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Vasto (Ch) - L'ha freddato con tre colpi, sparati uno dietro l'altro. Era impazzito dal dolore, fino al punto che ha impugnato una rivoltella e ha ammazzato, a Vasto, in pieno giorno, il 21enne che, sette mesi fa, in un incidente stradale gli ha portato via la moglie. "E' una tragedia nella tragedia, questo è lo sconforto", commenta il procuratore capo della Repubblica di Vasto, Giampiero Di Florio. A sparare è stato Fabio Di Lello, 34 anni, noto calciatore e fornaio. Nei pressi del Drink Water Caffè a Vasto, ieri, intorno alle 15.30, ha atteso Italo D'Elisa, 22 anni da compiere a settembre prossimo, e lo ha trucidato. Il ragazzo è stato fatto fuori vicino alla bicicletta con cui era arrivato. Uno, due, tre spari... fino a che non si è accasciato sul marciapiede, in una pozza di sangue. E' morto subito.

Fu un drammatico incidente, il primo luglio scorso, a causare la morte di Roberta Smargiassi, 34enne, moglie di Fabio. Secondo la ricostruzione delle forze dell'ordine, la donna sul suo scooter Yamaha Sh650 si è scontrata con una Fiat Punto, guidata da D'Elisa, all'incrocio tra corso Mazzini e via Giulio Cesare, a Vasto. Il giovane non si era fermato al rosso. Dopo l'impatto la ragazza si è schiantata contro il semaforo che regola l'incrocio, ricadendo pesantemente sull'asfalto. E' deceduta in ospedale dopo il ricovero. L'impatto con la moto, violentissimo, ha spedito la Punto contro un'altra auto in transito. Sul posto i carabinieri e vigili del fuoco di Vasto, insieme ai medici del 118. Quindici giorni più tardi, un'enorme folla ha partecipato alla fiaccolata in ricordo di Roberta, partita proprio da quell'incrocio dove la donna è stata travolta. In prima fila il marito, il papà, gli altri familiari, distrutti dalla sciagura. Il corteo ha raggiunto prima l'area antistante l'obitorio dell'ospedale 'San Pio da Pietrelcina', poi l'ingresso del Tribunale di Vasto dove, sui cancelli esterni, vennero lasciate tante immagini della vittima con l'auspicio di una giustizia veloce.

Non c'era giorno che Fabio Di Lello non andasse al cimitero. Ogni giorno da quando sono stati celebrati i funerali della sua amata moglie. Ogni giorno sostava davanti alla lapide per accarezzare la foto della donna che aveva sposato nell'ottobre del 2015. C'è chi dice che si fermasse addirittura, qualche volta, persino a mangiare lì. Su quella tomba Di Lello ha lasciato la pistola con la quale ha compiuto l'omicidio, dentro una busta di plastica, prima di essere catturato dai carabinieri. Come un omaggio, la testimonianza di una vendetta, forse promessa su quella pietra di marmo. "Mi chiedo, dov'è giustizia? Mi rispondo, forse non esiste! Non dimentichiamo, lottiamo, perché non ci sia più un'altra Roberta", ha scritto Fabio su Facebook. 

D'Elisa era imputato di omicidio stradale ed era stato rinviato a giudizio qualche mese fa: a breve ci sarebbe stata la prima udienza dal gup e lo attendeva un processo certo. Dopo l'incidente, il ragazzo era stato sottoposto a tutte le analisi e non era stato trovato né in stato alcolico né sotto effetto di sostanze. Ma da quel giorno, anche per il fatto che l'imputato della morte di Roberta era a piede libero, gli 'scontri' sui social e tra le varie fazioni si sono fatti pesanti.

La vicenda legale seguita al letale incidente stradale si è presto trasformata in uno scontro sul web, anche tra le famiglie coinvolte, prima ancora di essere definita in un aula di tribunale. In un comunicato, a dicembre, il legale di D'Elisa, l'avvocato Pompeo Del Re, ha precisato che il suo assistito non era "un pirata della strada" in quanto "subito dopo il sinistro, pur essendo anch'egli ferito e gravemente scosso, non ha omesso soccorso, ma ha immediatamente allertato le autorità competenti e chiesto l'intervento del personale medico-sanitario". La replica della famiglia di Roberta Smargiassi è giunta attraverso una nota del legale Giovanni Cerella. Questi ha evidenziato che "il capo di imputazione a carico dell'uomo è omicidio stradale aggravato dalla violazione delle norme sulla circolazione stradale relative all' eccessiva velocità e al mancato rispetto del segnale con luci rosse dell'impianto semaforico. Le responsabilità dell'accaduto sono chiaramente ed unicamente riconducibilì all'indagato". Probabilmente però, a tracciare un solco insuperabile tra le due famiglie, ha contribuito quel cordoglio che la famiglia Smargiassi ha atteso inutilmente per la morte di Roberta e che, come sottolinea l'avvocato Cerella, "nessun componente della famiglia del 21enne, indagato compreso, ha espresso".

Sui social poi la tensione è cresciuta e, afferma il procuratore Di Florio: "Non mi parlate della rete perché sono assolutamente contrario a tutte queste forme di comunicazione. Vedo una gioventù malsana che non parla più e si affida a questi commenti spregiudicati. Sono forme di violenze anche quelle. Sono veramente stufo di queste comunicazioni in rete dove cova l'odio".
Ed è sulla rete che, anche adesso, ci si azzanna. "Non conosco cosa possa essere scattato dentro ad un uomo giovane che per disgrazia ha perso la moglie che da poco ha sposato e che certamente ama alla follia - scrivono su Facebook - in giro, il popolo attonito e sbigottito, esprime dolore e vi sono coloro che giustificano il gesto, altri lo condannano". Oppure, "Si senta responsabile chi ha creato un clima di odio che nel caso di una mente debole per la perdita subita abbia contribuito a maturare sentimenti di vendetta". Si parla di "claque di morbosi che ha portato avanti una incomprensibile campagna di Giustizia in assenza di un procedimento entrato nell'aula del Tribunale e quindi di una discussione indirizzata. Questa claque doveva aiutare Fabio h24 a venirne fuori, invece gli hanno alimentato il sentimento della vendetta ogni giorno". 

Fabio Di Lello è stata una giovane promessa del calcio locale. Ha militato in diverse formazioni regionali. Ha giocato a pallone con la Vastese, dove ha debuttato in serie D e poi con San Salvo, Virtus Cupello, Casoli, San Salvo e Vasto Marina. E continuava a giocare con gli amici a calcetto quando aveva del tempo libero. Lavora con i genitori nella panetteria di via Roma a Vasto. E proprio davanti al locale è collocato lo striscione giallo "Giustizia per Roberta". Il 30 dicembre scorso i familiari di lei e il marito Fabio hanno organizzato un 'Memorial natalizio di calciotto' presso il centro sportivo 'San Gabriele' di Vasto. Al 'memorial' hanno partecipato quattro squadre, tra cui una formata dagli amici di Roberta e Fabio. Sulla locandina che annunciava il torneo c'era la foto di Roberta Smargiassi sorridente e sempre con la scritta 'Giustizia per Roberta'. Su Facebook Fabio ha lanciato il suo disperato grido: "La mia Roberta mi è stata rubata, rubata ai propri sogni, ai progetti di vita, rubata al suo desiderio di essere madre, rubata al mio amore, agli amici, al suo amore per la vita, al suo sorriso, ai suoi genitori a tutti noi". E una foto, nel suo profilo, simbolica, tratta dal film 'Il gladiatore', la scena quella in cui Massimo Decimo Meridio torna dalla guerra e scopre la sua famiglia massacrata per vendetta. Da tempo sembra che andasse dicendo che a "quello" gliel'avrebbe fatta pagare. 

Di Lello, dopo l'assassinio, è stato fermato nei pressi della tomba della moglie nel camposanto di Vasto. Sono stati i carabinieri a bloccarlo dopo aver ricevuto una telefonata al 112 che segnalava una persona aggirarsi in stato confusionale tra le cappelle gentilizie e i loculi. L'uomo aveva appoggiato sulla lapide della moglie una pistola calibro 9, regolarmente detenuta. Si è consegnato, senza opporre resistenza, al luogotenente Antonio Castrignanò, comandante della stazione dei carabinieri di Vasto, al quale avrebbe confessato di essere stato lui a sparare a D'Elisa. I colpi esplosi dalla semiautomatica sarebbero tre; all'addome, ad ua gamba e al collo. 02 febbraio 2017


Hanno collaborato Stefano Suriani e Ilaria Spiga
In alto lo striscione davanti alla panetteria dei Di Lello. In basso l'omicidio. Cliccare su immagini per ingrandire. 
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