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Avvelenamento delle acque e disastro ambientale aggravato. Questo è successo nel comune di Bussi sul Tirino (Pescara). E ora, dopo anni di battaglie ecologiste, lo sancisce anche una sentenza della Corte d'Assise d'Appello dell'Aquila, presidente Luigi Catelli. Per la pericolosissima mega discarica della Montedison, tra le più imponenti d'Europa, ieri sera, sono state inflitte 10 condanne - su 19 imputati, di cui uno, Vincenzo Santamato, deceduto -, anche se le pene sono state tutte condonate perché i fatti sono antecedenti al 2 maggio 2006. Il verdetto ha anche fissato le provvisionali e le spese legali da riconoscere alle parti civili. Si tratta di 3,7 milioni di euro e vanno da un milione in favore dell'Ato (Ambito territoriale ottimale, ndr), a 500mila euro per la Regione Abruzzo, a 200mila per i Comuni colpiti, a 10mila e/o 5 mila euro per le associazioni ambientaliste, tra cui Wwf e Legambiente. Il danno arrecato, invece, dovrà essere quantificato in sede civile. In primo grado, il 19 dicembre 2014, la Corte d'Assise di Chieti aveva ritenuto prescritto il reato di disastro colposo; in questo caso, invece, i giudici sono arrivati alla condanna perché un ricalcolo dei tempi ha portato a stabilire che la prescrizione non era scattata. 

 Tre anni di carcere, dunque, per Maurilio Agugia, Carlo Cogliati, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio; due anni, invece, per Nicola Sabatini, Domenico Alleva, Nazzareno Santini, Luigi Guarracino, Carlo Vassallo e Giancarlo Morelli. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di ex manager Montedison. Assolto Guido Angiolini, amministratore del colosso industriale, dal 2001 al 2003, perché il fatto non sussiste. 

154mila metri cubi di rifiuti chimici interrati; livelli di diossina - documentati nel Piano di caratterizzazione dell'area – altissimi, che arrivano fin sul fiume. "Siamo nell'ordine di grandezza di quanto accaduto nell'incidente di Seveso nel 1976", spiega il Forum Acqua Abruzzo. I valori cancerogeni rilevati, nelle analisi effettuate sui campioni di terreno, superano di centinaia, anche migliaia, di volte i limiti di legge: esacloroetano, tetracloroetilene, idrocarburi policiclici aromatici, mercurio e piombo hanno infarcito il suolo e le acque. Neppure quelle di falda si sono salvate: sono inquinate fino ad 80 metri di profondità e presentano 26 sostanze tra tossiche e cangerogene oltre i livelli di guardia. Questa l'attuale drammatica situazione, che va peggiorando. 

 "Dopo quanto accaduto in fase di udienza preliminare e in primo grado, questa sentenza di appello almeno ristabilisce la verità su fatti di inaudita gravità che hanno riguardato la qualità della vita di 700.000 cittadini - così Augusto De Sanctis, del Forum Acqua -. Le pene sono miti – evidenzia – e a questo si aggiunge il condono con contorno di prescrizione, a testimonianza su come le leggi nel nostro Paese considerino la tutela dell'ambiente e la difesa della salute. Comunque la vera giustizia per noi è la bonifica, il nostro territorio deve essere risanato fino in fondo, subito, e risarcito. Non possiamo aspettare un minuto di più: nella Val Pescara è un disastro, con i pesci al mercurio. Una vergogna internazionale che deve finire. E questa sentenza può aiutarci, senz'altro”. 

 “Dopo due anni di lavoro - afferma l'avvocato Tommaso Navarra, che ha rappresentato il Wwf nella vicenda giudiziaria - possiamo dire che anche i reati ambientali possono trovare un giusto accertamento di verità”. E Luciano Di Tizio, sempre Wwf, aggiunge: “E' stato compiuto un passo avanti importante, ma l’obiettivo finale resta la bonifica del territorio e l’applicazione del sacrosanto principio del chi ha inquinato paghi”. “Una sentenza che finalmente porta un vento di giustizia, negata per un pezzo”, commenta invece Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente. “Ad oggi - aggiunge Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo - le attività di bonifica latitano: bisogna fare in fretta”. “Dieci anni fa si sollevava il vaso di pandora su questa discarica illegale – fa presente Maurizio Acerbo, di Rifondazione -. Essa ha intossicato l'ambiente, messo a rischio la salute e danneggiato l'economia. Ora basta”.


17 febbraio 2017 

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