Santa Maria Imbaro (Ch) 19 mar. '14 - E' aut aut della Fondazione Negri Sud. Il consiglio di amministrazione lunedì scorso è stato chiaro con i sindacati: o si firma la cassa integrazione al 50% per 43 dipendenti e al 100% per 10 volontari (con il resto dei 100 dipendenti al lavoro), oppure si darà il via alla procedura di esubero per 30 dipendenti. Non ci sono margini di trattativa. Ieri la proposta del cda è calata come una mannaia sui dipendenti: non solo la "black list" esiste, ma è ormai sempre più attendibile. Eppure per mesi i soci della Fondazione si erano affannati a rassicurare sul fatto che non esistesse alcun elenco di persone in odore di licenziamento. Da ieri si sa ufficialmente che l'elenco esiste, e che si è pronti ad applicarlo. La Filcams Cgil e la Cgil, rappresentati da Sergio Aliprandi e Rita Candeloro, dopo un confronto con i lavoratori hanno deciso di non firmare la richiesta di cassa integrazione. Oggi una delegazione di dipendenti sarà a Chieti assieme ai sindacati nella sede della Provincia. "Certe scelte - spiega Aliprandi - si devono fare guardando in faccia le persone. Non firmiamo perchè la politica si deve prendere le proprie responsabilità sulle strategie di intervento che intende applicare". Nel piano di risanamento presentato lunedì scorso è spiegata, voce per voce, la strategia di rilancio della Fondazione che si struttura in tre fasi. Mancano però, secondo i sindacati, dati su organigramma aziendale, sviluppo organizzativo, consolidamento delle risorse economiche e non sarebbe stato elaborato nemmeno il bilancio consuntivo del 2013. Non è scritto nulla nero su bianco sui 30 esuberi, ma la richiesta di lunedì è stata perentoria. Intanto i lavoratori sono ormai allo stremo. Nessuna garanzia per il futuro, ma la consapevolezza di poter essere inseriti, prima o poi, nella famosa lista nera degli esuberi. Ed è panico, divisione, incertezza per chi non porta a casa lo stipendio da ormai 10 mesi. Il Negri Sud rischia di implodere per sempre su stesso. Da un lato i costi altissimi di gestione (350mila euro al mese solo per gli stipendi), dall'altro una ricerca fondamentale per il benessere sociale che si sta spegnendo giorno dopo giorno. Solo a febbraio hanno chiuso tre laboratori. In mezzo c'è la politica, impegnata in queste settimane nella campagna elettorale di regionali e comunali, e sempre più sorda al grido d'allarme di un'eccellenza che sta morendo. 


Daria De Laurentiis

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