Manifestazioni in molte piazza d'Italia, con presidi, striscioni e bandiere per denunciare "le politiche aziendali e rivendicare una migliore qualità della vita e del lavoro", "... per la salvaguardia dei servizi pubblici, per l’occupazione, per il welfare state, quale garanzia di equilibrio sociale e benessere collettivo". Molti i portalettere di Poste italiane che oggi hanno scioperato. Astensione dal lavoro proclamata da Cub, Cobas, Sicobas, Alp Cub, Slg e Cub Poste. "Si tratta di un’azienda - scrivono i sindacati un una nota - che, da quanto dichiarato dal suo amministratore delegato e direttore generale Matteo Del Fante, ha come obbiettivo il dimezzamento del personale nei prossimi 10 anni, cioè la perdita di circa 60.000 posti di lavoro".
"La lotta che abbiamo intrapreso - aggiungono - non interessa solo il "recapito", settore che ha subito sette trasformazioni negli ultimi anni e soggetto a continui ridimensionamenti di organico (nel prossimo triennio è previsto il taglio di 15.000 zone di recapito), ma è estesa anche a tutti gli altri settori: al Bancoposta che si vuole farlo diventare sempre più banca, penalizzando il piccolo risparmio, e anche qui con ritmi lavorativi sempre più esasperanti; ai CMP settore nel quale i dipendenti, come abbiamo denunciato da sempre, vengono spremuti fino allo stremo e obbligati a turni massacranti. Stessa cosa per i lavoratori dei Trasporti, settore nevralgico della logistica, dove per mancanza di personale si ricorre sempre più spesso alla richiesta di straordinario, mettendo a rischio l’incolumità dei lavoratori. In continuità col passato si registra l’acuirsi dei criteri guida nei processi di privatizzazione: aumento della flessibilità; contenimento salariale; vertiginoso calo occupazionale; trasferimento del servizio sociale in mano a privati e servizi sottratti agli utenti. Il tutto rispecchia le linee e le scelte politiche dei governi che si sono succeduti in questi ultimi anni, in un contesto in cui i livelli occupazionali subiscono andamenti depressivi e la nuova occupazione è caratterizzata dalla dilagante condizione precaria. Anche in Poste Italiane - viene evidenziato - i precari sono tanti, negli ultimi anni sono stati “utilizzati” circa 29.000 persone. I giovani con contratto a tempo indeterminato nelle aree metropolitane e nei paesi di provincia , in questo momento rappresentano la colonna portante del recapito: senza il loro operato questo settore rischierebbe il collasso, in un contesto dove la qualità del servizio è di per se scadente e lo diventerà ancora di più, quando il servizio a giorni alterni interesserà tutte le città italiane ad eccezione di Milano, Roma e Napoli. Da parte nostra riaffermiamo (se ce ne fosse bisogno) che la stabilizzazione di tutti i precari di Poste Italiane è parte integrante della piattaforma del sindacalismo di base, che continueremo a denunciare lo sfruttamento di queste persone, perché sono le più ricattate, schiavi moderni".
"In questo contesto - sottolineano i sindacati di base - è necessario volgere un appello anche ai cittadini utenti, quelli che depositano i propri risparmi nelle casse postali e continuano a dare fiducia a una grande azienda e a tutti quelli che a loro insaputa subiranno le conseguenze di questo ulteriore stravolgimento del servizio postale. Ritardi,consegne di bollette scadute e altro sono all’ordine del giorno, fanno parte di una strategia che con molta probabilità, in un futuro non lontano porterà alla svendita e alla cessione del recapito a società private. Ci ripromettiamo di continuare a denunciare, continueremo con assemblee pubbliche, convegni e mezzi di informazione. Noi lavoratori/ici sappiamo che la difesa dei posti di lavoro e anche legata alla qualità del servizio, ma la qualità del servizio e i posti di lavoro dovremo difenderli creando un fronte comune".
25 maggio 2018
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