Serena Giannico

 

E' la carica dei mille e forse più e poi cori, bandiere, fumogeni. A Roma giungono con 16 pullman e giungono, in massa, perché, da Roma, si aspetta una qualche buona nuova. E invece, dal tavolo del ministero dello Sviluppo economico, arriva l'accettata. Micron Technology va via da Avezzano (L'Aquila). Va via così anche dall'Italia. "Perché - spiega Nicola Di Matteo, segretario Fiom Cgil Abruzzo - la multinazionale americana dice di non avere più interessi nel nostro Paese". La staffilata è servita e la vertenza più spinosa d'Abruzzo - quella che interessa circa 1.630 lavoratori dello stabilimento marsicano e altri 300 dell'indotto - si trasforma in dramma. Nessun futuro per Micron: è deciso. E' sicuro. "Ma - fa presente Alfredo Fegatelli, segretario provinciale Fiom L'Aquila - l'azienda, che aveva già messo in vendita il sito, sostiene di aver trovato un acquirente, una società tedesca che opera a livello europeo. Di più non ci è stato fatto sapere. Abbiamo risollecitato la presentazione di un piano industriale che al momento non pare esistere. Siamo preoccupati per la capacità finanziaria del gruppo che dovrebbe subentrare e, naturalmente, del mantenimento degli attuali livelli occupazionali". Un confronto a porte chiuse quello che si svolge nella Sala parlamentino di via Molise tra i delegati del governo, il management Micron e le parti sociali, Regione, Provincia, Comune e sindacati (Fim, Fiom, Uilm, Ugl Metalmeccanici, Fismic, Cisal). Un confronto che lascia amaro. Amaro e basta, a tanti, a tantissime famiglie. "E' tutto molto nebuloso - aggiunge Fegatelli -. Comunque dovremmo rivederci prima delle elezioni, per avere un quadro un po' più definito. Abbiamo anche chiesto l'apertura di un tavolo nazionale di settore, specifico per le microtecologie, un ambito da rivalutare e da salvare". Comunque la batosta Micron adesso è ufficiale. Una stangata, in un territorio alle prese, da anni, con una profondissima crisi. "Abbiamo tenuto duro - affermano alcuni dipendenti -. Da quando ci sono stati gli annunci dei tagli, abbiamo cercato di difendere il nostro posto e di tenere in vita l'industria più importante della provincia di L'Aquila. Abbiamo tentato di proteggere quello che sembrava un miracolo". Assemblee davanti ai cancelli, contestazioni, mobilitazione, presidi con tende e camper e quella preoccupazione che saliva, galoppante da mesi… "Dall'altro lato, in cambio, soltanto cinismo…". Attualmente sono 700 i lavoratori Micron in cassa integrazione. "Neppure su questo - riprende Di Matteo - c'è chiarezza. Perché sembra che una parte di essi, per via di una fievole ripresa in atto, dovrebbe essere richiamata. Staremo a vedere. Intanto, durante l'incontro, i dirigenti Micron hanno ribadito che entro marzo la faccenda va definita. Oppure risolverà da sola". Quell' "eccesso di forza lavoro", frase buttata lì nello scorso autunno da Riccardo Martorelli, numero uno della fabbrica di Avezzano, nel primo vertice nella Capitale, ora si è tradotta in "smantellamento". Eppure sei anni fa si parlava di raddoppio dello stabilimento grazie ad un investimento da 6 miliardi di dollari. Micron produce sensori di immagine su dischi di silicio da 200 millimetri di diametro. Col suo numero di dipendenti è la seconda realtà produttiva d'Abruzzo, dietro solo alla Sevel, gruppo Fiat, in Val di Sangro. L'azienda di Avezzano sborsa 100 milioni di euro di stipendi all'anno. Contribuisce all'8% dell'export regionale e rappresenta il 33% del Pil (prodotto interno lordo) dell'aquilano. 22 gen. '12 (da Il Manifesto)

Condividi l'Articolo

Articoli correlati