Lo spettacolo 'Arturo lo chef in Sudamerica' alla conquista di Uruguay, Paraguay e Argentina
Fa il giro dell'America Latina lo spettacolo "Arturo lo chef" prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con il Teatro del Sangro: venti le tappe organizzate in città dell'Argentina, dell'Uruguay e del Paraguay. E in particolare a  Buenos Aires, Rosario, Mar del Plata, Berazategui, Montevideo (Uruguay), Assuncion (Paraguay), San Lorenzo, Casilda, Canada de Gomez, Paranà, Corrientes, Formosa, Balcarce e Chajari. 
L'opera teatrale è liberamente tratta dalla scrittura di John Fante. Progetto scenico, testo e regia sono di Stefano Angelucci Marino, che sarà anche in scena. Collaborazione al testo e alla regia di Rossella Gesini. Le musiche originali sono di Giovanni Sabella e le scene di Filippo Iezzi.
La tournéesudamericana è realizzata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires; il Comites Rosario diretto da Franco Tirelli; l’Associazione “Famiglia Abruzzese” di Rosario diretta da Marcelo Castello; l’Associazione “Famiglia Abruzzese” di Montevideo-Uruguay diretta da Fernando Pizzuti e il Comites de Paraguay diretto da Jose Zanotti.  
Durante la permanenza in Sud America Stefano Angelucci Marino e Giuliano Bonanni realizzeranno due laboratori teatrali per attori professionisti sulla "Maschera" e sulla "Commedia dell’Arte" italiana. Queste attività, promosse dall’organismo teatrale “Mask”, saranno effettuate a Buenos Aires (Teatro Santos 4040) e a Rosario (Teatro Plataforma Lavarden). Si tratta di incontri che vogliono approfondire la potenza espressiva della commedia dell'arte e dei suoi personaggi, che hanno partecipato alla fondazione e divulgazione a livello mondiale del teatro moderno occidentale, e che riescono a sensibilizzare, nell’attore, l’uso completo delle proprie potenzialità espressive: corpo, voce e movimento acquisiscono forza e intensità. 

Con grande ironia e semplicità "Arturo lo chef" racconta la passione per i fornelli, l’arrivo a Los Angeles, i primi amori, i colleghi e la dura vita di cucina. Quindi il trasferimento a Buenos Aires, le vittorie e le sconfitte sulla strada del successo. Arturo in famiglia sente scoppiettare l’idioma abruzzese, idioma che tra i componenti adulti del “clan“ spesso rappresenta il mito dell’origine, il rifugio salvifico, l’identità ri-affermata, mentre per lui, per il giovane cuoco oramai pronto alla conquista del mondo significa solo emarginazione e disprezzo. 

Ha scritto il critico Paolo Verlengia dello spettacolo: "C’è in effetti più del mero intrattenimento da one-man-show nel progetto di Angelucci Marino, in cui le dimensioni di micro e macro e si incrociano ripetutamente: globalizzazione e territorialità, letteratura e cabaret, spettacolo ed emigrazione. Ma soprattutto, la veste della comicità viene usata per raccontare e dissimulare la parabola della finitezza umana che si sublima all’inseguimento donchisciottesco dell’utopia”. 
31 luglio 2018

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