GUARDA LE FOTO
“Non sta lì papà, papà ora vive con Gesù, è in buone mani”... “Sì mamma, ti crediamo ma ci dispiace…”, “Credetemi, papà non è lì ...!” E' in questo dialogo fra la moglie Alba e i figli Chiara e Luca che si è percepito il clima di fede nel funerale di Filippo Marconetti, 46 anni, agente immobiliare e amministratore di condominio, che lunedì pomeriggio a Lanciano, nella sua casa, è stato ucciso da uno shock anafilattico. Filippo è vissuto davvero una vita a san Pietro, nel quartiere dei Cappuccini e ci torna  accompagnato dai suoi amici che lo portano in spalla. Uno di loro prima di prendere la cassa in spalla dice: “E' un incubo, ditemi che è un incubo, svegliatemi”. 

La chiesa è stracolma di gente. Ci sono incredulità, sbigottimento, lacrime e speranze, si mischiano nella folla visi colmi di gratitudine e occhi che chiedono ancora: “Perché?” Domanda umana, sincera che si schianta contro una morte arrivata come un lampo dopo una puntura di antibiotico. Encomiabili gli sforzi di tenerlo in vita sia degli operatori del 118 prontamente intervenuti in casa sia del personale del pronto soccorso di Lanciano che hanno disperatamente cercato di rianimare Filippo. Un soffio la vita che sembra rapirti dagli affetti più cari in modo inaspettato.

L’altare, per i funerali di Filippo, si riempie di sacerdoti, quelli che lui nella sua trentennale esperienza sin da ragazzo ha incontrato fra i ragazzi della parrocchia di san Pietro. Ci sono l’attuale parroco don Valerio Polisy, poi i francescani padre Vincenzo Di Marcoberardino, padre Egidio Ricci e padre Tonino Levita, infine i giovani sacerdoti don Angelo Giordano e don Angelo Salvatore. Soprattutto ci sono ai lati dell’altare tutti i giovani, i ragazzi con i quali lui ha dato la vita come educatore. Giovani oggi con i propri figli a vivere l’ultimo incontro con lui.

E' una celebrazione serena, che si apre con un tratto di vita declamato da una amica di Filippo dell’associazione “L’arca di Noè”, Teresa Coletta: “Ci hai dato tutto, ti sei speso ogni giorno per tutti. Abbiamo gratitudine e gioia nell’averti incontrato”. 
I sorrisi si intervallano alle lacrime, sempre serene, mai di disperazione. “Mancano solo padre Lorenzo e padre Bonaventura” qualcuno sussurra… sì perché c’erano davvero tutti quelli che hanno vissuti anni di splendida bellezza comunitaria a san Pietro. Padre Bonaventura in realtà sorrideva dal Cielo, morto lo scorso anno, mentre padre Lorenzo non è mancato per rendere un saluto al suo Filippo.

Pur in condizioni di salute difficili, non potendo esser presente alla messa, il frate è piombato all’obitorio martedì pomeriggio. Fillippo, con i genitori emigranti in Svizzera, cresciuto con gli zii, scoprì la fede nella parrocchia di san Pietro e “lu monece” (così chiamava affettuosamente padre Lorenzo) divenne suo padre spirituale, anzi un monumento di vita spirituale per lui. Lì all’obitorio ci si è stretti gli uni gli altri. Mistico l’abbraccio fra il “frate con la barba” e la moglie di Filippo. Istanti toccanti e pieni di sofferenza. “Guardatevi negli occhi e voletevi sempre bene” ha detto rivolto ai presenti rimasti senza parole per la sua presenza. poi lo stesso padre Lorenzo fa leggere una preghiera che lo stesso Filippo aveva pubblicato nel febbraio 2012 nella sua pagina di facebook: “Dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare… credendo che ogni cosa da Te sarà resa giusta se mi abbandonerò alla tua volontà…”

La moglie e i figli, ogni volta che la celebrazione parla di speranza e vita eterna, si stringono l’un l’altro: una famiglia che viveva all’unisono con Filippo.
Don Valerio ne celebra l’impegno verso intere generazioni, un suo impegno instancabile, padre Vincenzo confessa il suo sbigottimento quando è stato avvisato della morte, prematura e inaspettata di Filippo. 
 Filippo rivive di canto in canto tra quelle mura, le stesse mura che erano diventate la sua casa. 

Alla fine i suoi amici lo hanno ricordato così:
“Siamo morti con lui. È inutile far finta che non sia accaduto nulla. E' come un terremoto che travolge e stravolge tutto. Una lacerazione nel cuore. Una mente che lo cerca ancora. “Non è possibile!”. Ed invece la vita ti schiaffeggia senza pietà.
Filippo ora è “di là”, dove tutto è chiaro, puro, limpido. Ed è in Mani Sante. E non consolano queste semplici parole. Lo sappiamo bene. Consola nella profondità del cuore invece la fede, quella di Gesù trafitto nell’amore, che ti ama da morire, che lo ha chiamato a sé. Consola la sua vita di fede. Quella del nostro Filippo.
È volato via un amico vero, un amico pieno di vangelo: “non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”. E Filippo ha preso alla lettera la parola di Gesù. La Parola che diventa vita.
Questa è la sua casa. Queste mura sono la sua casa. San Pietro è la parrocchia dove lui ha incontrato Gesù. Lui scapestrato, lui esuberante diciottenne a cercare i piaceri del mondo, quei piaceri effimeri che lasciano poi l’amaro in bocca, lui a cercare la libertà lontano, ha trovato vita qui, in questa parrocchia, in questa casa. Ha trovato la vita vera. Qui sono iniziate le prime “farfalle nello stomaco”, poi il suo cuore si è orientato verso una ragazza, Alba, che poi diverrà la sua amata sposa…
Bisognava conoscerlo 30 anni fa per rimanere ancor più sbalorditi e conoscere ancor più il nostro Filippo!
Un amico, Marco, lo invitò a trascorrere una serata con un gruppo di ragazzi. È un giovedì sera, era la serata per noi dedicata alla preghiera, che gli cambia la vita. Si ritrova, senza aver alcun orizzonte e meta, a pronunciare la sua Ave Maria. Nulla fu come prima. Maria lo accompagnerà giorno dopo giorno a Gesù. Come una madre premurosa con il suo bimbo.
E Dio, come uno scultore che modella il suo pezzo di marmo, modella la sua vita, ne fa ciò che noi tutti abbiamo toccato con mano in questi anni. Un uomo giusto, pieno di bontà, padre e marito irreprensibile con la sua sposa Alba e i suoi gioielli di vita, i figli Chiara e Luca. Uomo esemplare nel lavoro e nel suo impegno civico. Non lo dicono queste povere e affrante parole. Lo racconta la sua stessa vita.
Non è che ci manchi Filippo… è che hai portato con te una parte di noi, “di là” ti sei portato la nostra vita. Le nostre giornate, i nostri campi scuola a Rosello (la sua seconda casa), a Passo Lanciano, Brittoli, Corcumello, le nostre serate a pregare e a scherzare di gusto…  i campeggi in tenda, e a 20 anni a dormire in tenda sulla neve. Le sane trasgressioni di Filippo con i suoi amici. Ma come si può cancellare con un colpo di inaspettato ultimo respiro tutto ciò?  Come si può credere che finisca tutto? Con un colpo di spugna puoi cancellare i segni su una lavagna, ma non la vita!
Filippo non si può sostituire. Le cose si cambiano, si spostano come pedine nella geografia della vita. Vanno e vengono. Filippo no. Filippo è unico. Non esistono copie. Filippo è un uomo originale. Per questo una parte di noi è già con lui. E non dimentica, anzi se lo va a “riprendere” col cuore dove lui ora vive.
Uno che dava la vita in tutto ciò che faceva. Che dalla strada è venuto fuori e che tirava fuori dalla strada altri ragazzi… e così inizia ad essere un educatore qui, a San Pietro, dove trova padre Lorenzo che, insieme a padre Bonaventura, lo getta nella partita della vita. Un impegno che vive con uno zelo ammirevole. Sarà poi la volta di padre Vincenzo e padre Egidio, di don Valerio per contare ancora sul suo impegno.
E fior di ragazzi diventano uomini sotto le sue direttive: incontri di vita, vangelo, preghiera e quando occorreva nei campi-scuola partivano da un lato all’altro della stanza le sue “zoccolate”. “Fermi tutti, quess ‘nzi po’ fa!” Chiedete ai ragazzi che ne ricordano la memoria su Fb. E chiedete a chi viveva accanto a lui la sua dedizione nei campi-scuola, nello stare in cucina, a lavar pentole, a pulire le stanze… eppoi via tutti a fare escursioni. Con il sorriso che tutti noi abbiamo incontrato ogni giorno.
Ieri sera, dopo la veglia qui in sua memoria, visitando la sua pagina Fb, ho trovato un ricordo di una persona: “Filippo, non dimenticherò mai quello che hai fatto per mia figlia”. La mente è tornata indietro, quando da ragazzi abbiamo impegnato i nostri pomeriggi, con noi Filippo, ad aiutare Debora, una bimba di pochi mesi che aveva necessità di assistenza motoria perché nata con alcuni gravi handicap. Filippo che poteva godersi la vita, da buon giovane, era lì a fare esercizi per e con Debora. Perché Debora, aveva capito, era il suo Gesù. “Qualunque cosa avete fatto all’ultimo dei miei fratelli l’avete fatto a me…”. E se dopo 30 anni un papà ricorda c’è un motivo: nulla di ciò che è fatto per amore va perduto. Nulla fatto per amore finisce nell’oblio. Tutto riemerge dalla memoria e dal cuore nella contabilità dell’amore. Filippo ha tracciato in profondità la vita di questo padre che non dimentica. E ringrazia. Così come oggi ringraziamo noi per questa vita che è trasfigurata nell’amore.
Se in queste ore ci avete visti affranti, attoniti e a piangere è perché noi siamo una comunità, neanche un gruppo di amici. I gruppi, a volte, si sfasciano. Noi siamo con lui, ed oggi ancor più, una comunità di vita, ognuno con i suoi doni e i difetti, ma tutti per vivere il vangelo, per il quale insieme a lui abbiamo scommesso tutto.
Non sei lontano fratello e amico nostro, nelle nostre vite non sei ora un vuoto. Ora sei dove tutti per un po’ vorremmo stare… tra queste lacrime di serenità e il desiderio di stare ancora accanto, gli uni gli altri.
Sei sempre il nostro Filippo e, dove ha potuto la violenza della morte, ora sovrabbonda una immensa gratitudine a Dio per averti posto accanto a noi a vivere l’amore. 
Hai combattuto la buona battaglia, sei arrivato fino al termine della corsa, e hai conservato la fede. Ora ti aspetta il premio della vittoria: il Signore, che è giudice giusto, ti consegnerà la corona di uomo giusto. Quel Gesù che hai amato, che hai proposto con la vita a tutti coloro che hai incontrato, spalanca le braccia anche a te per godere della vita in pienezza.
Chiara e Luca: papà vi ha lasciato una grande eredità. Non raccontate chi era il vostro papà. Vivete la sua vita, così anche voi lascerete un segno incancellabile di amore nel cuore di chi sarà sulla vostra strada. E papà non sarà assente ma vi darà nella vostra vita segni della sua presenza.
E a te Alba va tutto il nostro amore perché siete una famiglia speciale, siete una coppia che lascia occhi spalancati di ammirazione. Non siete stati. Siete una coppia. L’amore è per sempre. Non scade o si inceppa. Attraversa orizzonti infiniti, spazi e tempi a noi sconosciuti.
L’amicizia è un tesoro prezioso, un dono che accende il cuore. Quel dono, caro fratello nostro Filippo, lo custodiremo ogni giorno come “la perla preziosa” trovata nel campo della vita.
Ci ritroveremo un giorno, cuore a cuore con Gesù, mentre ora gli occhi sono lucidi per te…
Sei un amico per sempre nostro carissimo Filippo"
I tuoi eterni amici de “L’Arca di Noè” 

Termina il funerale, tutti gli amici si stringono attorno alla bara mentre i presenti salutano i familiari. Con il sorriso e “gocce di vita” che scendono lungo i visi gli amici cantano che “una vita da qui è partita e mai più si fermerà… resta qui con noi…”. Ma Filippo è davvero “di là”, è davvero partito a preparare, come diceva negli ultimi tempi scherzando, “i campi scuola con Gesù, lì hanno bisogno di me”. 22 marzo 2018

Alessandro Di Matteo

Nella foto in alto i funerali; in basso Marconetti con la moglie e i due figli

@RIPRODUZIONE VIETATA

Condividi l'Articolo

Articoli correlati