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L'Aquila - "Anche loro, come noi, sono vittime di uno Stato assente, insensibile e cieco nei confronti di quelle famiglie che si sono viste privare già degli affetti dei propri cari... Insieme a loro siamo profondamente indignati per quanto uno Stato sia in grado di abbandonare coloro che sono vittime dell'incompetenza dello Stato stesso". Così il Comitato Vittime di Rigopiano esprime la propria solidarietà ai parenti dei morti nel terremoto del 2009 a L'Aquila alle quali lo Stato, citandoli in giudizio, trascinandoli in tribunale, chiede adesso la restituzione dei risarcimenti versati nel 2013. Vicenda che ha spinto il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ad inviare una lettera al premier Paolo Gentiloni, mentre le decine di famiglie tirate in ballo annunciano battaglia legale. Le provvisionali vennero elargite per il processo alla commissione Grandi Rischi. Processo concluso, in primo grado, con la condanna di tutti i luminari a 6 anni di carcere, con risarcimento delle parti civili per quasi otto milioni di euro, in relazione a 29 decessi e a 4 feriti. Mentre in Appello e in Cassazione la sentenza venne riformata, con la sola condanna, definitiva, di Bernardo De Bernardinis, allora braccio destro di Bertolaso. Ma nessuna della Corti ha annullato le provvisionali e poi alcuni imputati vennero assolti con formula dubitativa. 

“Nonostante ciò – scrive Cialente a Gentiloni - la Presidenza del Consiglio ha messo in mora i parenti delle vittime, diffidandoli a restituire quanto incassato a titolo risarcitorio. Il 5 settembre scorso le parti civili, tramite i propri avvocati, hanno presentato ricorso, dichiarando di trattenere le somme “a titolo di acconto sulla maggiore somma ancora dovuta” e invitando “la presidenza del Consiglio dei ministri a voler provvedere all’integrale risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non”. Nonostante tutto le parti civili sono state citate in giudizio, con udienza già fissata per il prossimo 24 luglio. Alla luce della tragicità degli accadimenti dell’aprile 2009, della tragicità e complessità del processo Grandi Rischi,- aggiunge - per il rispetto che si deve portare alle stesse vittime, ai loro familiari ed all’intera comunità aquilana, le chiedo di individuare con la sensibilità che la contraddistingue la giusta soluzione, che preveda il ritiro della richiesta di restituzione del risarcimento”. 

Ma Cialente va anche oltre e attacca: “Siamo di fronte a un Paese che si sta spappolando - afferma – e che non ha cuore la sicurezza. Ora la richiesta di queste somme riapre una ferita alla città”. Poi l'affondo alla Grandi Rischi. “La vicenda dell'Aquila nel 2009 e la riunione del 21 gennaio scorso in cui è stato evocato 'l'effetto Vajont' per la diga di Campotosto, che si trova su una faglia sismica, dimostrano che si tratta di un organo - evidenzia il primo cittadino dell'Aquila - che non ha alcuna validità scientifica e che spesso le persone stanno lì un po' per giocare”.

"Ciò che mi fa più male in tutto questo, - evidenzia Maria Grazia Piccinini, avvocato e mamma della studentessa Ilaria Rambaldi, rimasta uccisa del crollo del palazzo di via Campo di Fossa nel sisma dell'Aquila - è sapere che Stato mi è contro, laddove lo Stato dovrebbe aiutare e soccorrere i cittadini. Sia aiutandoli prima, con la prevenzione, con le giuste informazioni e con le giuste precauzioni, che non ci sono state; sia aiutandoli dopo a risorgere dal baratro. Nel caso che mi riguarda, lo Stato si è fatto carico dei cittadini solo dopo la tragedia, nulla ha fatto prima, anzi.... Ma in quello che ha fatto dopo, ha risarcito ed indennizzato tutto e tutti, con una sola eccezione, i morti. Per le vittime – sottolinea - c'è stato solo il calvario dei processi, tanti, lunghi e incerti, sia nell'esito che nella realizzabilità effettiva del ristoro. Tra questi proprio il processo alla Grandi Rischi, che non è mai stato solo un processo tecnico, ma anche politico, con le mille implicazioni che ha comportato. Lo Stato almeno capisca che infierire sulle anime doloranti, oltre che essere maramaldesco, di certo non è onorevole. Ora dovremo affrontare un ulteriore iter giudiziario, ma credo che la soluzione sia di natura politica. Per ristabilire un principio di equità e di parità tra i cittadini e per ristabilire il principio di prevalenza del valore della vita sui beni materiali andati perduti e per il cui recupero lo Stato sta sborsando centinaia di milioni”. 09 maggio 2017

Serena Giannico

Nella foto in alto la citazione arrivata ai familiari di alcune vittime del sisma dell'Aquila. In basso l'avvocato Maria Grazia Piccinini.

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