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 Pescara -“L'acqua oggi è balneabile?”, chiede con un filo di ironia un bagnante sulla passerella che porta alla spiaggia. “Oggi è bagnata, l'acqua”, risponde aggrappandosi a quel filo il balneatore. Ed è così che rispondono, ai propri clienti, tutti quelli della zona centrale, dove i divieti persistono o vengono revocati a singhiozzo. “Cosa dobbiamo dire loro?”, chiedono rassegnati. Rassegnati a una estate che, comunque evolveranno i dati dei rilievi tecnici sulla qualità delle acque del mare, è data per persa. “Possiamo lavorare solo per la prossima stagione”.
Sono giovani e più attempati i balneatori di Pescara. Chi lavora nel settore da decine di anni si meraviglia di quanto vadano male le cose, oggi. Chi è più giovane è più pronto a combattere le avversità e trovare soluzioni individuali, mettendo in funzione le piscine per esempio, ma non nasconde l'amarezza del calo di prenotazioni degli ombrelloni. Alcuni provano a scrivere all'ingresso dello stabilimento l'economica tariffa giornaliera per un ombrellone con lettino, sperando di attirare clienti in più.
Ma è unanime lo scoraggiamento per il fatto di dover affrontare ancora per l'ennesimo anno le stesse problematiche. “Quelli del Comune escano verso le undici per guardare il movimento che c'è nella riviera. Tutto vuoto!”. “C'è una lamentela generale, abbiamo perso tanti ombrelloni e molti bagnati e turisti si sono spostati. Ogni anno c'è questo problema dei divieti”.

I balneatori lamentano anche il fatto che si richieda loro di sostenere tutti i costi per gestire l'attività commerciale senza che ci siano le idonee condizioni per farlo.
“Ci tocca pagare per la concessione, per l'insegna, per la tettoia, ma non riusciamo a lavorare perché nessuno si preoccupa del mare. Ci devono dare il mare pulito. Anche se oggi. in questo tratto, non ci sono più divieti i bagnanti già dal mese di maggio sapevano che il mare è inquinato e si sono spostati altrove. Ci hanno tolto il mare, ma col mare viviamo”.
Nella zona antistante via Muzii il divieto era stato revocato ma qualche giorno fa è rispuntato per quarantotto ore a seguito degli sversamenti in mare delle acque di depurazione convogliate nel fiume Pescara a causa delle abbondanti piogge. “Ci si barcamena, si va avanti piano piano, tra un giorno con il divieto e uno senza. Speriamo che le cose vadano meglio, ora l'acqua pare si sia pulita. Il tempo in questa stagione non è dei migliori, speriamo che cambi anche quello”, auspica il proprietario dello stabilimento Nettuno.

Tra i tanti fattori inquinanti del litorale ci sono, appunto, le acque del fiume Pescara. "Quando hanno costruito la diga foranea noi sapevamo tutto! Abbiamo lottato molto prima che la costruissero”, chiosa il proprietario di un altro stabilimento. E continua... “io ai miei nipoti faccio fare da sempre il bagno con la muta. La gente non viene a prenotare e non prenoterei neanche io se avessi bambini. Se dovessi prendere il sole prenoterei tranquillamente. La clientela non si può prendere in giro: due giorni prima con il divieto e due giorni dopo si dice che va tutto bene fino a via Balilla. Non si può mettere una linea in mezzo al mare e dire oggi sì domani no. Cosa vuole che dica? Spero che questo inverno abbia da mangiare", conclude laconico.

Ci spostiamo più avanti e verso la zona in cui i limiti di balneazione persistono: verso il centro, verso la Nave di Cascella. C'è lo stabilimento "Aurora", "il mare in centro" dice il cartello all'ingresso.
"Il calo dei clienti - spiega il titolare dell'attività imprenditoriale, Luigi Di Marco - è dovuto anche al fatto che il tempo è brutto e non ricordo un periodo brutto come questo. Si aggiunge poi anche il divieto di balneazione, ma non si può dire che l'acqua sia peggiore degli anni passati. Ora si è presa in mano la situazione, ma ci vorrà tempo. Il sindaco di Rimini, per fare un esempio, si è preso quattro anni per sanare la situazione, non c'è nessuna bacchetta magica. In tutto il mondo ci sono problemi, anche sulla costiera amalfitana ci sono stati divieti, ma il problema grosso resta l'economia: è tutta la città che soffre; di negozi in centro non ce ne sono più, di un certo livello; attività commerciali non più fiorenti; scarsi collegamenti. Si potrebbero, inoltre, cercare nuovi mercati: collegare Paesi esteri con Pescara". Il rischio che vengano ulteriormente tagliati i collegamenti aeroportuali preoccupa tutti i balneatori. "I problemi si stanno risolvendo gradualmente, anche se alle normative non seguono, tempestivi, gli interventi", conclude con lieve ottimismo Di Marco. 

"A prescindere dal fatto che i divieti vanno e vengono, non si può avere un problema di questo tipo: Pescara vive con gli stabilimenti balneari. La prima volta che ho lavorato qui ho fatto il bagnino – racconta Dino Leardi, concessionario dello stabilimento Palm Beach -, poi ho comprato lo stabilimento, ma adesso non possiamo dare la stessa opportunità ai giovani. Abbiamo, per esempio, la diga per costruire la quale hanno speso molto, ma non è adeguata". Torna instancabile il discorso della diga foranea. "Pescara - viene aggiunto - avrebbe potuto essere essere un centro turistico importante, la perla del turismo italiano e abbiamo il mare inquinato. Bisogna che intervenga non solo l'amministrazione locale, ma anche il Governo centrale perché si blocca tutta l'economia di una Città e di un Paese intero, altrimenti. Io ho la piscina e potrei risolvere da solo un problema, ma stiamo tutti male, è un problema di tutti e come tale va risolto". Questo è uno stabilimento che accoglie clienti di alberghi importanti del centro. "Si sta lasciando andare alla deriva una economia importantissima e creando problemi a padri di famiglia".

Uno degli stabilimenti più importanti di Pescara, il "Trieste" è gestito da Riccardo Ciferni, che afferma: "Per ora persiste il divieto e va rispettato, quando verrà rimosso vorrà dire che le persone ci crederanno così come hanno fatto quando li hanno apposti. Io ho investito personalmente per dare una opzione ai miei clienti e consentirgli di fare il bagno attivando la piscina, ma permangono le criticità". Ciferni tocca un dettaglio non marginale, causa anch'esso di inquinamento: "Non tutti si rendono conto del fatto che quando le abitazioni non sono regolarmente agganciate alla condotta comunale, nonostante paghino i servizi, ognuno contribuisce ad alzare la carica batterica delle acque. In città regna la tristezza - riflette - . Si potrebbe evitare di finanziare le bocciofile e dare fondi a chi potrebbe portare turismo, si veda la questione aeroporto". 

Al "Prora" sono più critici, si rilevqa anche una responsabiltà della stampa che "non ha saputo accompagnare la popolazione, guidandola facondo conoscere le soluzioni possibili ai problemi", dichiara Lorenzo Giulianetti, il proprietario.
"È stato fatto un errore di comunicazione anche dai giornali, per cui adesso sembra tutto irreparabile. In altri posti d'Italia il mare non è sempre pulito, ma lo trattano e non creano allarmismi rovinando l'immagine di una città, come è successo a Pescara che è a pezzi. Oggi, - evidenzia - volendo risolvere utilizzando prodotti chimici come avviene in altri posti, si criticherebbe l'uso di questi prodotti. La follia è che siamo arrivati a pensare 'io sto male, ma c'è chi sta peggio'. In questa stagione ci sono dei cali, ed è evidente, anche se ho la piscina e ho contenuto i danni, ma ci sono stabilimenti che hanno avuto cali pesanti. Ora dopo tutto questo panico ogni soluzione non apparirà efficace".

Al "Lido l'Adriatica" si fa affidamento sulla propria capacità imprenditoriale, sulla capacità di garantire qualità: "I nostri clienti storici hanno confermato, - viene detto - il calo fisiologico c'è stato, ma si continua ad apprezzare il servizio, cosa sulla quale possiamo puntare. Le ultime analisi sono state effettuate due giorni fa e sembrano buone, aspettiamo i prossimi risultati positivi sperando che si rimuovano i divieti. Più in generale non è stato fatto nulla per la città, non c'è volontà politica da un lato e mentalità cittadina flessibile dall'altra: non si può più nemmeno mettere musica dove ci sono i palazzi. Si potrebbero installare altri depuratori ed eliminare la diga foranea che è il problema principale". Tornando al mare: "Si tratta di cose sempre accadute, ma che ora sono venute alla luce grazie all'attenzione mediatica. Un po' di allarmismo, però, c'è: quando il sindaco l'anno scorso ha taciuto l'ordinanza, tutti si sono scatenati e ora ogni si tende ad attribuire ogni cosa al mare. Ripeto: una soluzione è abbattere la diga foranea e ristrutturare quella zona. Per ora la stagione è andata così, speriamo di riprenderci l'anno prossimo". 26 giugno 2016


Davide Colaiocco
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