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Pescara 12 dic. '14 - "Qui abita il direttore del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise che vuole far scomparire gli allevatori del Parco per far mangiare carne inquinata". E' disperato Giuseppe Tatangelo, proprietario dell'azienda agricola Silo Fiorella di Trasacco (Aq) il cui destino è inevitabilmente legato al Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise. E questa mattina si è incatenato sotto casa del direttore del Parco, Dario Febbo, a Pescara, per manifestare pubblicamente il suo sdegno. Il suo futuro da un anno e mezzo è appeso ad un filo a causa di un indennizzo che dovrebbe percepire proprio dal Parco che, ad oggi, non ha ancora provveduto al rimborso. "La mia azienda - denuncia Tatangelo - si trova in prossimità della fascia pre parco, una zona particolarmente soggetta a rischio quando si possiedono allevamenti di bestiame. Il pericolo di attacchi di lupi ed orsi è all'ordine del giorno ed infatti siamo testimoni di una vera sciagura. Più di un anno fa sono stati sbranati oltre 100 vitelli del nostro allevamento". A questo punto, secondo le norme vigenti, il Parco avrebbe dovuto provvedere a restituire almeno il 50% delle perdite una volta quantificato il danno materiale. I vitelli trovati morti però sono soltanto 50 quindi, a conti fatti, l'allevatore può contare sul rimborso di circa 30 capi di bestiame. "Ma non è finita qui - prosegue Tatangelo -. Avrebbero dovuto rimborsarmi entro 90 giorni ma, dopo un anno e mezzo, dei quasi 40 mila euro che mi spetterebbero per i danni ho ricevuto soltanto un acconto di 9 mila euro". Infine l'agricoltore denuncia il mancato funzionamento del sistema Parco, sostenendo come non riesca a provvedere alla tutela del suo territorio e delle specie che lo animano: "Nessuno vuole demonizzare lupi ed orsi che sono per natura predatori - spiega Tatangelo -. Sono anzi essi stessi vittime del sistema. La natura sta presentando il suo conto all'ambiente e loro sono i primi a risentirne. Sono costretti a spingersi sempre più in là alla ricerca di cibo e com'è chiaro prendono quello che trovano. Se solo si provvedesse ad occuparsi seriamente dei loro bisogni anche noi agricoltori potremmo stare più tranquilli". Dopo tanto tempo, però, nulla è ancora stato fatto e l'azienda agricola risente sempre più dei danni subiti a causa degli introiti già notevolmente diminuiti dopo le avverse condizioni climatiche che non hanno certamente aiutato agricoltori ed allevatori in questo periodo di crisi. "Il direttore del Parco Dario Febbo continua a non voler sentire ragioni- conclude Tatangelo- non fanno altro che slittare i pagamenti discutendo in maniera estenuante di dettagli con l'unico scopo di perdere tempo e costringermi alla resa. Io non ci sto e, giacchè sono disperato, avverto il dottor Febbo che mi troverà sotto casa sua alla viglia di Natale, dentro una bara. Perché tutti devono sapere che per me il Natale non sarà una festa, ma un funerale".


Azzurra Caldi


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