il nuovo sisma non avrebbe potuto che portare nuovi introiti, tanto più se l'appoggio di Piccinini e Marchetti (altri due arrestati, ndr), funzionari del Mibact e inseriti nell'unità di crisi, non sarebbe venuto meno". 19 luglio 2017

Redazione L'Aquila
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