La maggioranza di centrosinistra si sfalda. Due assessori su sei della Giunta regionale d'Abruzzo, Donato Di Matteo (Regione Facile) e Andrea Gerosolimo (Abruzzo Civico), hanno presentato le dimissioni, decretando di fatto la fine della legislatura. I due chiedono contestualmente, al presidente della Regione, Luciano D'Alfonso - neo eletto in Senato con il Pd - di azzerare la Giunta e avviare "una fase che possa portarci a comprendere se ha ancora senso andare avanti e, in caso di risposta affermativa, con quali termini e modalità". La decisione è stata presa dopo l'analisi del voto alle elezioni politiche in considerazione della perdita di "fiducia da parte di 180 mila abruzzesi". 

In Abruzzo la coalizione di centrosinistra ha ottenuto il 17,6% dei voti alla Camera e il 17,63% al Senato; alle regionali del 2014 aveva ottenuto invece il 46,26%. Di Matteo, con deleghe all'Urbanistica e ai Parchi, aveva deciso lo scorso 1 febbraio di uscire dal Pd a causa di "un'assenza collegialità delle scelte politiche", aderendo a Regione Facile. Nel novembre 2016 Gerosolimo - assessore al Lavoro e alle Aree Interne - e lo stesso Di Matteo, avevano chiesto al presidente un "cambio di passo", sollecitando "una maggiore condivisione nelle scelte della Regione". 

"Abbiamo il dovere morale - spiegano i due in una lettera congiunta indirizzata al governatore D'Alfonso - di riconoscere lo scollamento che si è creato tra noi e la gran parte dei cittadini. Siamo passati dall'altissimo gradimento, ricevuto in occasione delle elezioni regionali del 2014, al deludente risultato delle ultime elezioni politiche". I due assessori, riflettendo "su quella che è stata l'azione politica dell'attuale Giunta regionale e della maggioranza", sostengono di "avere fallito nell'affrontare temi importanti e strategici per la nostra Regione". 

D'Alfonso è pronto a fare la valigia per andare in Parlamento. Precedentemente l'assessore Marinella Sclocco aveva lasciato il Partito democratico per entrare in Liberi e Uguali. Mario Olivieri, anche lui eletto nella lista di Abruzzo civico, oggi ha inviato una nota al vetriolo contro il Pd per commentare la debacle del 4 marzo, parlando di "errori a valanga" commessi. 

I fedelissimi rimasti sono il vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli e l'assessore alla Sanità, Silvio Paolucci. Quest'ultimo, per conto della Regione Abruzzo, risponde, laconico: "E' chiaro che il voto del 4 marzo richiede un'analisi approfondita per concordare cosa è necessario fare, senza escludere alcuna soluzione". Mentre il segretario regionale dimissionario del Pd, Marco Rapino, e Camillo D'Alessandro, coordinatore della maggioranza di centrosinistra in consiglio regionale, ribattono che... "la richiesta di azzeramento della giunta è irricevibile, sia sul piano istituzionale che sul piano politico. La discussione interna alla maggioranza è necessaria e nelle prossime ore incontreremo i nostri alleati. Se il passaggio di rimettere il mandato è un passo per discutere il rilancio dell'azione di governo siamo disponibili ad un confronto vero. Il Pd ritiene che, prima della politica, prevalga il dovere di governare rispettando il mandato dei nostri elettori". "Invito - dice D'Alessandro - i due assessori ad essere all'altezza dei momenti che in politica si vivono, quando si vince, ma soprattutto quando ci sono le difficoltà. Che, in ogni caso, riguardano tutti, compresi loro".

"Che la Giunta D'Alfonso fosse arrivato al capolinea lo avevamo capito da tempo. Quello che non potevamo mai immaginare è invece questa frantumazione immediata dell'esecutivo dove viene scaricato completamente ed in maniera brutale il presidente all'indomani di queste elezioni politiche. Il governo regionale da oggi è tecnicamente finito", decreta il consigliere di Forza Italia, Mauro Febbo. Così da Regione... facile è diventata Regione... difficile.
13 marzo 2018

Se. Giannico

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