"Chiediamo al presidente D’Alfonso e alla giunta regionale abruzzese un atto politico e mediatico forte per ribadire la contrarietà del territorio al progetto di estrazione del gas dal lago di Bomba!" E' quanto chiedono il comitato di cittadini "Gestione partecipata del territorio" di Bomba e Legambiente e Wwf che, come spiegano in conferenza stampa a Pescara, hanno inviato al ministero dell’Ambiente "dettagliate e scrupolose osservazioni in opposizione allo studio d’impatto ambientale presentato dalla Cmi Energia Spa" che vuole trivellare l'area del lago ricca di gas. 

Progetto ritenuto "strategico" a livello nazionale, ma che, dopo dieci anni di battaglie, anche legali, era stato bocciato, dal Consiglio di Stato, per i pericoli che ne deriverebbero al territorio da una eventuale la sua realizzazione. Il piano sembrava archiviato. Invece sotto un'altra denominazione, è stato riproposto, con qualche variante, ancora più impattante. E' la società Cmi Energia Spa, con sede legale a Roma, ad aver presentato il 24 giugno 2015 al ministero dell’Ambiente istanza per l’avvio della procedure per la "costruzione di un gasdotto di circa 21 km, di una centrale di trattamento gas (raffineria, ndr) nell’area industriale di Paglieta su una estensione di circa 3 ettari, per la messa in produzione dei pozzi deonominati Monte Pallano e situati nel comune di Bomba e per la perforazione di ulteriori 2-3 pozzi". Il gasdotto tocca i comuni di Bomba, Archi, Roccascalegna, Torricella Peligna, Pennadomo, Villa Santa Maria, Atessa, Colledimezzo, Altino, Perano e, appunto, Paglieta. Progetto aborrito, ma che è tornato in auge. Si rischia adesso l'approvazione da parte del comitato Via nazionale che deve esprimersi in merito.

"Tutte le istituzioni, le associazioni ambientaliste, i comitati ed i cittadini interessati - viene spiegato da Massimo Colonna (Comitato Gestione Partecipata Territorio),  Giuseppe Di Marco (Legambiente Abruzzo) e Luciano Di Tizio (Wwf Abruzzo) - hanno ribadito l’assurdità di ripresentare, senza nessuna novità sostanziale, un progetto già bocciato due volte dal Comitato Via della Regione Abruzzo e definitivamente respinto dal Consiglio di Stato con la sentenza  numero 02495/2015 del 18 maggio 2015.
Il progetto giace al ministero dell’Ambiente da più di un anno e la decisione potrebbe essere imminente. Siamo costretti a utilizzare il condizionale - evidenziano - perché alla richiesta di poter partecipare ai lavori e di conoscere i tempi della decisione il ministero ci ha risposto, con una comunicazione ufficiale, informandoci che 'Detta istruttoria è svolta dalla Commissione con modalità e tempi dalla medesima autonomamente individuate in coerenza con la complessità tecnica e delle circostanze intervenute nel corso del procedimento', ossia cittadini ed enti locali devono solo tacere ed aspettare!"

"A questo punto, nell’imminenza della decisione e vista la totale chiusura del comitato Via del Ministero, riteniamo che non ci si possa limitare ai soli atti formali, e chiediamo alle istituzioni tutte di compiere degli atti politici forti che abbiano un adeguato risalto mediatico nazionale per far valere il parere dell’Abruzzo al ministero dell’Ambiente.
Per questo chiediamo al presidente D’Alfonso e alla giunta regionale abruzzese di firmare, insieme alla Provincia di Chieti e a tutti i sindaci dei Comuni interessati, due documenti che ribadiscono la contrarietà del territorio al progetto presentato dalla Cmi". I documenti sono una diffida al ministero dell’Ambiente a non esprimere parere favorevole nei confronti di un progetto bocciato da una sentenza del Consiglio di Stato, su ricorso, tra gli altri, della stessa Regione Abruzzo, e respinto a tutti i livelli dagli Enti locali. E poi una richiesta al ministero dello Sviluppo economico di ritirare il permesso di ricerca denominato “Colle Santo”, visto che lo stesso Ministero aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato affinché non si procedesse alla coltivazione del giacimento per i forti rischi idrogeologici. "Al ministero - sottolineano le associazioni - sarà richiesto, anche, di deliberare definitivamente l’impossibilità di sfruttare il giacimento di gas naturale di Bomba affinché non si possa ripresentare in futuro un ulteriore “nuovo” progetto". 13 ottobre 2017

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