Si riunisce di martedì prossimo, 22 maggio, alle 12.30, la conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale abruzzese per affrontare, tra l'altro, la discussione sulla mozione di sfiducia presentata dalle minoranze nei confronti del presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso (nella foto), eletto senatore il 4 marzo scorso. La procedura, così come disposto dall'articolo 139 del Regolamento consiliare, prevede che la mozione di sfiducia venga discussa non oltre dieci giorni e non prima di tre giorni dalla sua presentazione ed è iscritta al primo punto dell'ordine del giorno della seduta. Il presidente del Consiglio, sentiti l'Ufficio di presidenza e la conferenza dei capigruppo, stabilisce le modalità e la durata della discussione e ripartisce il tempo complessivo tra i gruppi consiliari. La mozione è approvata per appello nominale a maggioranza assoluta dei consiglieri. 

La mozione di sfiducia è stata depositata l'altro ieri in Consiglio regionale da Forza Italia e dal Movimento 5 stelle e chiede le dimissioni immediate del presidente Luciano D’Alfonso, ribadendo la sopravvenuta incompatibilità con il suo ruolo di senatore. Incompatibilità dichiarata insussistente dal voto del Consiglio regionale di martedi 8 maggio: a salvare il governatore è stata la  maggioranza, seppure con un solo voto in più, in base alla tesi che l’incompatibilità scatterà solo con la ratifica della giunta delle elezioni del Senato. "Non si può ulteriormente assistere, solo per tutelare gli interessi egoistici e personali di Luciano D'Alfonso, e del Partito democratico che lo ha invitato a mantenere la doppia carica di presidente e senatore, solo per il timore di una pressoché certa sconfitta alle prossime elezioni regionali, ad una così grave situazione amministrativa e politica in un contesto di totale violazione e spregio delle regole democratiche", si legge nella mozione, firmata dai cinque consiglieri dei 5 Stelle Sara Marcozzi, Riccardo Mercante, Gianluca Ranieri, Pietro Smargiassi e Domenico Pettinari, e da quattro consiglieri di Forza Italia, Lorenzo Sospiri, Mauro Febbo, Paolo Gatti e Emilio Iampieri, non però da Gianni Chiodi che era assente al momento della raccolta delle firme. Nel documento si evidenzia inoltre che “il presidente D'Alfonso interpretando le norme a suo piacimento ed uso e consumo ha dichiarato candidamente che si dimetterà solo dopo la convalida delle elezioni”, "facendo finta di ignorare che il vigente sistema normativo di assunzione della carica di senatore delineato dalla costituzione repubblicana è profondamente diverso dallo Statuto Albertino dove l'acquisto della carica di senatore di nomina regia avveniva al momento della proclamazione, la quale però era successiva alla convalida e al giuramento”. E ancora... "perseverare in questa condotta ambigua che si appalesa gravemente sprezzante della costituzione e delle leggi, e tanto più oltraggiosa in quanto posta in essere dall'organo di vertice della Regione, - viene aggiunto - vuol dire ostacolare la normale dialettica tra la maggioranza e le opposizioni all'interno del Consiglio regionale in una fase in cui va gestita la fine della legislatura nel modo più costruttivo possibile. Le esternazioni del presidente d'Alfonso in merito a cavilli, norme, giorni, immissioni, elezioni, convalida, acclamazioni è solo un offesa all'intelligenza degli abruzzesi alle istituzioni ma anche ai principi democratici che hanno permesso allo stesso di essere eletto senatore della Repubblica".
17 maggio 2018

@RIPRODUZIONE VIETATA

Condividi l'Articolo

Articoli correlati