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Lanciano (Ch) – Cosa sta succedendo in Italia nel settore metalmeccanico? A dare chiarimenti Domenico Bologna, segretario regionale per Abruzzo e Molise della Fim Cisl; Davide Labbrozzi, segretario generale Fiom Cgil per la provincia di Chieti e Nicola Manzi segretario Uilm Uil Chieti- Pescara. “Dopo 15 incontri di trattativa – attacca Bologna – la situazione non si è ancora sbloccata, con Federmeccanica che è rimasta ferma sulla proposta avanzata lo scorso 22 dicembre”. 

Una proposta, quella del rinnovo del contratto nazionale di lavoro, che riguarda oltre un milione di lavoratori del settore e che le sigle sindacali hanno giudicato... “inaccettabile – come evidenzia Bologna – perché esclude il 95% dei metalmeccanici dagli aumenti di stipendio, andando a favore del solo 5%, e che aumenta gli orari di lavoro, esclude dai diritti e dalle tutele le nuove forme di contratto e tutti i lavoratori degli appalti. Inoltre – precisa Bologna – contrappone il contratto nazionale alla contrattazione svolta in azienda, mettendo così in discussione il sistema contrattuale del nostro Paese, fondato su due livelli di contrattazione: nazionale da un lato, e dall'altro quello aziendale o territoriale”. Una proposta, secondo i sindacati, che non apre nessuno spazio alla contrattazione decentrata ed amplia solo la possibilità di erogare il salario unilaterale e discrezionale. Senza dimenticare che i metalmeccanici italiani hanno il salario più basso d'Europa.

 “Un contratto che vuole distruggere quanto finora ottenuto – rimarca Davide Labbrozzi – e che porta miglioramenti solo alle aziende e non ai dipendenti. Siamo pronti a dare battaglia e penso proprio che avremo un autunno 'caldo'. Dobbiamo salvaguardare il contratto attuale e da lì iniziare a proporre migliorie. Nei giorni scorsi sono stati proclamati scioperi in tutte le regioni italiane, oggi (22 luglio n.d.r.) anche nella provicia di Chieti e le adesioni sono state alte, con una media dell'85%”.
 “Con questo nuovo contratto si potrebbero aprire scenari molto brutti per quanto riguarda i salari oltre ad eliminare il secondo livello di contrattazione – aggiunge Nicola Manzi – con la categoria dei metalmeccanici che rischia di essere ancora più sottopagata”. 


Infine... “Le nostre proposte – spiegano i tre sindacalisti– tendono a un rinnovamento che qualifichi e rafforzi il ruolo del contratto nazionale come strumento che garantisca il potere d'acquisto del salario per tutti i metalmeccanici; estenda la contrattazione di secondo livello (aziendale e territoriale) su tutti gli aspetti che compongono la prestazione lavorativa; qualifichi le relazioni industriali su un moderno sistema partecipativo; faccia ripartire gli investimenti; rilanci una vera politica industriale; migliori l'organizzazione del lavoro e tuteli le condizioni, tutte le forme di lavoro e l'occupazione; introduca nuovi diritti di formazione, welfare, partecipazione e valorizzazione delle professionalità all'interno di un nuovo sistema di inquadramento professionale nei metalmeccanici fermo al 1973". 22 luglio '16 


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