Atessa (Ch) - I pronto soccorso che saranno chiusi e nei quali resterà solo una ambulanza, solo per il primo intervento, sono quelli di Popoli, Atessa, Guardiagrele e Ortona. I pronto soccorso che si occuperanno della stabilizzazione del paziente che dovrà essere trasferito dove ci fosse bisogno di Emodinamica o Neurochirurgia (in pratica si interverrà fino al codice giallo) sono Penne, Sulmona, Giulianova, Atri e Castel di Sangro e Sant’Omero. Si accentrerà la rete delle emergenze urgenze nei presidi dei 4 capoluoghi di provincia e poi ad Avezzano, Lanciano e Vasto. Così in linea di massima, stando alle intenzioni della Regione, cambierà la "geografia" dei Pronto soccorso in Abruzzo. E ad Atessa si riaccendono gli animi per una riforma che non piace: né a destra né a sinistra.

 "Apprendiamo con molto rammarico - afferma in una nota Gilberto Testa, consigliere comunale di Forza Italia - dell’ormai certa chiusura del Pronto soccorso di Atessa, per trasformarlo in un Punto di primo intervento, nel quale rimarrà una sola ambulanza necessaria per portare i pazienti in altri ospedali, con le conseguenti problematiche del caso. E’ l’ennesimo regalo che questo governo regionale ha fatto al nostro territorio. Un governo regionale che non ha minimamente voluto ascoltare, nonostante le innumerevoli richieste, le necessità di un territorio che ad oggi produce circa 1/3 del Pil dell’intero Abruzzo. Mi chiedo - aggiunge l'esponente di FI - di come sia possibile in un territorio così vasto, e con tante aziende, la disponibilità di una sola ambulanza: è una vera follia. E’ l’ennesimo colpo di scure che si abbatte su Atessa, ma questa volta ancor più grave per la salute pubblica. Le precedenti chiusure della Chirurgia e di alcuni importanti e storici reparti del “San Camillo De Lellis” infatti, hanno causato danni, sia per la riduzione dei servizi sanitari offerti e sia per l’economia cittadina che in parte traeva vantaggio dall’utenza dell’ospedale. Era stato notevolmente inferiore, però, il rischio per la salute dei cittadini, in quanto trattasi di ricoveri ed interventi programmati. Con la totale rimozione del Pronto Soccorso invece, viene messa seriamente a rischio la sicurezza del paziente.  Questo dimostra che il governatore Luciano D'Alfonso e l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci non hanno la minima competenza né capacità di organizzare la sanità in Abruzzo, mettendo in atto una vera e propria “macelleria sociale". Questa volta si è davvero toccato il fondo, considerando che d’ora in avanti non potranno più esserci due o più urgenze contestuali. Non so se la Regione a questo punto intenderà appellarsi ai cittadini di Atessa e dei territori limitrofi, prevalentemente montani, chiedendogli di non accusare contestuali malori, ma di attendere pazientemente il proprio turno!!! Per essere trasportati, con calma, in altri ospedali...". E giù accuse al Pd e ad Abruzzo Civico, che governano la Regione e che sono stati incapaci di tutelare i cittadini di questo territorio. 

Sulla questione interviene anche il Pd di Atessa che, in un comunicato, spiega che all'inizio di luglio "presso l’assessorato alla Programmazione Sanitaria della Regione Abruzzo, la dirigenza della Asl Chieti Lanciano Vasto ha illustrato la proposta di riconversione dell’ospedale di Atessa in una riunione che vedeva presenti anche i rappresentanti del Comitato spontaneo in difesa del Territorio e l’assessore Paolucci, ma non l’amministrazione comunale di Atessa, il cui coinvolgimento abbiamo sollecitato. La dirigenza della Asl si è dichiarata comunque aperta ad ulteriori proposte".  Al Pd non è piaciuto il piano Asl ed evidenzia che da tempo "ha presentato una propria proposta di riconversione del San Camillo de Lellis in una struttura all’avanguardia per tutto l’Abruzzo e di riferimento per un intero territorio, che si è visto negli anni spogliare sempre di più di servizi. Un presidio territoriale, quello di Atessa, che - secondo il Pd - dovrebbe essere inserito nell’ambito di una rete che comprenda un unico grande ospedale di 1° livello per tutto il sud Abruzzo, in grado di offrire servizi adeguati e competitivi insieme agli altri ospedali della regione ed in particolare dell’area di Chieti e Pescara".
I democratici parlano della riforma proposta come di "una offerta inadeguata di servizi, peraltro neanche ben definiti, in totale assenza di tempi certi e di investimenti, con più dubbi che certezze sul futuro del San Camillo de Lellis". 08 luglio 2016


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