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di Paolo Di Vincenzo


Chiunque abbia uno smartphone o un tablet sa benissimo che la memoria non basta mai. Saranno le applicazioni di cui ormai tutti i device sono “inzeppati”, sarà che Facebook e Whatsapp ne consumano parecchia, sarà che tutti hanno, ormai, la propria vita fotografata quasi giorno per giorno su questi aggeggi, ma, effettivamente, i byte in più sono sempre necessari. Tante volte non sono sufficienti nemmeno le integrazioni sotto forma di card, minicard, micro card che aumentano lo spazio. In realtà, secondo Altroconsumo, gigantesca associazione di consumatori italiana, i produttori giocano un po’ “sporco”. Nella rivista di aprile, infatti, Altroconsumo spiega che esiste una memoria lorda e una memoria netta. La prima serve a “spingere le vendite”, la seconda è quella effettiva. “Smemorate”, scrive ironicamente la rivista dell’associazione, sono “sia Apple sia Samsung, che si dimenticano di dirlo”. Circa un terzo dello spazio che viene promesso nel momento in cui si acquista uno smartphone o un tablet è occupato da “sistema operativo e app preinstallate, quelle che spesso non si possono rimuovere”. Fin qui non ci sarebbe, purtroppo, niente di nuovo. Come consumatori, ormai un po’ tutti hanno assunto un atteggiamento remissivo di fronte a queste cose, ma l’associazione Altroconsumo – svolgendo egregiamente il proprio compito – ha avviato una class action. Per partecipare basta andare sul sito www.altroconsumo.it/vuotidimemoria. Con questa iniziativa si cercherà di imporre ai produttori un rimborso per la memoria che non può essere effettivamente utilizzata (rispetto a quanto pubblicizzato). E non si tratta di quisquiglie: secondo la rivista, infatti, il rimborso può arrivare fino a 300 euro (quota che cambia, ovviamente, in base al modello acquistato). 23 luglio 2016 


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